I NODI AL PETTINE - Inesorabilmente, la vicenda Dieselgate sta arrivando alle sue conseguenze più amare per la casa tedesca. Una riunione del “board” (il consiglio di sorveglianza, omologo del consiglio di amministrazione delle nostre società) che guida l’azienda starebbe discutendo di un piano dai molti aspetti e che avrebbe come obiettivo un risparmio di circa 8 miliardi di euro all’anno, da realizzare entro tre anni. Il tema è nella sua fase esplorativa e dovrebbe essere discusso (con decisioni operative connesse) il 18 novembre prossimo, in una riunione ad hoc.
EQUILIBRI DELICATI - Le decisioni in fieri sono molte, ma senz’altro quella più clamorosa è quella di una profonda sforbiciata ai costi, che inevitabilmente viene interpretata come un alleggerimento del personale. La cosa però non è per niente facile, dal momento che la metà del comitato di sorveglianza è fatto di rappresentanti sindacali, e in aggiunta a ciò altri due membri sono espressione del Land della Sassonia, dove ha sede il cuore della Volkswagen. Con un assetto del genere i rappresentanti dei lavoratori hanno una sorta di diritto di veto e dunque ciò che può significare taglio dei posti di lavoro non sarà certo facile far passare.
CONFRONTO PER IL DOMANI - Il tema è in discussione da mesi tra i sindacati e l’amministratore delegato Matthias Müller, il quale cerca consensi sul suo “Piano per il futuro”, con il quale conta di garantire prospettive di salvaguardia e crescita al gruppo. In realtà le necessità economiche derivanti dallo scandalo Dieselgate sono tali da creare ostacoli molto complicati sia alla quadratura del bilancio che - ancor di più - al reperimento dei necessari finanziamenti legati ai nuovi prodotti, specialmente inerenti alla trazione elettrica. L’appuntamento è per il 18 novembre.