SI GUARDA AL FUTURO - Il tribunale di Midden nel Paesi Bassi ha dichiarato il fallimento della Spyker (nella foto sopra la B6 Venator mai entrata in produzione). Victor Muller, fondatore e amministratore delegato del piccolo costruttore di auto sportive, però, non si dà per vinto: “Questa non è la fine ma è, forse, la fine dell’inizio. Faremo il possibile per far risorgere la Spyker. L’obiettivo è unirsi ad un grosso produttore di aeromobili a propulsione elettrica per lo sviluppo di vetture rivoluzionarie”. D’altronde, il motto dell’azienda è “Nulla Tenaci Invia est Via” che in Latino significa “Per il tenace, nessuna strada è impercorribile”.
LA STORIA - La Spyker fu fondata nel 1880 dai fratelli Handrik Jan e Jacobus Spijker che iniziarono a produrre carrozze in Olanda. Attiva nel campo dell’aviazione e nel settore delle automobili di lusso, l’azienda fallì nel 1925. Solo 75 anni dopo, Victor R. Muller e Maarten De Bruijn rifondarono la nuova compagnia. Il 17 ottobre 2000, la rinata Spyker Cars N.V. presentò al salone di Birmingham la C8 Spyder poi declinata in diverse varianti (la concept Laviolette, la Double 12 R, la Double 12 S). Nel 2009 debutta a Ginevra la C8 Aileron (qui sopra), seconda generazione della supersportiva olandese, mentre nel 2013 è la volta delle concept B6 Venator e B6 Venator Spyder. La Spyker può vantare anche una partecipazione alla 24 Ore di Le Mans, competizione chiusa al 5° posto con una C8 Laviolette GT2R, e una fugace apparizione in F1 quando nel 2006 rilevò la Midland prima di cederla alla Force India. Quest'ultima mossa e quella, ancora più scellerata, dell'acquisto della Saab nel 2010 hanno contribuito ad affossare la Spyker.