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Ferrari elettrica: il primo avvistamento

Pubblicato 27 giugno 2024

Le foto spia ci mostrano una muletto con carrozzeria provvisoria della prima EV della Ferrari che arriverà nel 2025.

Ferrari elettrica: il primo avvistamento

UN MULETTONE - Manca ancora un bel po’ prima della presentazione della prima Ferrari elettrica, il cui debutto è atteso nel 2025. Tuttavia, alcuni scatti catturati da Derek Photography, mostrano quello che dovrebbe essere il primo muletto. Osservando le immagini si può vedere un veicolo pesantemente camuffato con una carrozzeria “ibrida” che sembra presa in prestito dalla Maserati Levante, con dei sottili fari anteriori simili a quelli della Ferrari Roma. Sono poi visibili le ruote di grande diametro, che hanno reso necessarie delle modifiche ai passaruota della Maserati. Inoltre, il prototipo è dotato di quattro tubi di scarico finti, in quanto sulla carrozzeria sono presenti adesivi gialli che indicano l'alta tensione a memoria del fatto che si tratta di una vettura elettrica. Sono state poi aggiunte delle estensioni in plastica per adattarsi alla carreggiata più larga.

CHE AUTO SARÀ - Quasi certamente le linee della prima Ferrari elettrica saranno molto diverse dal muletto visibile in queste immagini. La Casa di Maranello mantiene il massimo riserbo sulla carrozzeria e sulle specifiche del suo primo veicolo elettrico, quindi non si sa al momento che tipo di vettura sarà, se una supercar, una gran turismo o una crossover in stile Purosangue.

E-BUILDING - Quello che sappiamo è che la prima Ferrari “a corrente” sarà costruita nel nuovo e-building di Maranello, che accoglierà la produzione anche delle altre vetture termiche e ibride dei prossimi anni, oltre a componenti per veicoli ibridi ed elettrici. Grazie al nuovo impianto, che sarà completamente operativo nel giro di 3 o 4 mesi, il cavallino rampante punta ad aumentare la sua produzione fino a circa 20.000 vetture all’anno, quindi di oltre il 25% in più di quanto fatto nel corso del 2023, quando la Ferrari ha consegnato meno di 14.000 automobili in tutto il mondo.

COSTERÀ MOLTO CARA - Il prezzo della prima Ferrari elettrica sarà di almeno 500.000 euro, posizionandosi così al di sopra della SF90 Spider, che con 478.498 euro di listino è attualmente la vettura più costosa nella gamma della Ferrari. La Casa italiana mette l’asticella molto in alto, convinta di poter convincere i suoi ricchi clienti ad abbracciare la mobilità elettrica, puntando anche su un suono artificiale per emozionare chi le sta guidando.



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Ritratto di pierfra.delsignore
1 luglio 2024 - 00:28
4
Guarda che non è byoblu o siti simili di complottisti hai sbagliato forum
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 12:28
ecco con questa risposta ti sei scoperto da solo , TU E QUALCHE ALTRO IN QUESTO SOCIAL SIETE PAGATI PER DENIGRARE CHI NON E DACCORDO CON LA FINTA TRANSIZIONE ECOLOGICA ! state sereni il vostro lavoro finira presto per questo scopo fasullo della finta ecologia !!!
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 12:25
FORSE SIETE VUOI E TUTTI CON VOSTRI COLLEGHI CHE SIETE A TUTTE LE ORE SEMPRE SU QUESTO SOCIAL A RISPONDERE E SOPRATUTTO A CONTRASTARE E DENIGRARE TUTTI COLORO CHE NON SONO DACCORDO CON LA FINTA TRANSIZIONE ECOLOGICA QUASI COME FOSSE IL VOSTRO PRINCIPALE LAVORO PER IL QUALE SIETE PAGATI !!! COMUNQUE IL PROGETTO DI INPRIGIONARE IL MONDO IN UN PENSIERO UNICO PER FORTUNA STA FALLEDO !!
