Si chiama Daniele Schillaci ed è uno degli uomini di punta della Toyota in Europa. Dopo essere stato presidente e amministratore delegato di Toyota France, da due anni ha la responsabilità, come senior vicepresident, delle vendite e del marketing a livello europeo della casa giapponese. Lo abbiamo intervistato al Salone di Ginevra.
In Europa, le vostre vendite sono sostanzialmente stabili. Lo reputa un successo in un mercato che nel 2013 ha perso circa il 2% dei clienti?
Altroché. Negli ultimi due anni abbiamo guadagnato mezzo punto percentuale di quota di mercato. Il che non è male, considerando le dimensioni del mercato europeo e il fatto che la domanda di automobili, nel Vecchio Continente, non era in espansione, anzi. Quel mezzo punto in più è un po’ come la frazione di secondo strappata dal centometrista, cioè un grosso risultato, se lo contestualizziamo correttamente. In pratica, mentre il mercato totale si contraeva, passando da 22 a 17 milioni di veicoli venduti, noi di Toyota siamo cresciuti, sia pure leggermente. Questo è dovuto al successo dei nuovi modelli e all’efficacia delle nostre politiche commerciali, che sono ritagliate sulle necessità dei clienti dei diversi paesi.
Chi vende auto in Europa si lamenta perché qui è sempre più difficile guadagnare, a meno di far parte del ristretto club dei marchi premium, e non è il caso di Toyota che è il maggior costruttore di auto al mondo e, ovviamente, un “costruttore generalista”. Che cosa può dirci in proposito?
Alcuni anni fa, anche noi avevamo i conti in rosso. Poi, abbiamo ridotto i costi dove andavano ridotti, razionalizzando il più possibile le nostre attività senza penalizzare il rinnovamento della gamma. Grazie a questa azione, e ai buoni risultati di vendita dei nostri nuovi modelli, abbiamo raggiunto prima il “brake even”, cioè il punto di pareggio, e poi cominciato a guadagnare. Nel 2013 il nostro profitto operativo in Europa è stato di 327 milioni di euro, vale a dire il 56% in più rispetto a quello ottenuto l’anno prima. Mi riferisco ai nove mesi, perché il nostro anno fiscale termina alla fine di marzo, ma la tendenza è questa. Anzi, per il 2014, pensiamo di fare ancora meglio, sempre mantenendo un buon equilibrio tra i costi e i volumi di vendita. Fondamentali per le vendite, anche in futuro, saranno ovviamente le ibride.
A proposito di ibride, dal 2007, ne avete vendute più di sei milioni in tutto il mondo. Tra Giappone, Nord America ed Europa, però, il fanalino di coda sembra essere proprio il Vecchio Continente: nel 2013, sono state 679.000 le ibride vendute in Giappone, contro le 358.000 immatricolate in America, mentre in Europa ne sono finite 156.000. Come mai?
C’è naturalmente del margine per migliorare in Europa, ma bisogna tenere conto del fatto che il Giappone è il nostro mercato di casa, ed è naturale, per noi, fare grossi numeri di vendita laggiù. Quello giapponese, inoltre, è un mercato composto prevalentemente da vetture a benzina, e quindi i benefici dell’ibrido, in termini di minori consumi e inquinamento, sono più evidenti rispetto al diesel, così diffuso in Europa. Un argomento, questo, che in qualche modo vale anche per gli Usa, dove l’ibrido è particolarmente apprezzato in aree caratterizzate da una forte sensibilità ambientale, come la California. Attenzione, però: le 156.000 Toyota ibride vendute in Europa nel 2013 rappresentano il 46% in più di quelle immatricolate l’anno prima. Questo grazie al fatto che ai clienti europei è piaciuta tantissimo la nuova Auris, sia nella versione berlina sia nella Touring Sports.
Che obiettivi di vendita avete per il 2014 in Europa?
Nel 2013 abbiamo venduto 847.000 auto, pari allo 0,2% in più rispetto all’anno prima, con una quota di quota di mercato del 4,7%. Grazie soprattutto alla nuova Aygo, alla Auris ormai “a regime” e ai risultati stabilmente positivi della Yaris, contiamo di chiudere il 2014 con vendite sopra le 865.000 unità. L’obiettivo, considerando anche il marchio
Lexus, è di avvicinare il 5% di quota di mercato. Solo due anni fa eravamo al 4,2%. Quanto alle ibride, dovremmo consegnarne circa 170.000; un bel progresso, insomma, anche in questo settore.
