IL CHIP LOGORA CHI NON CE L’HA - Sappiamo che le automobili moderne sono così ricche di elettronica che la scarsità di microprocessori ne può rallentare la produzione. Se, per esempio, mancano i chip per la strumentazione digitale o la frenata automatica, l’auto non può essere completata. E le conseguenze possono essere pesanti: per esempio, il gruppo Stellantis ha deciso di fermare l’impianto di Melfi, nel quale si producono anche le Jeep Ibride, il il 15, 16, 22 e 23 febbraio e ha già in programma altre chiusure fino alla fine di marzo. La causa è un fornitore che ha comunicato, all’ultimo minuto, di non poter spedire un componente elettronico causa carenza di chip. Anche la GM chiuderà temporaneamente tre impianti USA e ne rallenterà un altro per lo stesso motivo. Stessa sorte per lo stabilimento Honda nel Regno Unito, mentre Volkswagen prevede di perdere 100.000 auto in questo primo trimestre per il cosiddetto “chip shortage”.
LA CONCORRENZA DELL’INDUSTRIA ELETTRONICA - Ma per quale motivo le case automobilistiche si trovano in questa situazione? A causa della forte concorrenza dell’industria elettronica, informatica e medicale. Con la pandemia la domanda di microprocessori ha subito un’impennata per la richiesta di apparecchi medicali e di pc e tablet per telelavoro e didattica a distanza. Anche gli apparecchi da intrattenimento hanno pesato: la richiesta di tv e console per videogioco è aumentata molto per ingannare il tempo durante i lockdown. Inoltre l’industria dell’automotive è stata svantaggiata dal rallentamento della produzione, cosa che ha fatto dirottare le produzioni di chip verso quei settori maggiormente trainanti. La realizzazione dei semiconduttori è un processo molto complesso e ha tempi di consegna fino a 26 settimane. Le grandi oscillazioni degli ordini automobilistici durante la pandemia hanno quindi sfasato le consegne.
“PERSE” MOLTE AUTOMOBILI - La società di ricerca LMC stima che per questo motivo si sono perse globalmente 450.000 automobili solo nel mese di gennaio del 2021. Queste difficoltà potrebbero durare fino all’inizio del secondo semestre dell’anno, ma ci sono margini perché l’industria riesca a recuperare completamente entro fino anno. La perdita globale si attesterebbe quindi a 1,1 milioni di unità, delle quali 6-700.000 causate dalla carenza di chip e il resto dai blocchi indotti dal coronavirus.