La crescita del parco circolante di auto elettriche e ibride ha comportato un incremento anche del mercato dell’usato, che tuttavia può presentare delle incognite sia per le aziende che per i privati che vi si approcciano per la prima volta. Rispetto alle auto termiche le vetture elettriche e elettrificate hanno infatti dei diversi parametri che devono essere valutati in fase di acquisto. Ad esempio quanto sarà il valore residuo di un’auto elettrica? Per rispondere a questa e ad altre domande la BCA, società specializzata in aste automobilistiche, ha effettuato un’indagine tra i trader dell’usato e i venditori di 24 Paesi europei. Una ricerca estesa che ha coinvolto oltre 700 operatori professionali, che hanno risposto a un questionario riguardante veicoli ibridi, ibridi ricaricabili ed elettrici.
In Italia, solo il 3% dei professionisti intervistati ha ricevuto richieste di acquisto di veicoli EV usati, a fronte di una media del 9% in Europa occidentale, che sale al 26% nei Paesi dell’Europa del nord. Numeri da cui emerge il ritratto di un mercato che ancora risulta a macchia di leopardo, con aree dove il business dell’elettrico usato è già maturo e altre dove è solo agli inizi. Un dato significativo evidenziato dalla ricerca è che non c’è correlazione diretta tra la diffusione dell’EV e l’interesse per l’usato. Ad esempio la Germania è tra gli ultimi per la domanda, probabilmente per effetto degli incentivi tedeschi che invogliano all’acquisto del nuovo.
La mappa dei flussi dell’usato EV presenta anche altre peculiarità: tra i paesi dove cresce la domanda, accanto a quelli nordici, compare anche il Portogallo, paese che presenta una scarsa penetrazione del mercato elettrico.
Su alcuni temi, l’opinione degli operatori è risultata piuttosto uniforme a livello europeo: le auto ibride sono tra le usate più richieste (li cerca un cliente su due in nord Europa e uno su tre nel resto del continente). Stando a quanto emerso dalla ricerca, i fattori che trattengono i clienti dall’acquisto di un usato elettrico sono soprattutto la tenuta nel tempo delle batterie (per il 59% degli intervistati) e l’insufficienza delle infrastrutture di ricarica (per il 46%).
Più frammentata la risposta sulla strategia aziendale adottata nei confronti dell’usato EV. Solo un intervistato su dieci ha già avviato azioni sulle strutture o sul personale per gestire l’usato elettrico; uno su cinque lo farà quest’anno, mentre la maggior parte (43%) non ha in programma di investire in questo business.
Gli operatori, alla domanda su quali siano le prospettive future della rivendita delle EV, sono risultati divisi tra chi pensa che i veicoli elettrificati avranno un ruolo importante nei prossimi anni anche per l’usato, e coloro che pensano l’opposto. La divisione sostanzialmente fotografa l’andamento del mercato: i più ottimisti sono gli operatori dei paesi scandinavi.
Sono i Paesi del nord Europa quelli dove c'è più richiesta di veicoli elettrici usati, soprattutto Danimarca e Svezia. Al contrario, in Europa centro-orientale l'interesse è minimo, a eccezione dei Paesi baltici dove l'andamento è opposto (interesse per il 23% degli intervistati). In tutta Europa, sono risultate le ibride ricaricabili quelle più richieste. Al secondo posto, nei paesi del nord, troviamo le elettriche, in Europa occidentale l’ibrido senza ricarica, mentre in Europa centro-orientale c’è un equilibrio della domanda.
Per quanto riguarda i dubbi che manifesta il cliente finale rispetto all’acquisto dell’elettrico usato, i paesi nordici hanno mediamente minori resistenze rispetto alle EV usate. Solo nei Paesi Bassi si manifesta una significativa incertezza sull'autonomia della batteria. Medesimo dubbio indicato anche dal 60% degli intervistati in Europa occidentale, soprattutto in Spagna e Portogallo, mentre in Europa orientale si aggiunge la preoccupazione sulle infrastrutture di ricarica.
Per quanto riguarda i venditori, quelli dei paesi nordici non hanno investito nel business delle EV usate ma sono più propensi all'acquisto di veicoli EV (41%). L'Europa occidentale mostra un quadro piuttosto frammentato; in Germania, ad esempio, gli operatori non investiranno nel settore ma si dichiarano pronti ad acquistare in Italia.