La Yaris, in particolare la versione ibrida, sta andando a gonfie vele. Quali sono le ragioni di questo exploit?
È un’auto superfunzionale, ha un design costruito sui gusti del cliente europeo e offre contenuti tecnologici avanzati. Per esempio, è stata la prima utilitaria con la telecamera posteriore e lo schermo a sfioramento. Il colpo d’ali è arrivato quando, alle versioni a benzina e diesel, abbiamo affiancato la ibrida, aggiungendo ulteriore appeal alla nostra offerta. In precedenza, quando si parlava di ibride ci si riferiva alla Prius o all’Auris della prima generazione. Vetture particolari, ma non così “sexy per i clienti dell’area mediterranea e degli italiani in particolare. La combinazione delle possibilità offerte dall’ibrido con un design seducente, le piccole dimensioni, la facilità di guida, il giusto rapporto prezzo/equipaggiamento, ha fatto di quest’auto un successo europeo. Non c’è un paese dove non le vendite non siano letteralmente esplose. Lo stesso sta accadendo con l’Auris Touring Sports, perché l’abbinata wagon-sistema ibrido piace ai clienti in tutta Europa e si sta rivelando di estremo interesse anche per le flotte.
All’inizio, il successo della Yaris ibrida era confermato dai lunghi tempi di consegna della vettura, per lo meno in Italia.
In Italia e non solo. Per averne una, si doveva aspettare parecchio un po’ dappertutto. Problema che per fortuna abbiamo risolto. Ora il nostro stabilimento francese lavora a pieno ritmo.
Siete tra i pochi, in Europa, a non soffrire di sovraccapacità produttiva…
Grazie al cielo, da questo punto di vista siamo a posto.
Qui a Ginevra presentate la nuova Aygo, citycar realizzata sulla stessa base di Peugeot 108 e Citroën C1 e prodotta nella medesima fabbrica, nella Repubblica Ceca. Anche quest’auto è pensata per avere una versione ibrida?
Non ne ha bisogno. Il nostro motore 1000 a tre cilindri da 69 cavalli è perfetto per quest’auto, in termini di prestazioni e di efficienza. L’ibrido, nella Aygo, non si giustifica, e per noi è fondamentale proporre sempre ai nostri clienti qualcosa di concreto, di utile. E di piacevole, naturalmente. A cominciare dalla linea, che nel caso della nuova Aygo abbiamo differenziato il più possibile da quella delle due francesi, rendendola coerente con il design Toyota.
La Toyota ha una solida tradizione nel settore delle suv e fuoristrada. Ma nel settore che “tira” di più, quello delle piccole crossover, di fatto non siete presenti. Vedremo mai qualcosa di simile alla prima Rav4?
Ci stiamo pensando, non posso dirle di più. D’altronde, quello delle piccole suv e crossover è un fenomeno importante. E in questa fascia di mercato non siamo rappresentati.
La Toyota è sempre stata ai primissimi posti per affidabilità; poi, dal 2009, ha dovuto attuare una serie di maxi-richiami legati alla sicurezza. Che cosa dicono le indagini sulla percezione del pubblico? Ne avete risentito in termini d’immagine?
No. Devo dirle che quando un inconveniente tecnico si affronta con serietà e trasparenza, come abbiamo sempre fatto, i risultati vengono. In realtà, in situazioni delicate come quelle che abbiamo dovuto fronteggiare negli anni passati, il problema vero non è certo dato dai nostri clienti, i quali, proprio perché hanno modo di verificare direttamente in che maniera operiamo, continuano ad accordarci la loro fiducia. Semmai, a farsi un’idea sbagliata della qualità Toyota potrebbe essere chi non è nostro cliente, o non lo è ancora, qualora ricevesse un’informazione non corretta. E talvolta capita. In ogni caso, se il nostro marchio occupa costantemente i primi posti nelle classifiche internazionali della soddisfazione del cliente, una ragione ci sarà, non crede?