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 12:25
FORSE SIETE VUOI E TUTTI CON VOSTRI COLLEGHI CHE SIETE A TUTTE LE ORE SEMPRE SU QUESTO SOCIAL A RISPONDERE E SOPRATUTTO A CONTRASTARE E DENIGRARE TUTTI COLORO CHE NON SONO DACCORDO CON LA FINTA TRANSIZIONE ECOLOGICA QUASI COME FOSSE IL VOSTRO PRINCIPALE LAVORO PER IL QUALE SIETE PAGATI !!! COMUNQUE IL PROGETTO DI INPRIGIONARE IL MONDO IN UN PENSIERO UNICO PER FORTUNA STA FALLEDO !!
Ritratto di TDI_Power
28 giugno 2024 - 10:27
Ferrari By Cirelli a Dubai sarà un successo
Ritratto di acterun
28 giugno 2024 - 12:12
I terminali finti sono casse bluetooth per darle il rumore di una macchina vera e non quello di una da autoscontri?
Ritratto di pierfra.delsignore
28 giugno 2024 - 13:44
4
Eh si me la immagino una discussione simile tra chi rivendicava un telaio vero mosso a mano e quelli che dicevano che il futuro erano i telai a vapore a metà '800, sappiamo come è andata, qui sarà la stessa cosa, il termico puro diventerà nicchia di mercato fatevene una ragione
Ritratto di Spock66
28 giugno 2024 - 20:54
Ma si dai, zio Fester, facciamo una "nicchia" del 70% per le termiche e siamo tutti contenti..e ci metto dentro anche le tue amate ibride che la gente compra solo per non pagare il bollo, non di certo per fantomatici e inesistenti vantaggi (più pesanti, più complesse, più assetate) che in ogni review ne prendono risultati imbarazzanti..cmq continua pure, che fai tenerezza con la tua fanciullesca difesa di una motorizzazione fallimentare come l'elettrico si sta dimostrando in tutto il mondo..mi resta solo un grande dubbio, ci credi veramente a quello che scrivi o è l'ufficio stampa della armocromista ZTL che ti passa i post..non saprei..sembri meno rimba di Oxy..boh
Ritratto di pierfra.delsignore
1 luglio 2024 - 00:32
4
Eh si che strano che chi si nasconde dietro un nick poi dica che gli altri sono venduti, o la butti in politica. Guarda che ad oggi anno 2024 il termico puro (diesel + benzina) nei dati di vendita Europei non arriva al 50% fattene una ragione, le ibride più assetate? Dove quando, forse le sei il 10% che la compra per fare lunghi viaggi in autostrada, per il resto delle persone, per chi non ha sbagliato auto si riducono di brutto, come le prestazioni aumentano. In ogni review i risultati delle termiche nel mondo reale li hai mai visti.. Tanto fallimentare che vendono milioni di vetture l'anno e che nel mondo anno 2023 nella top 10 di vendite c'erano solo 2 modelli termici pure ma sono dettagli tranquillo il telaio a mano vincerà
Ritratto di Oxygenerator
28 giugno 2024 - 13:42
Oh poveri termotalebani, che colpo al piccolo cuoricino. Non per essere cattivo, ma le Ferrari per ora programmate, elettriche, sono due. Sento già le lacrime, ma per favore fate attenzione, vi bagnano il V 12 che avete nella pandina. Dopo con l’umido, non parte più.
Ritratto di Alsolotermico
28 giugno 2024 - 14:06
Tipico commento da elettrotalebano convinto.
Ritratto di Oxygenerator
28 giugno 2024 - 14:39
Sicuramente.
Ritratto di Oxygenerator
28 giugno 2024 - 14:41
Ma io non guadagno con le auto termiche e quindi vado in giro, per il mio portafoglio, denigrando le elettriche, come fa lei. Io sono solo un acquirente e me ne sbatto dei vostri giochetti
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
28 giugno 2024 - 18:29
TESLA finanziata dai banchieri sionisti ebrei che ci vogliono togliere l auto e BYD finanziate dal governo cinese indovinate perche queste due non falliscono ?? mentre tutte gli altri produttori di bidoni elettrici sono tutti gia falliti ! magari ci arrivate !!
Ritratto di Flynn
28 giugno 2024 - 18:57
2
In realtà se facessero tutti come te, ossia girare con lo scassone trentennale, fallirebbero pure le case termiche !!!
Ritratto di Oxygenerator
28 giugno 2024 - 20:18
Che macchina ha quest’essere delirante ? E come fa a saperlo ?
