CONTRO I RINCARI - Da domani i benzinai avranno l’obbligo di esporre il prezzo medio dei carburanti, pubblicato dal ministero delle Imprese. Lo impone il decreto legge 5 del 14 gennaio 2023, convertito in legge (numero 23/2023). I gestori avranno 30 giorni di tempo per adeguarsi. In caso di violazione, sono previste multe da 200 euro a 2.000 euro. Con questa norma, il governo intende contrastare le speculazioni, migliorare la concorrenza e far abbassare i prezzi. Per quasi tutti i benzinai, il prezzo medio esposto sarà quello regionale: fanno eccezione gli impianti autostradali, per i quali vale il prezzo medio nazionale. L’obbligo scatta entro due ore dall’apertura del distributore, mentre chi opera 24 ore su 24 esporrà i prezzi entro le 10.30. Il ministero non ha dato indicazioni su dove posizionare il cartello coi prezzi medi.
RICORSO - Contro la norma, i benzinai hanno presentato ricorso, respinto dal Tar del Lazio. I sindacati Fegica e Figisc Confcommercio faranno appello al Consiglio di Stato: “Non c’è nessuna possibilità di incidere sul prezzo finale dei carburanti - spiegano -. Ribadiamo l’assoluta inutilità e la devianza del cartello del prezzo medio, che non porterà vantaggi ai consumatori e che è incompatibile ai fini della concorrenza. Ci si accanisce proprio sulla parte della filiera che è, per vincoli commerciali ed economici, l’unica a non poter agire sul prezzo finale”. In effetti, il presidente Antitrust Roberto Rustichelli ha bollato la misura come dannosa per la concorrenza.
NUOVE POLEMICHE - L’obbligo del prezzo medio, deciso dal governo Meloni a gennaio 2023, era stato approvato dopo l’aumento dei listini dovuto soprattutto a una decisione dell’esecutivo: rimuovere lo sconto sulle accise (le imposte fisse sui carburanti) introdotto a marzo 2022 dal governo Draghi per calmierare i rincari dovuto all'esplosione della guerra in Ucraina (qui la news). La mossa della maggioranza di centrodestra aveva scatenato polemiche, poi spentesi con la graduale riduzione dei listini. Che però ora sono schizzati di nuovo insù: a riaccendere le discussioni, che vedono spesso i benzinai al centro del mirino, il prezzo record della benzina, venduta a € 2,5 il litro in autostrada. Comunque, nelle scorse ore, il ministero delle Imprese ha difeso i gestori: “In merito a notizie di stampa relative a casi isolati di stazioni di rifornimento di carburante lungo la rete autostradale in cui sono stati rilevati prezzi limite a 2,5 euro al litro, si precisa che i prezzi medi nazionali di gasolio e benzina sono ben al di sotto di € 2. L’attuale crescita del prezzo medio è determinata da quanto si sta osservando nei mercati internazionali, a causa dell’aumento delle quotazioni sia del petrolio sia dei prodotti raffinati”.
DOMANDA IN ALTO - In particolare, occhio al boom della richiesta di petrolio. Come spiega Staffetta Quotidiana, la domanda di oro nero ha raggiunto quota 102 milioni di barili al giorno, per la spinta proveniente dai mercati asiatici. Il 70% di questi aumenti sono attribuiti alla Cina; il resto va diviso fra India e gli altri Paesi della regione. Invece, la capacità di raffinazione nello stesso periodo è stata di 82 milioni di barili, 20 milioni al di sotto della domanda.
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