DAVIDE E IL BUROSAURO - Sembra incredibile ma quell’autentico mostro burocratico che è l’Unione europea è in grado di recepire istanze provenienti da semplici cittadini, dando luogo a iniziative formali anche clamorose. La testimonianza di ciò la fornisce il caso di Annarita Amoroso, 28enne di Ercolano neolaureata in Scienze politiche che con una petizione inviata all’assemblea parlamentare di Strasburgo ha ottenuto che la Commissione europea mettesse in “stato di accusa” il governo della Germania per il sistema dei pedaggi autostradali che comincerà a essere applicato dal prossimo gennaio 2016.
RIMBORSO ANNUALE PER I TEDESCHI - Notoriamente le autostrade tedesche per tanti anni sono state gratuite, ma la necessità delle costose manutenzioni ha imposto anche al governo di Berlino di mettere mano ai pedaggi. Una decina d’anni fa è entrato in vigore il sistema che fa pagare il pedaggio ai camion oltre le 12 tonnellate (da ottobre 2015 il limite scenderà a 7,5 tonnellate), e da gennaio 2016 sarà la volta delle automobili. Le previsioni parlano di possibili introiti per mezzo miliardo all’anno ma rispetto agli altri paesi c’è una particolarità: il sistema prevede che per gli automobilisti tedeschi il pedaggio non sia altro che una “partita di giro”: tanto pagheranno durante l’anno, tanto lo Stato detrarrà loro dalle imposte. Dunque questo nuovo pedaggio non mette a rischio la gratuità autostradale per Herr Schmit. Al contrario, gli stranieri pagheranno i pedaggi e non avranno alcun rimborso.
CONTRASTI MA A GENNAIO SI PAGHERÀ - La questione è già da tempo al centro di discussioni anche accese a livello europeo e perfino in Germania, ma tant’è, gli equilibri politici sono quello che sono (il partito della Csu ha fatto del pedaggio un suo cavallo di battaglia, e gli alleati di governo hanno subito) per cui ormai si aspetta la data del primo gennaio 2016 per iniziare a riscuotere.
I PEDAGGI? SONO NELLE TASSE - In soldoni, le autorità tedesche basano il loro ragionamento proprio su fatto che non ci sono mai stati pedaggi sulle autostrade tedesche, e che perciò è chiaro che il mantenimento, l’ammodernamento, la gestione e la realizzazione delle arterie autostradali in Germania sono sempre stati affrontati contando su interventi delle casse dello stato, che ovviamente sono alimentate con le tasse. Da lì il principio che i cittadini tedeschi già pagano per le autostrade, e che a dover mettere mano al portafoglio debbano essere gli stranieri che sfruttano la rete autostradale, contribuendo a degradarla, senza pagare nulla fino ad ora.
CONTRASTI ANCHE IN GERMANIA - In realtà questo approccio trova parecchie contestazioni, e le iniziative del Parlamento e della Commissione europea in seguito alla petizione della giovane dottoressa di Ercolano testimoniano quanto la questione sia contrastata. Tanto contrastata che come accennato il pedaggio solo per gli stranieri ha oppositori anche in Germania. Un po’ perché si temono conseguenze negative sulle tante attività economiche frontaliere, un po’ perché si prevede un aggravamento del traffico sulle arterie non autostradali, con peggioramento della qualità della vita e “spostamento” del degrado delle strade dalle autostrade alla viabilità ordinaria. Infine, c’è sicuramente la consapevolezza delle contestazioni comunitarie.
QUESTIONE DI DIRITTO EUROPEO - È comunque sorprendente che un procedimento di infrazione, in cui evidentemente la Germania avrà modo di ribattere alle accuse, sia partito per una petizione di un singolo cittadino, che ha avanzato la sua contrarietà solo in base ai principi della normativa generale europea. Va comunque detto che Annarita Amoroso nel suo corso di studi si è anche dedicato al Diritto europeo, e ciò le ha dato gli strumenti per valutare la norma dei pedaggi tedeschi illegittima nel quadro delle regole comunitarie.
EUROPEISTI SÌ, MA… - La Germania peraltro non è nuova ad atteggiamenti per così dire disinvolti circa le normative europee. Basti ricordare la vicenda dei gas refrigeranti per gli impianti di climatizzazione, oppure alla così detta “legge Volkswagen” che l’Unione europea ha più volte contestato (in pratica l’azionista pubblico del gruppo ha diritto di veto) e, ancora, gli aiuti messi a disposizione per fare in modo che il circuito del Nürburgring resti attivo.