Ritratto di Flynn
28 giugno 2024 - 20:25
2
Bhe si è presentato come ex-possessore di una Tesla S, a cui ovviamente nessuno ha creduto, ma l’altro giorno ha confermato di avere una Marea. Che francamente non ci sarebbe nulla di male eh , … però ora la situazione è diventata grottesca.
Ritratto di Oxygenerator
28 giugno 2024 - 21:19
:-))))))
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
29 giugno 2024 - 08:18
vedi che io attualmente ho un parco auto da invidio in uso che va dal A8 V8 TDI alla posche 911 , dalla X1/9 al ford ranger e anche la marea 19 turbo diesel ! e negli anni ho avuto auto di tutti i tipi ! e per mia disgrazia anche un bidone di una tesla , per fortuna venduta subito prima di perdere troppi soldi ! GIA PERCHE SE NON LO SAPETE LE AUTO ELETTRICHE USATE NON VALGONO NULLA E NESSUNO LE VUOLE EI CONCESSIONARI NON LE RIENTRANO !!!! AUGURI A VOI ELETTROSCHOCCATI
Ritratto di Flynn
29 giugno 2024 - 09:08
2
Certo Power certo., come no La tua disgrazia è esserti ridotto a fare il povero troll predicatore. Peccato perché la fantasia non ti manca… saresti stato un bravo scrittore di fantascienza.
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
29 giugno 2024 - 09:50
grazie!! ma per questo lavoro di scrivere fantasie e fantascienza e assurde ci ci siete gia voi a farlo e vedo che in questo social siete 3/4 pagati per farlo per fare tendenza , io solitamente mi occupo di lavori seri e reali dove le vostre elettro fantasie sono inutili ..
Ritratto di Flynn
29 giugno 2024 - 10:09
2
Allora dovresti mettere tale serietà anche nel blog, perché di pagliacciate e paturnie ne hai scritte a volontà . Ma voi haters siete così accecati dall’odio che non vi rendete conto quante figure di melma fate !
Ritratto di Oxygenerator
29 giugno 2024 - 11:38
Non é odio. Questi guadagnano con le auto termiche. Per questo sprezzano le elettriche. Perchè gli svuotano le tasche.
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
29 giugno 2024 - 11:49
tranquillo oxy io non guadagno con le auto termiche lavoro in tutt'altro settore che ha molto che fare con elettromeccanica elettronica e meccanica ! quindi conosco tutta la tecnologia di cui state parlando in maniera incompetente ed ignorante !!
Ritratto di Oxygenerator
29 giugno 2024 - 12:03
Perfetto. Allora lei può spiegare, seriamente e tecnicamente perchè, secondo lei e i suoi studi, il futuro non può essere elettrico. Questo giá potrebbe essere un aiuto, per tutti noi. Non però,se comincia a parlare di banchieri sionisti e bidoni elettrici. Grazie.
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
29 giugno 2024 - 12:34
volentieri ! ma per spiegare tutto questo devo scriver molto e partire proprio da chi ha voluto imporre una tecnologia elettrica non ancora pronta e sviluppata all utilizzo di massa e tantomeno alla produzione industriale , e bisognera anche vedere se rara mai pronta per la mobilita come il traposto terrestre su gomma !! quindi partendo da chi ha spinto con finti motivazioni ecologiche tale tecnologia elettrica per la trazione terreste si puo capire perche hanno fatto questa imposizione a tutte le case automobilistiche che all inizio erano tutte fortemente contrarie alle auto elettriche. ed erano contrarie non perche erano retrograde i indietro come ho letto in questi social , ma perche la tecnologia elettrica come del resto si e rilevata non pronta asostituire i motori termici attuali , sia per autonomia per sicurezza ed inquinamento , che va dalla costruzione del veicolo all utilizzo fino allo smaltimento !! Ora siccome tutto questo ha a che fare con la geopolitica o macropolitica della gestione degli stati e dei fondi di investimento e delle lobbi che governano tutti questi movimenti e logico andare a ricercare in questi ambienti le cause per cui le case sono state costrette a sviluppare veicoli elettrici ! Come ho detto spesso tesla e la casa che fa da specchietto per le all'odole ed e sostenuta ad oltranza da questi fondi di investimento che di ecologico non hanno proprio nulla , anzi sono proprietari delle stesse multinazionali che deforestano le foreste del pianeta che commerciano in petrolio e plastiche che inquinano i mari con le loro industrie chimiche che producono veleni in tutto il pianeta ecc ecc .. OK ORA SE NON AVETE ANCORA CAPITO vedete voi cosa pensare e ditemi voi !! io ogni giorno parlo con persone che sono stanche di questo sistema di omerta che si einstaurato dove il politicamente corretto non si discute mai !! ma se il problema fosse proprio la ,ed e il fatto che non si puo mai criticare cio che arrriva dall alto di questi poteri forti che pensano solo ai loro profitti e non certo alla ecologia pianeta.
