IMPOSSIBILI ALTRE SOLUZIONI - Infine è arrivato il fallimento per la Takata, la società giapponese specializzata in componenti di sicurezza per auto (airbag, cinture di sicurezza, seggiolini), con in primo piano gli airbag che negli ultimi anni hanno mostrato gravi difetti causando numerosi incidenti con 16 morti e costringendo case e autorità a richiamare oltre 33 milioni di auto soltanto negli Stati Uniti. In tutto le auto coinvolte sarebbero oltre 100 milioni. Che le conseguenze della vicenda potevano essere gravi lo si era capito fin dal primo manifestarsi dei problemi, ma l’idea era ritenuta eccessiva da molti (oltre che respinta sempre con forza dal management dell’azienda). Invece…
RESA DEFINITIVA - Come previsto già da alcuni giorni, lunedì 26 giugno la società ha depositato i suoi libri contabili in Tribunale, dichiarando appunto fallimento. La decisione è stata presa durante una riunione del consiglio di amministrazione tenutosi all’alba. Le procedure fallimentari sono state avviate dapprima in Giappone e nella stessa giornata negli Stati Uniti è stata avviata la procedura del “Chapter 11”, appunto il fallimento secondo la normativa degli Usa, dove lo scandalo dei problemi agli airbag è venuto alla luce. Situazioni analoghe dovranno essere affrontate dalle società Takata con sede in Cina.
PARZIALE CESSIONE AI CINESI - Assieme al deposito dei libri contabili, la Takata ha anche comunicato di aver concluso la vendita delle attività alla società Key Safety Systems, americana di sede ma controllata dalla cinese Ningbo Joyson Electronic. L’importo della transazione è di 1,4 miliardi di euro. Nel pacchetto delle attività cedute non sono comprese quelle relative agli airbag. Con il passo formale in Tribunale e la vendita delle attività alla KSS, in pratica la Takata, nata negli Anni 30 del secolo scorso, è destinata a sparire dallo scenario economico. Il titolo Takata ieri è stato sospeso alla Borsa di Tokyo, in attesa del ritiro definito previsto per fine luglio, al termine di tutte le procedure formali del caso. Dall’inizio della vicenda (inizio 2014) le azioni Takata hanno perso il 95% del loro valore. Origine del tracollo sono state le conseguenze dei difetti degli airbag, soprattutto negli Stati Uniti, dove la società ha tra l’altro sottoscritto un accordo del costo di un miliardo di dollari per evitare cause penali. Oltre a ciò, sono state aperte numerose cause civili potenzialmente con rischi economici molto rilevanti. È poi evidente che la vicenda ha inciso pesantemente sul giro d’affari. Complessivamente il crack finanziario è stimato nell’ordine di 10 miliardi di dollari.
TUTTO PER UN PO’ DI RISPARMIO - La ricostruzione della vicenda ha portato a stabilire che tutto iniziò all’inizio degli Anni 2000, quando la Takata modificò i componenti chimici dei materiali dei suoi airbag per risparmiare. Purtroppo però la cosa si rivelò rovinosa per la qualità dei prodotti. Quel che poi è stato forse peggio, la società ha a lungo negato e mentito, oltre a non reagire efficacemente sul piano produttivo. Della vicenda pagano le conseguenze anche le case automobilistiche, che in molti casi hanno già anticipato ingenti somme alla Takata per procedere alla sostituzione degli airbag difettosi. La Honda, per esempio, ha già dichiarato che nutre poche speranze di recuperare quanto anticipato; stesso atteggiamento hanno la Toyota e la Nissan.