UN’INDAGINE SEPARATA PER L’AUDI - L’ultima novità sul piano delle indagini a proposito del software che altera le
emissioni degli scarichi dei motori diesel EA 189 (
qui per saperne di più) del gruppo Volkswagen è arrivata dalla Procura del tribunale di Braunschweig che poco dopo l’inizio della vicenda aveva aperto un fascicolo per indagare su quanto successo. La novità è che gli stessi giudici hanno avviato un’altra indagine mirata solo all’
Audi. Non è chiaro se la cosa ha origine soltanto nella struttura societaria dell’Audi rispetto al gruppo Volkswagen (Audi AG è una società a sé stante, sia pure di proprietà del gruppo Volkswagen) oppure se ci sono elementi tecnici concreti che hanno portato a questo passo degli inquirenti. Peraltro, il portavoce della Procura di Braunschweig ha anche dichiarato che sono in corso colloqui che potrebbero portare all’unificazione delle indagini.
CRESCONO LE CLASS ACTION - Ma quello della magistratura non è l’unico fronte in movimento per la vicenda “Dieselgate”. Ieri sono state segnalate due iniziative legali, una in Francia e una in Belgio, che si prefiggono di avviare altrettante cause di class action contro la Volkswagen. Da notare che l’iniziativa francese presenta l’insolita adesione collettiva degli avvocati del foro di Parigi. Una prima anche questa. In Belgio i giudici hanno aperto un’inchiesta per “falso in scrittura”. Con ciò sono una ventina le iniziative del genere prese in svariati paesi del mondo.
NON MOLTO TEMPO ANCORA PER… “PENTIRSI” - Una notizia magari non clamorosa ma significativa arriva anche dall’interno della Volkswagen: la direzione della società ha comunicato ai dipendenti che l’impegno a essere indulgente, e a non prendere provvedimenti punitivi o legali nei confronti dei dipendenti che ammettono qualche cosa a proposito della vicenda del software incriminato, non varrà per sempre, ma avrà un termine. Dopo di che ci saranno punizioni e iniziative giudiziarie. L’avvertimento suona come una sollecitazione e risponde alla volontà della Volkswagen di portare a rapidamente termine l’inchiesta interna.
COMPATTEZZA SCRICCHIOLANTE - Tutto ciò mentre cominciano a volare gli stracci anche ai vertici della società. Nei giorni scorsi Bernd Osterloh, uno dei 10 membri rappresentanti i sindacati all’interno del consiglio di sorveglianza della Volkswagen (composto di 20 persone) aveva criticato pubblicamente il management della società perché aveva avviato la discussione su come ridurre i costi per far fronte alle necessità finanziarie conseguenti allo scandalo, senza interpellare i lavoratori.
LITE IN CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA - Secondo autorevoli indiscrezioni pubblicate dalla stampa specializzata tedesca, in una riunione del consiglio di sorveglianza svoltasi lunedì scorso, Osterloh è stato contestato e invitato a evitare iniziative che creino ulteriori problemi d’immagine alla società. Da parte del management c’è infatti anche la preoccupazione dei “tagli” che le agenzie di rating stanno apportando alle stime del titolo Volkswagen, e un quadro interno conflittuale risulterebbe negativo. Va comunque detto che dopo il consiglio di sorveglianza di lunedì è stato deciso di coinvolgere i sindacati nella valutazione sul da fare per ottenere i risparmi necessari.
QUESTIONI DI FONDO - Al di là degli aspetti contingenti, la vicenda sta mettendo a dura prova l’impianto di fondo della società Volkswagen che ha una struttura societaria particolarissima, scaturita dagli eventi storici del dopoguerra. Come si è accennato, la Volkswagen vede i sindacati fortemente presenti nell’organismo di sorveglianza (l’organismo dove siedono gli azionisti) e hanno una sorta di diritto di veto, così come insolita è la presenza di rappresentanti della regione dove sorge la sede della società, la Bassa Sassonia. E un assetto del genere rende particolare la governance della società, per il peso che vengono ad avere le preoccupazioni occupazionali e sociali nelle scelte di fondo.