Le citycar che hanno lasciato il segno

Più piccola e meno pratica della Citroën 2CV, ma altrettanto potente nel mettere in moto il motore dei ricordi. Chi, tra gli automobilisti italiani con qualche capello bianco, non ha guidato almeno una volta nella vita il mitico “Cinquino”? Attrice principale della motorizzazione di massa in Italia, la Fiat 500 è uno dei massimi simboli del design e dello stile italiano nel mondo. Non a caso è esposta al celebre MoMa di New York, che nel 2017 ha accolto nella sua collezione un bell’esemplare della serie F.

Fu una rivoluzione, al pari della Citroën 2CV, rispetto alla quale era però più compatta, elegante nelle forme e infinitamente più divertente da guidare. Costruita dal 1959 al 2000, inizialmente dalla British Motor Corporation con i marchi Austin e Morris e in seguito dalla Rover e anche dalla Innocenti in Italia, è entrata nella leggenda grazie al film The Italian Job (1969) e alle numerose vittorie nei rally, ottenute spesso e volentieri contro avversarie ben più grandi e potenti.

Un’auto geniale come il suo ideatore, Pio Manzù, che morì giovanissimo, trent’anni appena compiuti, proprio nel giorno in cui i vertici della Fiat si riunirono per approvare lo stile del modello oggi considerato il più grande capolavoro del celebre architetto bergamasco. La Fiat 127, prodotta in oltre cinque milioni di esemplari in sedici anni di onorata carriera, riscosse un successo clamoroso perché era semplice, incredibilmente spaziosa, comoda e brillante. Una pietra miliare nella storia dell’automobile.

Come Piò Manzù, anche Michel Boué non riuscì a vedere la versione definitiva della sua opera rimasta più famosa: la Renault 5, rivoluzionaria come la Fiat 127 nel suo ruolo di apripista per l’avvento di nuove generazioni di utilitarie più moderne ed efficienti rispetto al recente passato, fu lanciata nel dicembre 1971, pochi mesi dopo la scomparsa del suo creatore. La produzione proseguì fino al 1996, raggiungendo un totale di oltre 5,5 milioni di unità.

Un successo lungo sei generazioni. La prima risale al 1975 e fotografa un modello assai diverso dall’attuale. La Polo degli albori, inserita in un contesto di grande espansione della Volkswagen dopo i progetti vincenti dei modelli Passat, Golf e Scirocco, era proposta con motori di 0,9 e 1,1 litri.

La prima Ford con il motore trasversale e la trazione anteriore fu disegnata da Tom Tjaarda, stilista famoso per aver tracciato le linee di modelli ben più fascinosi e accattivanti, come la De Tomaso Pantera e la Fiat 124 Spider. Anche la Fiesta, però, racchiude un piglio sportivo, sottolineato dalle numerose versioni ad alte prestazioni apparse nelle sette generazioni prodotte dagli Anni 70 ai giorni nostri.

Altra utilitaria diventata un mito: la Corsa della Opel targata Stellantis è l’ultima erede di un modello che, con una sventagliata di freschezza, all’alba degli Anni 80 sostituì in un sol colpo la Kadett nel mercato europeo e la Vauxhall Chevette nel Regno Unito. In altri paesi del mondo è stata a lungo venduta con il marchio Holden.  

Non ha bisogno di presentazioni, il modello che negli Anni 80 risollevò le sorti della Peugeot in uno dei momenti di peggior crisi della sua storia, perché è probabilmente l’auto più importante della sua epoca. In quindici anni è stata prodotta in 5,3 milioni di esemplari, imponendosi sia nelle città di mezzo mondo che nei rally, dove la leggenda della Turbo 16 è vivissima e continua a far battere i cuori degli appassionati.

Nel 1982, a seguito della mancata proroga della partnership industriale tra il governo spagnolo e la Fiat, la Seat passò sotto il controllo della Volkswagen. L’Ibiza, quindi, al netto del pianale, derivato dalla Ritmo, è stata il primo modello ad affrancarsi dalla semplice copia carbone di una vettura Fiat. Lo stile fresco e sbarazzino, opera di Giorgetto Giugiaro, insieme alla mitica scritta “Porsche System” sulla testa del motore (la casa tedesca contribuì allo sviluppo dei propulsori e delle trasmissioni) contribuì a un successo che dura ancora oggi.

Appena nata e fino all’uscita di produzione, nel 1995, ha fatto girare la testa a un sacco di donne, che in nessuna concorrente trovavano lo stesso irresistibile mix tra praticità, compattezza e spirito glamour. A distanza di oltre 35 anni, è ancora così per l’erede Lancia Ypsilon, attualmente l’unico modello presente nella gamma della prestigiosa casa torinese.

In moltissimi, quando dopo tredici anni di onorata carriera è andata in pensione, l’hanno rimpianta, perché il modello che l’ha sostituita nel 2008 era meno audace e originale nelle forme. E anche meno divertente da guidare.