TUTTO IL MONDO È PAESE - Se in Italia la Fiat è “ai ferri corti” con i sindacati per la decisione di chiudere lo stabilimento di Termini Imerese (leggi qui la news), l'aria non è certo più serena in Francia.
L'ipotesi avanzata dai dirigenti della Renault di trasferire la produzione della prossima generazione della Clio (attesa nel 2012) in Turchia, ha fatto squillare più di un campanello d'allarme all'Eliseo. Tanto che il presidente Sarkozy ieri ha convocato Carlos Ghosn, amministratore delegato della Renault, per sincerarsi dei futuri piani industriali.
TANTI INVESTIMENTI - Sarkozy avrebbe chiesto - per non dire imposto, dato che lo stato francese detiene una quota della Casa - alla Renault di mantenere la piena occupazione dei suoi stabilimenti in patria, dopo che si è impegnato a sostenere il settore automobilistico con le campagne di incentivi all'acquisto prorogate anche per quest'anno, con i sei miliardi di euro prestati a Renault e al gruppo PSA e i 250 milioni investiti per lo sviluppo e la produzione dell'auto elettrica derivata dal prototipo ZOE (foto in alto) presso lo stabilimento di Flins (leggi qui la news).
FUGA ALL'ESTERO - Come dimostra il caso francese, la volontà della Fiat di trasferire la produzione delle auto in regioni del mondo ritenute più strategiche, o meglio dove la mano d'opera è meno costosa, non è un caso isolato. Tutt'altro, è una tendenza in atto da anni e alla quale i governi non hanno saputo porre un rimedio.