SCESO DEL 30% - In questo periodo di turbolenze finanziarie e di grandi incertezze dei mercati mondiali, un altro grande evento domina la scena scuotendo le borse: la guerra commerciale tra Arabia Saudita e Russia. Il petrolio è naturalmente il motivo del contenzioso, di cui Riad e Mosca sono tra i principali produttori al mondo insieme ovviamente agli Stati Uniti. Una guerra che al momento ha fatto crollare il prezzo del greggio del 30% in brevissimo tempo, secondo una percentuale che non si registrava dai tempi della Guerra del Golfo. Crollo che naturalmente ha avuto come primo effetto il calo dei prezzi dei carburanti alla pompa.
PRIMA AMICI - Ma per quali motivi si è scatenata questa contesa? Innanzitutto qualche numero. Con una produzione di petrolio di circa 20 milioni di barili al giorno (su 90 milioni di barili giornalieri), Arabia Saudita e Russia sono, come detto, tra i produttori principali. E i due grandi protagonisti della scena, il principe saudita Mohammed bin Salman e il russo Vladimir Putin, negli ultimi anni hanno cercato di mantenere il controllo mondiale del mercato, tenendo i prezzi su livelli piuttosto bassi. Per un duplice motivo. Primo, perché, così facendo, volevano estromettere dal mercato il petrolio statunitense, che ha costi di estrazione più alti rispetto a Arabia Saudita e Russia. E poi per non patire eccessivamente, in prospettiva, il calo della domanda a seguito del progressivo aumento della domanda delle auto elettriche.
POI NEMICI - Questo tacito accordo tra i due Paesi ha funzionato per tre anni, durante i quali l’Opec, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, ha potuto mantenere il prezzo del greggio tra i 50-70 dollari al barile. Da un paio di settimane però, anche a causa del forte impatto del coronavirus che ha bloccato l’economia e di conseguenza i consumi, Riad ha proposto di ridurre la produzione per mantenere in equilibrio i prezzi, bilanciando così domanda e offerta. Ma la Russia si è opposta e il tavolo delle trattative è saltato, innescando la ritorsione dei sauditi che ha subito fatto scendere i prezzi alla pompa, annunciando contemporaneamente l’aumento della produzione. Ecco spiegato quindi perché le quotazioni del petrolio sono scese in questi giorni del 30% toccando i 30 dollari al barile.