Dalla Y10 alla Ypsilon: la storia delle piccole Lancia

Per “spirito” e dimensioni, a rigore la più antica antenata della Lancia Ypsilon può essere considerata l’Autobianchi A112. Ma a differenza dell’auto l’ha sostituita, la prima citycar chic italiana non si è mai fregiata dello stemma della casa torinese. L’Autobianchi Y10, lanciata nel 1985 e costruita in oltre 1.100.000 esemplari fino al 1995, all’infuori dell’Italia veniva invece venduta con il marchio Lancia.

Ampia e variegata, la gamma dell’Autobianchi Y10 annovera numerose versioni speciali, alcune ispirate al mondo delle corse (come la Y10 Turbo Martini), altre “confezionate” con la collaborazione di eccellenze italiane dell’arredamento di lusso (come la Ego, con i sedili griffati Poltrona Frau) e della moda (come la Fila, nella foto, e la Missoni del 1987).

Della sua elegante utilitaria la casa di Desio propose già nel 1985 una versione ad alte prestazioni, l’Autobianchi Y10 Turbo (nella foto), il cui motore 1.0 con un carburatore doppio corpo, grazie al contributo di un turbocompressore della giapponese IHI con intercooler aria-aria, era in grado di fornire una potenza massima di 85 CV. Con uno “0-100” in 9,5 secondi e una punta massima di 180 km/h, questa citycar era una vera “piccola bomba”.

Sul finire del 1986 entra in listino una versione dell’Autobianchi Y10 che strizza l’occhio al mondo del fuori strada. È la 4WD (nella foto), più alta da terra di 3 cm rispetto alla normale Y10 e immediatamente riconoscibile per le grandi protezioni di plastica scura che riparano tutta la parte bassa della carrozzeria. La meccanica deriva in larga parte da quella della Fiat Panda 4x4, con la differenza che nella Y10 la trazione integrale, del tipo inseribile a veicolo fermo o a velocità inferiori a 55 km/h, è gestita da un complesso sistema elettropneumatico, comandato da un pulsante alla sinistra del cruscotto.   

La Lancia Y a metà degli anni ’90 rispolvera l’antica usanza, suggerita quasi novant’anni prima a Vincenzo Lancia dal fratello Giovanni, studioso di lettere classiche, di chiamare i modelli con le lettere dell’alfabeto greco. Basata sulla meccanica della coeva Fiat Punto, la nuova utilitaria di casa Lancia ha uno stile che mescola alcuni elementi dei modelli del passato (come la grande mascherina e il cofano anteriore, ispirati a quelli delle Lancia Ardea e Appia) a spunti inediti e originali, come la plancia che riprende l’andamento ad arco del frontale, del posteriore e della fiancata.

Nel 1998 alla Ypsilon in allestimento Elefantino Blu (nella foto), entrata in listino l’anno prima al posto della versione base LE, si affianca la sportiva Elefantino Rosso. Contraddistinta dal simbolo della squadra corse HF della casa torinese, fuori si distingue per i cerchi in lega bruniti di 15’’, le gomme più grandi, gli specchietti in grigio titanio e la mascherina in tinta con la carrozzeria. Dentro, invece, spiccano il volante e il pomello del cambio in pelle con le cuciture rosse, il cruscotto retroilluminato di giallo e la plancia e i fianchetti dei sedili foderati in Alcantara. Con lo stesso 1.2 a 16 valvole da 86 CV della Punto Sporting sotto il cofano, la più grintosa delle Y scatta da 0 a 100 km/h in 10,9 secondi e sfiora i 180 km/h.

Leggermente più lunga e più alta di quasi 10 cm rispetto alla Y, il modello che ne raccoglie l’eredità, e che si chiama Lancia Ypsilon, con il nome scritto per esteso, diventerà una delle auto preferite dalle automobiliste italiane e conoscerà un buon successo di vendite, con oltre 530.000 esemplari.

La Lancia Ypsilon degli anni 2000 poggia sul pianale, accorciato, della Fiat Punto seconda serie. Per la prima volta, la piccola della casa torinese è offerta anche con un brillante e poco assetato motore a gasolio, il 1.3 Multijet, declinato dal 2006 al 2010 in quattro livelli di potenza: 69, 75, 90 e 105 CV. In quest’ultima versione, la Ypsilon va come una piccola “saetta”, con uno scatto da 0 a 100 km/h in 10,3 secondi e una velocità massima di quasi 180 orari.

Elegante, con il suo stile condito da spunti provenienti dal passato della casa, come la mascherina che si rifà vagamente a quella dell’Ardea, la Lancia Ypsilon degli anni 2000 è un’utilitaria raffinata anche dentro. A maggior ragione nelle versioni speciali, contraddistinte dal tetto a contrasto con la tinta della carrozzeria e dai sedili con la zona centrale di colore diverso da quelle laterali.

La Lancia Ypsilon che ha appena ceduto il testimone al nuovo modello rimarrà in listino fino alla prossima estate. Dal settembre del 2011 è stata venduta in Irlanda e nel Regno Unito con il marchio Chrysler (all’epoca la casa americana faceva parte di un’alleanza con il gruppo Fiat; oggi entrambe le aziende gravitano nell’orbita di Stellantis), mentre dal 2017 è in vendita solo in Italia. A differenza del precedente modello, ha cinque porte anziché tre, e la base meccanica non è più quella della Fiat Punto, bensì quella delle più piccole Panda e 500.

Nel 2015 la Lancia Ypsilon riceve un primo, leggero aggiornamento estetico. In particolare, la grande mascherina, ancora una volta ispirata a quella dell’Ardea, viene notevolmente rimpicciolita, assumendo, grossomodo, la stessa ampiezza dei fari. Il posteriore, invece, resta pressoché invariato, con il grande lunotto arcuato e i sottili fari a led che ricordano quelli della coeva Delta. 

L’ultimo aggiornamento estetico della Lancia Ypsilon ormai prossima alla pensione risale al 2021. Cambiano la mascherina, invariata nella forma ma caratterizzata da nuovi listelli verticali, e i fanali, bruniti e con luci diurne a led. Nella foto, l’elegante versione speciale firmata dalla stilista Alberta Ferretti nel 2022.

La nuova Lancia Ypsilon è una piccola cinque porte che mantiene l’eleganza delle precedenti generazioni, ma con dimensioni maggiori rispetto al passato: basata sulla stessa piattaforma delle “cugine” Peugeot 208 e Opel Corsa, è lunga 408 cm (24 in più di prima). Lo stile è tutto nuovo, con spunti audaci (come il frontale “a calice” che si illumina, rendendo l’auto riconoscibile anche di notte) ed elementi ispirati alle Lancia del passato (la fascia nera frontale è un omaggio alla Beta Montecarlo degli anni ’70, mentre i fanalini tondi si rifanno a quelli della leggendaria Stratos).