LE MANS ANCORA ALLA PORSCHE - La 24 Ore di le Mans (guarda il video degli highlights in fondo alla news) non è mai una gara banale e i vincitori non sono mai scontati. Così è successo anche nell'edizione 2017 con la Porsche 919 Hybrid numero 2, guidata da Timo Bernhard, Brendon Hartley ed Earl Bamber, che vince quando sembrava ormai tagliata fuori dai giochi. Nella prima metà della corsa, la 919 vincitrice è stata ferma ai box per un’ora nel tentativo di risolvere un problema tecnico. Missione compiuta da meccanici e da ingegneri della Casa di Stoccarda, abili nel risolvere un incoveniente al sistema ibrido e nel rimettere in pista una macchina capace di arrivare fino alla fine.
TOYOTA IN TESTA FINO ALLA NOTTE - Va detto che nel recupero prima, nel successo della Porsche numero 2 poi, hanno influito in modo determinante i problemi e le sfortune in pista dei concorrenti. A cominciare dai rivali di Toyota. La TS 050 numero 7, con al volante Kamui Kobayashi insieme a Mike Conway e Stephan Sarrazin, è stata davanti dalla partenza fino al cuore della notte, intorno all’una e un quarto. In quel momento, un problema tecnico ha messo KO il prototipo: Kobayashi, autore del giro veloce in qualifica con cui ha frantumato il record della pista, non ha potuto fare altro che scendere dalla vettura e salutare il pubblico di Le Mans che gli rende tutti gli onori del caso. Fino a questo momento, però, la Toyota come squadra è ancora in lizza per la vittoria con la TS 050 numero 9 di Nicolas Lapierre, Yuji Kunimoto e Jose Maria Lopez che sale in seconda posizione dopo il ritiro della gemella. Un quarto d’ora più tardi dal forfait della numero 7, però, Lapierre accusa una foratura. Si trova a una decina di chilometri dalla pit lane. Nel tentativo di arrivare ai box, la gomma bucata si apre, iniziando a danneggiare carrozzeria e cambio della TS050 con i fili d’acciaio che compongono l’anima dello pneumatico Michelin. Con il risultato che anche questa vettura è costretta al ritiro senza neanche riuscire a guadagnare la corsia dei box.
L’ALTRA FACCIA DELLA PORSCHE - Veniamo quindi alla Porsche numero 1 del terzetto composto da Andrè Lotterer, Neel Jani e Nick Tandy. Quando la TS050 di Kobayashi si spegne, questa 919 Hybrid recupera i 40 secondi di distacco e sale in prima posizione. La vittoria sembra cosa fatta pochi minuti dopo, quando la Toyota numero 9 deve fare i conti con la gomma “assassina”. Considerando, inoltre, la decina di giri di distacco della terza TS050 schierata dalla Toyota, la numero 8 di Sebastian Buemi, Anthony Davidson e Kazuki Nakajima, costretta nella primissima parte di gara a una lunga sosta ai box per risolvere un problema al sistema ibrido, la strada verso la vittoria sembra spianata. È solo una sensazione: la 24 Ore di Le Mans 2017 non sceglie questo trio come vincitore. Intorno alle 10.30 della domenica mattina, in piena fase conservativa della gara, il motore termico della Porsche di testa ha un problema di pressione dell’olio. Dal muretto, gli ingegneri ordinano a Lotterer di spegnere subito il 2.000 turbo a benzina e di procedere verso i box solo con la spinta dell’unità ibrida. Ci sono però 13 chilometri da percorrere. La 919 numero 1 non ce la fa. Lotterer prova ad azzerare il sistema più volte ma è tutto inutile. La vettura si spegne e non riparte più.
