FIOM-FIAT: 2-0 - Ancora una sconfitta giudiziaria per la Fiat (e per Marchionne) sulla vicenda delle assunzioni alla nuova società degli stabilimenti di Pomigliano; in particolare dei 145 lavoratori lasciati a casa perché aderenti al sindacato della Fiom, il sindacato che non ha firmato gli accordi con l’azienda relativi alla nuova società che gestisce gli impianti di Pomigliano.
VICENDA EMBLEMATICA - La vicenda è nata appunto con il varo della nuova Fabbrica Italia Pomigliano, che ha proceduto ad assumere 2.093 lavoratori già in forza alla società Fiat che gestiva in precedenza gli stessi impianti. Senonché in quegli oltre duemila assunti non c’era neanche uno dei 145 lavoratori che risultavano iscritti alla Fiom, il sindacato confederato nella Cgil che non aveva firmato gli accordi alla base della nuova società Fabbrica Italia Pomigliano. Tutta la vertenza ha certo un valore specifico per la realtà di Pomigliano e per la Fiat, ma è indubbio che ha assunto un grande significato a livello nazionale in materia dei rapporti tra aziende e lavoratori.
ARRIVEDERCI IN CASSAZIIONE - La sentenza di primo grado emessa il 21 giugno dal Tribunale di Roma aveva già riconosciuto il comportamento antisindacale e discriminatorio della Fiat, la quale aveva presentato ricorso in Appello. Ad agosto il Tribunale aveva anche respinto la richiesta della Fiat di sospendere l’obbligo di assunzione dei 145, in attesa della sentenza della Corte di Appello. Ora anche la Corte di Appello di Roma ha stabilito che il comportamento della Fiat non rispetta le leggi dei rapporti tra aziende e lavoratori. La Fiat ha già annunciato che interporrà appello contro la sentenza.