UNA VERA RIVOLUZIONARIA - Che macchina straordinaria sarebbe stata, la Bugatti EB112, se solo fosse andata in produzione e la casa francese non avesse dichiarato bancarotta proprio nell’anno in cui vide la luce. Eppure, trent’anni dopo, il patrimonio tecnico-stilistico di quel “gioiello” di stile e ingegneria con cui Romano Artioli e il suo appassionato team sognavano di riscrivere le regole del gioco nella categoria delle berline di extra-lusso rimane intatto.
TRA NOSTAGLIA E FUTURO - Quando nel 1993 al Salone di Ginevra il velo che ne nascondeva le forme morbide e nostalgiche le scivolò addosso, mostrandone per la prima volta la nuda bellezza al grande pubblico, la Bugatti EB112 destò un mix di ammirazione e meraviglia. Mai prima di allora si era vista una berlina a quattro porte dalle forme così potentemente evocative, così radicali nel comunicare una perfetta sintesi tra suggestioni del passato e tensione al futuro. Nel disegnare la EB112 Giorgetto Giugiaro s’ispirò ai modelli della tradizione della casa, e in particolare ai bolidi degli anni ’30. La citazione più famosa è senza dubbio quella alla mitica Type 57 SC Atlantic del 1936, con quella sottile nervatura che dal muso corre al centro per tutta la lunghezza dell’auto, solcandone il tetto e dividendo in due metà esatte il lunotto. Ma quel linguaggio stilistico così originale nel suo amalgama di spunti rétro e futuristici lascia anche intravedere alcuni scampoli del futuro del marchio, come la regale mascherina a forma di arco che dieci anni più tardi avrebbe impreziosito il frontale della Veyron.
STILE UNICO, MECCANICA D’AVANGUARDIA - Onirica e seducente, la carrozzeria tutta in alluminio della Bugatti EB112 “veste” una monoscocca in fibra di carbonio derivata direttamente da quella della supercar EB110. Non meno sofisticata è la meccanica che si cela sotto la “pelle” di questa meraviglia su ruote mai nata. In posizione anteriore-centrale pulsa un poderoso 6.0 V12 con distribuzione a cinque valvole per cilindro e 460 CV, abbinato alla trazione integrale (con ripartizione della coppia 38-62% tra assale anteriore e posteriore) e a un cambio manuale a sei marce. Un passaporto tecnico degno di un’auto da corsa che, in termini di prestazioni, si traduce in una velocità massima di 300 km/h e in uno scatto da 0 a 100 km/h in appena 4,3 secondi. Come andare sulle montagne russe, ma nella bambagia…