07
2024
luglio 2024
Editoriale pubblicato su alVolante di

Ecobonus, revisioni, autovelox: la carne al fuoco è tanta

NELLE ULTIMA SETTIMANE, il settore dell’auto è balzato più volte agli onori delle cronache. La prima notizia è che sono partiti gli incentivi statali (finalmente, dobbiamo aggiungere, perché sono trascorsi quattro mesi dall’annuncio ufficiale). Lungaggini a parte, possiamo parlare solo bene dell’approccio pragmatico usato per la stesura del provvedimento. Il massimo risparmio è legato all’acquisto di un’elettrica o di un’ibrida plug-in, ma non ci si è dimenticati di chi, per motivi economici o pratici, deve far scelte diverse. In particolare, sembrano centrati gli incentivi anche per chi compra un’Euro 6 usata rottamando un’auto più inquinante, e - sorpresa dell’ultimo minuto - il contributo fino a 800 euro per chi decide di montare un impianto a Gpl o a metano sulla sua vettura: è anche questo un modo per ridurre le emissioni di un parco circolante che, dal 2009 al 2023, è passato da un’età media di neanche otto anni a dodici anni e mezzo.

ANCOR PIÙ DEGLI INCENTIVI, a contribuire al rinnovamento e al buono stato delle auto che circolano sulle nostre strade potrebbe essere l’indagine fatta partire dalla Commissione europea sulle revisioni periodiche in Italia: alla lunga, dovrebbe portare a controlli più accurati e giustamente severi, e quindi al miglioramento dell’aria che respiriamo e alla sicurezza. Era ora che qualcuno facesse qualcosa, dato che da noi vengono bocciate due auto ogni mille, cioè cento volte in meno che nel resto del Vecchio Continente: è fin troppo evidente che, nel meccanismo delle revisioni, qualcosa non funziona.

IL TEMA DELLA SICUREZZA STRADALE ritorna con il recentissimo decreto Autovelox: approvato a fine maggio, pone molti più paletti all’uso dei rilevatori elettronici di velocità. In generale sembra una norma di buon senso, che dovrebbe porre fine alle odiose “trappole” studiate da alcuni comuni non per ridurre i rischi, ma per fare cassa a danno degli automobilisti. In troppi abbiamo pagato a caro prezzo un piccolo superamento di limiti assurdamente bassi, spesso piazzati a tradimento e magari imposti perché non si volevano spendere dei soldi per riparare un asfalto in condizioni pietose; quello sì, pericoloso. Sia chiaro, il nuovo decreto non significa (e meno male!) un “liberi tutti”: dove necessario, e in particolare sui tratti più a rischio di incidenti, gli autovelox continueranno a essere utilizzati. Ma quanto meno non saremo più ai primissimi posti nella poco invidiabile classifica dei Paesi con più apparecchi installati al mondo.

MdF



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