Ritratto di Flynn
29 giugno 2024 - 12:47
2
Ahhh perfetto.. e tutto ciò prima o dopo aver avuto la Tesla S ? Che fenomeno mamma mia !!!
Ritratto di Flynn
29 giugno 2024 - 12:53
2
Ovviamente senza contare che se Tesla si fosse veramente rivelata un bidone rispetto alle tue aspettative significa che le tue millantate competenze tecniche sono veramente scarse. Oh comunque ammiro il tuo masochismo a passare per f3sso !!! Non è affatto scontato !!!
Ritratto di Oxygenerator
29 giugno 2024 - 16:49
Questo è un ragionamento politico e ci può stare. Ognuno la vede come vuole. Ma lei è un tecnico. Conosce le problematiche tecniche dei motori elettrici e delle relative batterie. Quindi secondo lei, in qualitá di professionista del settore, quali sono questi problemi tecnici, ( in parole semplici possibilmente, che anche noi possiamo capire ) che inficiano la possibilitá futura dell’elettrico e perchè li ritiene insuperabili anche nei prossimi 11 anni che ancora mancano, all’inizio dell’effettiva sostituzione della auto termiche ? Mentre posso comprendere e più o meno condividere la disamina politica, io personalmente sono all’oscuro della tecnica e delle sue effettive problematicitá. Non ne so niente. Ripeto solo quello che è stato detto a me. O che scrivono i giornali. O che affermano le case costruttrici. Se lo smaltimento, che in realtá non dovrebbe essere tale, ma ci parlano di riciclo delle batterie non è possibile tecnologicamente, è per via di quale ragione tecnica ? Perchè lei parla di problemi nell’autonomia, nella sicurezza e nell’inquinamento. Ad esempio è di pochi giorni fa la notizia che sono riusciti a rendere ignifughe le batterie. Lei non ci crede evidentemente. È impossibile tecnicamente secondo lei ? Per l’autonomia un leggero miglioramento c’é stato negli ultimi anni. Tecnicamente non è sostenibile ? Per l’inquinamento totale ci sono studi che affermano che a 90.000 km di percorrenza vi è il pareggio della CO2 tra le due tecnologie, termico ed elettrico, e dopo questa percorrenza va a favore dell’elettrico. Per tutti gli inquinanti locali invece, il rapporto è estremamente favorevole nell’elettrica. Ci sono altri studi, che affermano il contrario ? Non è vero che tecnicamente i motori elettrici possano fare più di 500.000 km ? Ci sono per caso ulteriori motivi tecnici che non conosciamo e di cui, non ci parlano ?
Ritratto di deutsch
1 luglio 2024 - 12:29
4
certo flynn non sarebbe male se ci pagassero pure .....
Ritratto di Flynn
1 luglio 2024 - 12:50
2
Purtroppo è un atteggiamento comune a certi individui, che non vogliono che gli si imponga nulla, ma si sentono liberi di imporlo agli altri, quindi se non sei con loro devi essere per forza contro di loro. Rimpiango i buoni e vecchi testimoni di Geova…
Ritratto di Oxygenerator
29 giugno 2024 - 11:34
Auguri a lei termotalebano.
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
29 giugno 2024 - 19:52
grazie per gli Auguri ! e ti ricordo da fisico nucleare che tutto quello conosciuto in fisica quando si muove ha che fare con reazioni termiche !! e cosi non potete cambiare la verita con le vostre fesserie da social , gia perche anche quelle dei bar per conto mio sono gia piu intelligenti delle vostre
Ritratto di Flynn
29 giugno 2024 - 19:59
2
E mi sa che la reazione chimica dell’alcool nel tuo corpo fa proprio una brutta reazione ..
