Citroën DS: i favolosi 70 anni di una “dea”

Le forme della Citroën DS si devono a un geniale stilista italiano, Flaminio Bertoni, già autore, per la casa parigina, della rivoluzionaria Traction Avant (l’auto che nel 1934 rese “popolare” la trazione anteriore) e della 2CV (la mitica utilitaria prodotta dal 1948 al 1990 in oltre cinque milioni di esemplari). Per la DS, Bertoni si ispirò a un pesce (cosa che, in qualche modo, “giustifica” il soprannome di squalo con cui la vettura è conosciuta in Italia) e di averla immaginata come una scultura senza ruote. Ed è proprio così che, nel 1957, all’insaputa di un sorpreso Bertoni, che non si aspettava di trovarla lì, l’auto fu esposta alla Triennale di Milano, che qualche mese dopo la premiò con un “diploma di gran premio” come opera di arte industriale costruita su grande scala.

Con il frontale “a muso di squalo”, il tetto spiovente e la coda corta e rastremata, la Citroën DS ha scardinato lo status quo nel design automobilistico, ma la rivoluzione “sottopelle” non è stata da meno. A cominciare dalle sospensioni, di tipo idropneumatico: per la prima volta al mondo, a guidare i movimenti delle ruote anteriori e posteriori non erano delle molle in acciaio, ma un gas contenuto in quattro sfere insieme a un liquido, in proporzioni stabilite da un “correttore d’altezza” che consentiva all’auto di mantenere un assetto costante anche a pieno carico, con benefici per il comfort e la tenuta di strada.

Progettate da Paul Magès, le sospensioni idropneumatiche sono state un’invenzione geniale, tant’è che la casa francese le ha costantemente evolute e proposte sui propri modelli fino al 2015. Ma negli anni ’50, in Europa, erano praticamente fantascienza anche chicche come il servosterzo e il cambio semiautomatico.

Tutti gli appassionati conoscono la Citroën DS per il fascino delle sue forme e per il comfort assicurato dal suo particolare sistema di sospensioni, ma in pochi sanno del suo importante passato sportivo. Nel 1959 e nel 1966, proprio grazie alle sue grandi doti di guida, la “dea” trionfò nel durissimo Rally di Montecarlo, ai danni di sportive di razza come le Porsche 356 e 911.

Nel 1967, grazie a Paul Magès, la Citroën DS portò al debutto un’altra importante innovazione: i fari direzionali, in grado di seguire i movimenti delle ruote anteriori dettati dalla rotazione del volante. In che modo? Delle semplici ed economiche corde di pianoforte, collegate alle barre antirollio e alla scatola dello sterzo, consentivano un movimento del fascio luminoso immediato e precisissimo.

A partire dalla fine del 1959 la Citroën DS fu offerta anche in un’elegante versione con carrozzeria station wagon, la Break. L’auto, basata sul modello economico siglato ID, ma “impreziosita” da una serie di particolari della DS, era molto pratica, oltre che spaziosa: dalle pareti dell’ampio bagagliaio, per dire, fuoriuscivano un paio di seggiolini che consentivano di accogliere due persone in più.

Sin dall’inizio del progetto, della Citroën DS Bertoni aveva previsto anche una versione con il tetto in tela, ma la prima cabriolet arrivò solo nel 1958, con un prototipo realizzato dal carrozziere Henri Chapron. A partire dal 1960, l’atelier Chapron di Levallois avviò la produzione “in serie” della vettura, che costava quasi il doppio della berlina da cui derivava.