LA LEGGENDA DELLE SPORT PROTOTIPO - Al di là del cavallino rampante sul cofano, non sarebbe bastata una supercar qualunque per colmare la distanza spazio-temporale tra il Daytona International Speedway e l’autodromo internazionale del Mugello. Per cucire i circa ottomila chilometri che separano il comune sparso di Scarperia e San Piero, alle porte di Firenze, da Daytona Beach, in Florida, serviva una fuoriserie diversa da tutte le altre. Una macchina in grado di riavvolgere il nastro della leggenda, quella, nella fattispecie, delle Ferrari da competizione che hanno infuocato, scalando i vertici dell’automobilismo sportivo e facendo conoscere la fabbrica di Maranello in tutto il mondo, le corse del campionato mondiale sportprototipi degli anni 60. Alla Ferrari ci hanno lavorato sodo, con la passione e l’abilità di sempre, per due anni e mezzo. E alla fine ci sono riusciti. L’epopea di quegli anni d’oro - narrata dalle imprese di grandi piloti come Lorenzo Bandini e Ludovico Scarfiotti e di velocissime barchette disegnate dal vento come le 330 P3 e P4, la 312 P, ma pure le 512 S e M e la 350 Can Am - rivive in tutto il suo fascino e in tutta la sua magia nella nuovissima Ferrari Daytona SP3.
NEL NOME DEL MITO - Partiamo dal nome Ferrari Daytona SP3, che ovviamente non è solo il risultato di un semplice esercizio di nomenclatura volto ad aumentare la potenza evocativa della nuova supercar del cavallino rampante, che negli alti ranghi della scuderia di Maranello va ad affiancarsi alle precedenti Monza SP1 e SP2 (tutte facenti parte della cosiddetta serie Icona). I riferimenti sono fissati con precisione negli assi cartesiani dello spazio e del tempo. E infatti per assorbire fino in fondo il significato della nuova Ferrari Daytona SP3 bisogna tornare indietro al 6 febbraio 1967, quando alla 24 Ore di Daytona nell’ordine tagliarono il traguardo, completando un podio completamente tinto di rosso, una 300 P3/4, una 330 P4 e una 412 P. Bolidi tutti ispirati a un’unica musa, la leggendaria Ferrari 330 P4, uno dei modelli, insieme all’eterna rivale Ford GT40, che meglio rappresenta l’epoca d’oro delle corse motoristiche a ruote coperte. La nuova Ferrari Daytona SP3, però, delle illustri antenate non è una mera riedizione, e in tal senso è bene sgombrare il campo da ogni dubbio: vietato parlare di operazione nostalgia, avvertono gli uomini del Cavallino, sottolineando come il desiderio alla base della realizzazione della nuova supercar è quello di recuperare, proiettandolo nel futuro, ogni singolo frammento di memoria di un periodo storico tra i più avvincenti nella storia della Ferrari.
APPENA NATA E GIÀ SOLD OUT - Dai cancelli della fabbrica di Maranello (al prezzo di 2 milioni di euro) di Ferrari Daytona SP3 ne usciranno, dalla fine del 2022 agli inizi del 2004, 599 esemplari, di cui 499 sono già stati prenotati da tutti i clienti che in garage hanno una Ferrari Monza. “Speechless” (“Senza parole”, in inglese) - affermano i manager e i designer del cavallino - è stato il commento più ricorrente uscito di bocca ai collezionisti che hanno avuto il privilegio di ammirare in anteprima l’ultima meraviglia rossa. Che è nata, e in Ferrari tengono a sottolinearlo con forza, da un concetto di assoluta purezza estetica e senza particolari condizionamenti per gli stilisti guidati da Flavio Manzoni, il cui unico vero vincolo era legato a ovvie esigenze aerodinamiche. Nascosti (per non dire annegati) nelle superfici toniche e sinuose della carrozzeria, i vari spunti derivati dalle soluzioni più avanzate delle Ferrari anni 60 assolvono a precise funzioni tecniche. Prima di fare qualche esempio, però, è bene dire che l’auto è volutamente priva di qualsiasi dispositivo di aerodinamica attiva. Ogni singola presa d’aria - dai camini sulle spalle posteriori alle generose incavature sulle portiere, fino alle aperture sul musetto fendente e in coda (quest’ultima, peraltro, è solcata da un fittissimo set di lamelle per dissipare il calore generato dal motore) - è studiata per convogliare i flussi d’aria nei posti giusti, aumentando la deportanza e riducendo la resistenza all’avanzamento dell’auto. Un altro rimando al passato sono i sedili, un elemento “forgiato” senza soluzione di continuità nella vasca che racchiude l’abitacolo.
GLI 840 CV BEVONO SOLO BENZINA - A un’aerodinamica spaziale i progettisti della Ferrari Daytona SP3 hanno abbinato il meglio della produzione motoristica “vecchia scuola” di Maranello: nessun aiutino elettrico, quindi, per il V12 a benzina di sei litri e mezzo che scalpita a centro vettura, pronto a scatenare con la proverbiale ferocia dei più venerati dodici cilindri Ferrari ognuno degli 840 CV espressi a ben 9.500 giri/min. Il sound, anche grazie a uno studio ad hoc dell’impianto di scarico, si preannuncia glorioso e promette note da brividi nella schiena. Come da brividi sono le prestazioni annunciate dalla casa: da 0 a 100 km/h in 2,85 secondi e da 0 a 200 in 7,4, con le cifre del tachimetro digitale che corrono all’impazzata fino a 340 km/h. Numeri sensazionali che sul piano della velocità pura, prim’ancora di mettere le ruote sul circuito di prova di Fiorano con i cronometri accesi, pongono la nuova Ferrari Daytona SP3 a metà strada tra le sorelle LaFerrari (difficilissima da battere in pista) e Monza (rispetto alla quale la nuova supercar del cavallino sembrerebbe essere ancora più a suo agio tra i cordoli di un circuito). Dettagli, comunque, al cospetto di un’auto che corre anche da ferma, ravvivando la fiamma di un mito senza tempo.