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 12:22
CERTO CHE LO SO FORSE SIETE VUOI E TUTTI CON VOSTRI COLLEGHI CHE SIETE A TUTTE LE ORE SEMPRE SU QUESTO SOCIAL A RISPONDERE E SOPRATUTTO A CONTRASTARE E DENIGRARE TUTTI COLORO CHE NON SONO DACCORDO CON LA FINTA TRANSIZIONE ECOLOGICA QUASI COME FOSSE IL VOSTRO PRINCIPALE LAVORO PER IL QUALE SIETE PAGATI !!! COMUNQUE IL PROGETTO DI INPRIGIONARE IL MONDO IN UN PENSIERO UNICO PER FORTUNA STA FALLEDO !!
Ritratto di Flynn
1 luglio 2024 - 12:46
2
E no mio caro : tu ti sei messo nelle condizioni di essere denigrato. Tu non hai mai scritto niente che potesse darti una qualunque credibilità, anzi .. ne esci spesso in modo ridicolo dai tuoi discorsi, ridicolizzando TU STESSO I TUOI DISCORSI.
Ritratto di Oxygenerator
29 giugno 2024 - 23:38
Sarà. Non sarò intelligente. Però non mi ha detto quali sono i problemi tecnici che lei ritiene insormontabili, anche nei prossimi 11 anni, nella tecnologia elettrica.
Ritratto di pierfra.delsignore
1 luglio 2024 - 00:36
4
Sai quale è il rendimento di un motore termico, parlo di rendimento teorico perché reale è inferiore. Hai idea di quanti pezzi, oli, liquidi siano necessari per la sua manutenzione ordinaria non parlo di guasti, pura manutenzione ordinaria. Hai idea quanto questo incida sull'inquinamento ad esempio
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 12:21
CERTO CHE LO SO FORSE SIETE VUOI E TUTTI CON VOSTRI COLLEGHI CHE SIETE A TUTTE LE ORE SEMPRE SU QUESTO SOCIAL A RISPONDERE E SOPRATUTTO A CONTRASTARE E DENIGRARE TUTTI COLORO CHE NON SONO DACCORDO CON LA FINTA TRANSIZIONE ECOLOGICA QUASI COME FOSSE IL VOSTRO PRINCIPALE LAVORO PER IL QUALE SIETE PAGATI !!! COMUNQUE IL PROGETTO DI INPRIGIONARE IL MONDO IN UN PENSIERO UNICO PER FORTUNA STA FALLEDO !!
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 14:54
per rispondere a voi 3\4 che siete qui a cercare di arrampiacarvi sugli specchi epr promuovere una bugia come la transizione ecologica o elettrica pulita dovrei usare degli aggettivi molto dispregiativi che non vogli usare perche sono educato anche degli ignoranti al soldo di chi vi pagha per scrivere le vostre fesserie sui socia ! MA PER FORTUNA AVETE SEMPRE MENO SEGUITO E PRENTO ENTERETE DELL OBLIO PIU PROFONDO DELL INFERNO CHE VI ATTENDE !!!
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 14:56
per rispondere a voi 3\4 che siete qui a cercare di arrampiacarvi sugli specchi PER promuovere una bugia come la transizione ecologica o elettrica pulita dovrei usare degli aggettivi molto dispregiativi che non vogli usare perche sono educato anche CON degli ignoranti al soldo di chi vi pagha per scrivere le vostre fesserie sui social ! MA PER FORTUNA AVETE SEMPRE MENO SEGUITO E PRESTO ENTERETE DELL OBLIO PIU PROFONDO DELL INFERNO CHE VI ATTENDE !!
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 14:59
PER SUPPORTARE LE BUGIE CHE SCRIVETE SULLA TRANSIZIONE ECILOGICA IO CREDO CHE VI DROGATE CON CHISSA QUALE SOSTANZA CHIMICA , NON CREDO SIAMO DROGHE NORMALI
Ritratto di Oxygenerator
1 luglio 2024 - 19:10
Lei però continua a scrivere kazzate, ma non risponde. LEI HA DETTO CHE É UN TECNICO E AFFERMA CHE TECNICAMENTE NON SONO POSSIBILI SCENARI ELETTRICI FUTURI. LA DOMANDA È SEMPRE LA STESSA. PERCHÈ ? Se risponde, la ringraziamo tutti, invece d’inventarsi kazzate su commenti al soldo dell’impero del male. Grazie
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
1 luglio 2024 - 19:30
io dovrei insegnare a te che sei pagato per trovare i motivi per denigrare la verita ?? non mi sembra il caso vedi di studiare capendo ed assimilando se non si capace allora sei quello che ti ho definito nei post precedenti un poveretto che per lavoro scrive sui social fesserie sulla transizione ecologica voluta dal WEF DI DAVOS se e da BILDERBERG e se non sai cosa sono realmente questi gruppi di potere informatevi, e curate la vostra ignoranza in merito !!