TERZO SUCCESSO DI FILA DELLA PORSCHE - Arriva così la nuova vittoria della 919 Hybrid numero 2 ed è la terza di fila per la Porsche alla 24 Ore di Le Mans. Grazie al tris, il Costruttore può portarsi fisicamente a casa il prestigioso trofeo come vuole il cerimoniale per chi vince consecutivamente tre volte la gara della Sarthe. I nipponici della Toyota la prendono come sempre sportivamente ed affidano a Twitter un commento significativo: “Le Mans non ci ha scelto quest’anno. Speriamo lo faccia in futuro. Torneremo”. Il richiamo vola anche alla gara del 2016 quando la Toyota perse la vittoria all’ultimo in giro, dopo aver dominato per gran parte dell’endurance. Gli aspetti romantici della gara sono accentuati dalle lacrime di un veterano, Timo Berhnard, pilota di grande esperienza che è stato il primo in assoluto a salire sulla 919 Hybrid quando era ancora in fase di sperimentazione. Se questo prototipo è diventato così vincente, cannibalizzando il mondiale di durata negli ultimi anni (FIA WEC, di cui Le Mans rappresenta la terza gara in calendario), una buona fetta di ringraziamenti spetta anche a Bernhard.
LE LMP2 SUL PODIO ASSOLUTO - Con tutti questi LMP1 fuori dai giochi, a beneficiarne sono le LMP2, la categoria dei prototipi non ibridi e meno performanti di quelli di categoria 1. Così, troviamo al secondo posto assoluto l’Oreca07-Gibson numero 38 del Jackie Chan DC Racing, team che porta il nome dell’attore di Honk Kong protagonista di tante pellicole hollywodiane; la vettura, guidata da Olivier Jarvis, Thomas Laurent e Ho-Ping Tung è anche la prima di categoria davanti all’Oreca07-Gibson della Vaillante Rebellion numero 13 con Nelson Piquet Junior, David Hansson e Mathias Beche giunta quindi terza assoluta. Da sottolineare la buona prestazione, al debutto, della Dallara P217-Gibson Cetilar Villorba Corse con Roberto Lacorte, Giorgio Sernagiotto e Andrea Belicchi: il trio tricolore è ottavo tra gli LMP2, decimo assoluto, grazie a una prestazione solida che fa pensare bene per il futuro.
CORVETTE BEFFATA ALL’ULTIMO GIRO - Grande spettacolo nelle categorie GT, in particolare nella LMGTE Pro, riservata solo a piloti professionisti e a vetture con i più recenti aggiornamenti tecnologici. Lo testimoniano i tempi finali: dopo 24 ore di gara, le prime cinque GT sono racchiuse tutte nello stesso giro. La vittoria finale è strappata, all’ultimo giro, dall’Aston Martin numero 97 di Darren Turner, Jonathan Adam e Daniel Serra. La vettura ufficiale della Casa inglese esce dall’ultimo pit stop, a quaranta minuti dalla fine, in seconda posizione. Davanti a lei, solo pochi metri, la Chevrolet Corvette numero 63 di Jan Magnussen, Antonio Garcia e Jordan Taylor. La sfida decisiva è tra Adam e Taylor. Nel penultimo giro, l’Aston tenta l’assalto ma arriva lunga in un curva e la Corvette riprende la posizione dopo una sportellata che i due si danno carinamente. Poche curve più avanti, però, è la Corvette a commettere un errore in una curva ad esse, finendo su ghiaia e dossi. Un errore che compromette le gomme anteriori della Corvette, rendendola inguidabile. Così Taylor perde la prima posizione in favore dell’Aston e, a due curve dalla bandiera a scacchi, deve lasciare anche la seconda piazza di LMGTE Pro alla Ford GT Chip Ganassi numero 67. Quinta la prima delle Ferrari, la 488 numero 71 della AF Corse guidata da Davide Rigon, Sam Bird e Miguel Molina.
TRIPLETTA DELLA FERRARI - Nella LMGTE Am, il podio è tutto della Ferrari e della 488. In prima posizione, c’è la GTE di JMW Motorsport con Dries Vanthoor, Williams Stevens e Robert Smith. La seconda piazza è occupata dal team svizzero Spirit Of Race e della sua 488 guidata in alternanza da Duncan Cameron, Aaron Scott e dall’italiano Marco Cioci. Chiude il podio della categoria LMGTE (dove ci sono piloti professionisti e gentleman che non corrono per mestiere, a bordo di vetture che abbiano tecnologie costruttive di almeno un anno) la 488 americana di Scuderia Corsa con William Sweedler, Townsend Bell e Cooper Mac Neil.
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