I RIBELLI DELLO YEMEN - Una nuova e concreta minaccia si è abbattuta sul mondo dell’auto. Dopo la “crisi” dei chip iniziata nel 2023, è notizia recente l’escalation di tensione che si sta verificando sul Mar Rosso, determinata dall’allargamento del conflitto tra Israele e Hamas. La conseguenza diretta è stato il coinvolgimento del Mar Rosso e del Canale di Suez, con assalti alle navi mercatili da parte dei ribelli Houthi (il gruppo armato dello Yemen sostenuto dall’Iran e solidali a Hamas). Il mondo dell’auto risente di questa nuova crisi poiché questo tratto di mare, che è solitamente percorso dalle navi container, è diventato difficilmente accessibile, sia per le merci in entrata provenienti dalla Cina (in maggioranza componentistica), che per quelle in uscita. L’unica alternativa è quella di circumnavigare l’Africa, ma con effetti piuttosto evidenti su tempi e costi.
TOCCA UN PO' TUTTI - Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, la Volvo e la Tesla hanno deciso di cessare la produzione negli stabilimenti europei a causa delle carenze di approvvigionamento asiatiche provenienti dal Mar Rosso. Stellantis ha deciso di ricorrere al trasporto aereo. Lo stabilimento di Gent (Belgio) della Volvo, dove vengono prodotte la XC40 e la C40, interromperà la produzione per tre giorni dopo che le navi sono state dirottate in una delle rotte di navigazione più trafficate al mondo, con il conseguente ritardo della consegna delle merci. La Tesla ha dichiarato che sospenderà la maggior parte della produzione di auto nella sua fabbrica di Berlino dal 29 gennaio all'11 febbraio. Mentre, Stellantis, secondo quanto dichiarato da un portavoce del Gruppo, non ha riscontrato quasi nessun impatto sulla produzione.
Anche la Suzuki ferma la produzione della fabbrica in Ungheria per alcuni giorni. La Volkswagen ha dichiarato di essere in stretto contatto con le compagnie di navigazione per rendirizzare le rotte delle navi e monitora attentamente la situazione per valutare l'impatto sulla produzione.
LA ROTTA PIÙ LUNGA - Gli attacchi dei militanti Houthi sostenuti dall'Iran, in solidarietà con il gruppo islamista palestinese Hamas nella lotta contro Israele a Gaza, hanno costretto le navi container a evitare il Canale di Suez. I principali armatori di navi portacontainer, come Maersk e Hapag-Lloyd, hanno spostato le navi dirette verso il Canale di Suez sulla rotta più lunga intorno a Capo di Buona Speranza in Africa. Questo dirottamento ha sconvolto i complessi programmi delle navi, ritardato i carichi e facendo aumentare notevolmente i costi di spedizione.
MAGGIORI COSTI - Secondo le stime, una deviazione di una nave intorno all'Africa incide per circa 2 milioni di dollari sui costi di carburante per ogni viaggio di andata e ritorno tra Asia ed Europa settentrionale. I vettori stanno recuperando questo costo e attraverso dei supplementi. Il fatto di dipendere da così tanti componenti chiave provenienti dall'Asia e, in particolare, dalla Cina, ha rappresentato un punto debole nella catena di fornitura di qualsiasi casa automobilistica. La Tesla è infatti una delle case più colpite poiché fa molto affidamento sul Paese del Dragone per i componenti delle batterie, che devono essere trasportati in Europa attraverso il Mar Rosso.