Ritratto di Oxygenerator
1 luglio 2024 - 19:53
Continua solo ha scrivere kazzate complottiste. Lei ha detto di essere un tecnico e che tecnicamente, l’auto elettrica non potrá essere la soluzione in futuro. Le ho chiesto di dirmi i motivi che tecnicamente, rendono impossibile questo futuro secondo lei. Lei, non risponde. Scrive solo insultando l’intelligenza di tutti noi, con kazzate e argomenti astrusi. Lei afferma di avere dei motivi tecnici che rendono impossibile il futuro fruitore elettrico. Se vuole essere preso su serio e non preso per il kulo, come giá accade, vogliamo sapere da lei, quali sono questi impedimenti tecnici. Questa è la risposta che ci interessa. Non l’elenco delle boiate che si scrivono in rete, sui complottisti vari.
Ritratto di Flynn
1 luglio 2024 - 20:09
2
Ehhhh ma lui la Tesla S l’ha avuta veramente!!!
Ritratto di Oxygenerator
1 luglio 2024 - 19:14
Quali sarebbero le droghe normali ? Il rosmarino ? La salvia ? Il prezzemolo forse ?
Ritratto di GiaZa27R
28 giugno 2024 - 13:52
2
Speriamo proprio sia foto di altra auto e nn marchio Ferrari. Per carità
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
28 giugno 2024 - 20:00
tranquillo ferrari e diretta dall ebreo di elkan e i risultati in F1 si vedono con il binocolo ! ed e lui che ha dato ordine di spingere su un veicolo elettrico ferrari per fare tendenza , anche se dopo non la compera nessuno a loro non importa! l importante e che gli schiavi girino con i bidoni elettrici , e lo ricaricano solo se il loro credito sociale a punti e alto !!
Ritratto di Volandr
28 giugno 2024 - 22:05
Se la forma rimane questa, per me bocciata.
Ritratto di pierfra.delsignore
1 luglio 2024 - 00:37
4
La forma? Ma lo sai che sono prototipi con cammuffature? Siete imbarazzanti a volte per voler commentare senza un briciolo di competenza
Ritratto di Volandr
1 luglio 2024 - 09:13
"Se" la forma rimane questa, per me bocciata
Ritratto di Trattoretto
29 giugno 2024 - 21:32
Previsto Sistema Sanitario Nazionale sotto pressione. Auto che farà ricoverare molti gufoni termici.
Ritratto di Rush
30 giugno 2024 - 01:55
Per gli amanti e non dei termici ed elettrici… un po’ per tutti… dichiarazione di oggi di Elkan “ 29 GIU 2024 20:00 “DA PICCOLO, MI INTRUFOLAVO NEL GARAGE DI MIO NONNO E ACCENDEVO LE FERRARI DI NASCOSTO” – JOHN ELKANN SUL PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL “CAVALLINO”: “SONO DIVENTATO PRESIDENTE IN UN MOMENTO COMPLICATISSIMO E DOLOROSISSIMO PER LA PERDITA DI MARCHIONNE” – “LE FERRARI ELETTRICHE? UNA OPPORTUNITÀ, NON È UN OBBLIGO NÉ UN RISCHIO, NON CI SOGNEREMO MAI DI TOGLIERE IL MOTORE 12 CILINDRI A CHI LO VUOLE” – LA FORMULA1 , IL NUOVO STABILIMENTO “GREEN” E LE VOCI SULL’ARRIVO DEL “GENIO” PAUL NEWEY…” cunteeent ?
