IL CONTO DEL SALVATAGGIO - L’automobile ha un posto di rilievo dei consuntivi di fine anno delle autorità economico-finanziarie americane. Secondo quanto contenuto nella relazione del Dipartimento del Tesoro di Washington, dal 2008 il governo americano è intervenuto con 79,69 miliardi di dollari (65,7 miliardi di euro) per prestiti alla General Motors, alla Chrysler e alle due relative società finanziarie. Di questa massa di denaro prestato le casse del Tesoro statunitense hanno recuperato 70,43 miliardi di dollari (58,07 miliardi di euro), con una perdita di 9,6 miliardi di dollari, pari a 7,63 miliardi di euro. Se si considerano anche gli interessi non incassati, la perdita per le casse pubbliche ammontano a 16,56 miliardi.
RITORNI DIVERSI - Il bilancio complessivo scaturisce da dati di segno opposto. Da un lato la GM (nella foto in alto la sede di Detroit) e la Chrysler hanno avuto rispettivamente 49,5 miliardi e 11,96 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici, restituendone rispettivamente 39 e 10,67. Dall’altro la finanziaria Ally, precedentemente nota come GMAC, ha avuto 17,2 miliardi e ne ha restituito 19,6, permettendo al Tesoro di guadagnare 2,4 miliardi di dollari che hanno almeno parzialmente limitato le perdite registrate con i prestiti elargiti direttamente alle case automobilistiche.
PERDITE INFERIORI AL PREVISTO - Va comunque detto che all’inizio del 2009 il presidente Obama aveva fatto una previsione di perdite per 44 miliardi di dollari, poi ridotte a 30 miliardi nel dicembre dello stesso anno. Dunque l’intera vicenda ha poi avuto una evoluzione più positiva di quanto si fosse previsto. E ciò senza contare che oggi si può ben dire che l’industria automobilistica americana è tornata a essere viva e vegeta, mentre nel 2008 si parlava esplicitamente di collasso e fallimento dal quale difficilmente si sarebbe ripresa da sola.
ALTRI PUNTI DI VISTA - Nel dibattito sulla vicenda non manca comunque chi pone l’interrogativo su ciò che per la Ford (che non ha beneficiato di aiuti statali) e per gli altri costruttori presenti negli Usa, avrebbe significato il fallimento totale della GM e della Chrysler. Intendendo con ciò che la produzione che sarebbe venuta meno sarebbe stata realizzata da altri i quali avrebbero lavorato e fatto lavorare di più. A proposito di lavoro, uno studio del 2009 stimava in 1,2 milioni i posti di lavoro persi nel caso di un fallimento completo della GM, ma altre analisi avevano ritenuto eccessive queste valutazioni.