INVESTIMENTI PUBBLICI - Per rilanciare l’economia al termine dell’emergenza sanitaria, il Governo starebbe pensando ad un esteso piano di investimenti per grandi opere pubbliche. Fra le opzioni al vaglio, secondo le indiscrezioni del Corriere della Sera, potrebbe esserci anche l’ingresso dello Stato nel capitale azionario di Autostrade per l’Italia, società controllata da Atlantia (il cui principale azionista è la famiglia Benetton) che ha in concessione fino al 2038 circa 3.000 chilometri di rete autostradale.
MESE NERO - L’investimento dello Stato sarebbe propiziato dal contemporaneo disimpegno di Atlantia, che potrebbe scendere al di sotto del 50% di Autostrade per l’Italia (ne possiede l’88,06%), complici i disastrosi risultati di marzo: a causa delle restrizioni alla circolazione, il traffico è diminuito dell’80% e Atlantia ha visto dimezzare la sua valutazione in borsa. Oltre alle motivazioni economiche, però, a fare da sfondo c’è anche la complessa vicenda della revoca della concessione, portata avanti dal Governo dopo il crollo del ponte Morandi di Genova e inserita nell’articolo 35 del Decreto Milleproroghe, che riconosce un indennizzo ridotto per l’estinzione anticipata.
IL COMPROMESSO - Sulla base di queste premesse, secondo il Corriere della Sera, Atlantia e lo Stato potrebbero arrivare ad un accordo di compromesso: da un lato Atlantia accetterebbe il taglio del 5% delle tariffe, manderebbe avanti il piano di investimenti già annunciato e pagherebbe una penale di oltre 2 miliardi, ma dall’altro il Governo farebbe decadere l’articolo 35 del Milleproroghe. Lo Stato non sarebbe l’unico soggetto interessato ad entrare in Autostrade, perché vi sarebbero anche il fondo italiano F2i e quello australiano Macquarie.