Ritratto di pierfra.delsignore
1 luglio 2024 - 00:40
4
Ma infatti il futuro della produzione è quello, ci saranno nicchie di mercato che vorranno sempre il V12, poi faranno auto ibride per l'altro prestazionale, perché è la tecnologia che deriva dalle competizioni ed elettriche. Certe assurde distinzioni le fanno gli estremisti gli appassionati parlano di tecnica, mi piacerebbe capire se, uno dei due modelli sarà una berlina o una coupè, se avrà trazione integrale con torque vectoring e come risolveranno il problema tipico degli elettrici che tendono ad appiattire la spinta sulle altissime velocità, per andare oltre i 300.
Ritratto di Oxygenerator
1 luglio 2024 - 19:58
Trovo impossibile credere a elkann. Qualsiasi cosa dica.
Ritratto di Rush
1 luglio 2024 - 23:48
Su questo concordo al 1000%…-:)))
Ritratto di Alex-0110
1 luglio 2024 - 09:45
1
La Ferrari elettrica mi mancava… siamo messi malissimo se Ferrari passa all’elettrico siamo f0ttut1! Sembra una Purosangue Focus RS STI non si capisce la forma XD. A parer mio anche il Purosangue non aveva senso e la fiancata sembrava quella della Kia EV6
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:18
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:18
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:18
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:18
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:19
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:19
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:19
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:19
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis
Ritratto di POWERSMARTTHEBEST
2 luglio 2024 - 20:20
Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos promotore della transizione ecologica digitale delle popolazioni verso energie rinnovabili e veicoli elettrici, cibi creati in vitro, verdure in serre con sostanze chimiche senza terreno , proteine estratte da insetti, e carne artificiale creata in laboratorio. TUTTO QUESTO NON VALE PERO PER LORO LE ELITE che continueranno ad andare in giro con i jet a kerosene e grosse auto auto termiche e alimentarsi con cibo convenzionale .. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha scosso il World Economic Forum (WEF) di Davos, portando alla luce accuse di un ambiente lavorativo all’insegna di razzismo e molestie. Questo reportage giornalistico inchiesta ha scosso profondamente l’organizzazione, rivelando una serie di problemi interni che hanno compromesso la reputazione dell’organizzazione. Secondo il rapporto, dietro le quinte del prestigioso forum economico si nasconde un ambiente lavorativo descritto come tossico e caratterizzato da discriminazioni diffuse. Si tratta di polemiche che continuano a suscitare dibattiti, mentre l’organizzazione si impegna a difendere la propria integrità e a rafforzare le misure per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso per tutti i suoi dipendenti. Scopriamo più nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le accuse formulate dal noto quotidiano statunitense. Piovono accuse di razzismo e molestie sul World Economic Forum di Davos Il quotidiano ha documentato infatti casi di molestie, discriminazioni e licenziamenti controversi all’interno del WEF, mettendo in luce come le donne, le persone di colore e i dipendenti over 50 siano stati particolarmente colpiti da queste pratiche. Il rapporto evidenzia che tali licenziamenti sarebbero stati effettuati su base discutibile, spesso giustificati con il necessario “restyling giovanile” dell’organizzazione, un obiettivo che pare fosse stato imposto personalmente da Klaus Schwab, fondatore del WEF. Un episodio significativo menzionato nel rapporto riguarda un dirigente italiano che, secondo le fonti interne del Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver rifiutato di eseguire le direttive di Schwab volte a liberarsi dei dipendenti più anziani per abbassare l’età media del personale. Questa politica avrebbe provocato tensioni e controversie significative all’interno dell’organizzazione, minando la coesione interna e sollevando dubbi sulla gestione etica delle risorse umane. Inoltre, il rapporto accusa Schwab di adottare comportamenti che andrebbero contro le politiche standard sul posto di lavoro dei principali partner commerciali del WEF, aggiungendo ulteriori critiche alla gestione dell’organizzazione. La difesa del WEF In risposta alle accuse, il World Economic Forum ha respinto categoricamente le affermazioni del giornale, sottolineando i propri valori di diversità e inclusione come pilastri fondamentali della cultura aziendale. “I nostri team, provenienti da oltre 90 paesi, sono essenziali per il nostro successo e riflettono i nostri elevati standard“, ha affermato Yann Zopf, rappresentante del WEF. La replica dell’organizzazione include un impegno per principi chiari, politiche di tolleranza zero verso molestie e discriminazioni, formazione obbligatoria per tutto il personale e canali di segnalazione riservati. Il WEF ha anche evidenziato il continuo sviluppo delle proprie politiche e processi in linea con le migliori pratiche globali, restando fermamente contrariato dalle affermazioni del Wall Street Journal, descritte come “palesemente false” e destinate a travisare la reputazione dell’organizzazione. Rapporti che si incrociano: Klaus Schwab e Mario Draghi Ai tempi ha ricevuto molta enfasi l’incontro tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab, avvenuto il 22 novembre 2022 e che ha segnato un momento di collaborazione tra due figure molto note nel contesto economico globale. Schwab e Draghi, con una lunga storia di collaborazione, sono considerati da alcuni critici come simboli di una visione troppo globalista che suscita un dibattito acceso e posizioni antagoniste. Questo, per molti critici, per via delle loro posizioni nette e della determinazione sulle politiche promosse sia nel contesto del World Economic Forum (WEF) sia a livello internazionale. Klaus Schwab, nel suo discorso al forum del 2023, ha ribadito l’importanza di una piattaforma inclusiva per governare il futuro della comunità globale. Questa visione enfatizza la cooperazione internazionale, la globalizzazione economica e la governance multilaterale come strumenti chiave per affrontare le sfide globali, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare, fino alla digitalizzazione e alla pandemia. Tuttavia, questa prospettiva è stata oggetto di critiche da parte di movimenti antiglobalisti e di alcuni analisti. I critici di questa visione globalista contestano l’idea di una governance globale che potrebbe minare la sovranità nazionale e favorire interessi elitari a discapito delle comunità locali. Essi sostengono che tali iniziative potrebbero concentrare il potere decisionale in poche mani, spesso non elette democraticamente, e ridurre la capacità dei singoli paesi di autodeterminarsi. Inoltre, movimenti antiglobalisti mettono in discussione l’efficacia e la trasparenza delle istituzioni globali come il WEF nel risolvere le disuguaglianze economiche globali e i problemi di sostenibilità ambientale. C’è preoccupazione che le politiche proposte da figure come Schwab possano favorire le grandi corporazioni e le élite finanziarie a scapito delle piccole imprese e dei lavoratori. Questo dibattito riflette un contrasto fondamentale tra due visioni del futuro globale: da una parte, l’idea di un ordine mondiale basato sulla cooperazione e l’integrazione economica; dall’altra, la difesa della sovranità nazionale e dei diritti delle comunità locali contro una presunta centralizzazione del potere globale. Un’organizzazione in declino già da alcuni anni? Tuttavia, come evidenziato da Italia Oggi nel 2022, il Forum di Davos sta vivendo una fase di trasformazione critica, passando da essere un esercizio di esibizione per miliardari a un’assemblea che riflette le fratture geopolitiche globali. Il WEF aspira a fungere da “ONU degli affari”, influenzando l’economia internazionale attraverso i principi della globalizzazione e della libertà dei commerci. Questi principi sono stati al centro del Great Reset proposto da Schwab all’inizio della pandemia, un’idea ambiziosa per una quarta rivoluzione industriale basata su intelligenza artificiale, energie sostenibili, e trasformazioni digitali, progettata per ridefinire il governo globale attraverso un maggiore controllo sui consumi, la produzione e il benessere delle persone. Tuttavia, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno rallentato questa visione, ponendo sfide significative al tentativo del Forum di ristabilire un nuovo ordine mondiale. La geopolitica mondiale è in profonda evoluzione, con il mercato globale dei commerci che si contrae e la crescita dell’autocrazia in nazioni chiave come la Cina, che sfida apertamente il modello democratico occidentale. In questo contesto, proposte come il “friend-shoring” di Janet Yellen, volte a riformare il commercio internazionale su base di valori condivisi, rappresentano un tentativo di rispondere alle sfide della globalizzazione. Tuttavia, il dibattito rimane acceso, con alcuni Paesi, tra cui la Germania, che esprimono riserve significative. Il Forum di Davos, nonostante il suo storico prestigio, continua pertanto a vedere un declino nella sua influenza, conforme al cambiamento dei paradigmi globali e alle critiche sul divario crescente tra ricchezza e povertà, come evidenziato dai rapporti annuali di Oxfam. La pandemia ha accentuato tale divario, rendendo i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri, un’ineguaglianza che continua a sollevare preoccupazioni globali. E adesso l’inchiesta del Wall Street Journal rischia di dare un colpo di grazia definitivo. Fonte: articolo di Milena Fortis