FERRARI INTIMO - Arriverà nelle sale giovedì 14 dicembre “Ferrari”, l’ultimo lavoro di Michael Mann (regista, fra l’altro, di Heat - La sfida, L’ultimo dei Mohicani, Miami Vice) che è dedicato al mitico fondatore della casa di Maranello. Un film atteso e chiacchierato, che arriva vent’anni dopo l’omonima mini-serie TV del 2003 con Sergio Castellitto. Questa volta è Adam Driver a interpretare il “Drake”, con la convincente Penelope Cruz nel ruolo della moglie Laura Garello e Shailene Woodley in quello dell’amante Lina Lardi. Se vi aspettate una pellicola adrenalinica sulle corse, alla Rush o alla Le Mans ’66, rimarrete delusi: qui le automobili si vedono poco, relegate in secondo piano rispetto alla tormentate vicende personali di Ferrari.
UN PERIODO COMPLESSO - L’anno è il 1957, un Ferrari già maturo e affermato si appresta a risollevare le sorti dell’azienda scommettendo tutto sulla vittoria alla Mille Miglia: la gara su strada che, partendo da Brescia, raggiungendo Roma e ritornando nel capoluogo lombardo, scatenava l’entusiasmo degli italiani. Nel frattempo, la vita famigliare del “Drake” è tutt’altro che rosea: il primogenito Alfredo “Dino” è morto da un anno, il matrimonio con Laura è al capolinea e al figlio Piero (avuto con Lina Lardi) non è ancora riconosciuto il cognome del padre. Sullo sfondo, una situazione finanziaria che costringe il “Grande Vecchio” di Maranello a intavolare trattative con Henry Ford II e con la Fiat di Gianni Agnelli. Dopo più di un’ora passata a scandagliare le spinose vicende amorose di Ferrari (lecito pensare a delle ricostruzioni piuttosto romanzate, visto l’assoluto riserbo del “Drake” sulla sua vita privata), si arriva finalmente alla partenza delle “rosse” alla Mille Miglia del 1957.
L’ULTIMA MILLE MIGLIA - A contendersi la vittoria sul traguardo di Brescia ci sono tre Ferrari, guidate da Piero Taruffi (cinquantenne, pilota di grande esperienza), Wolfgang von Trips e Alfonso De Portago, in coppia con il copilota Edmund Gurner Nelson. I sogni di gloria vengono funestati però dall’incidente mortale avvenuto a Guidizzolo (vicino Mantova) che coinvolge proprio di De Portago. Lo scoppio di uno pneumatico della sua 335 S lanciata a oltre 200 orari genera una micidiale carambola, che uccide sul colpo De Portago, Nelson e nove spettatori (fra o quali cinque bambini). La vittoria finale andrà a Taruffi (e quindi a Ferrari), ma questa tragedia segna la fine della Mille Miglia come gara di velocità.
GRAN SASSO - Poco spazio viene lasciato alla sofferenza del “Drake” per quanto successo: Adam Driver ci restituisce un Ferrari sempre freddo, cinico e calcolatore. Un tratto caratteriale un po’ in contrasto con quel Ferrari che si trincerava dietro ai suoi occhiali scuri, ma che in più di un’occasione dimostrò vicinanza e affetto ai suoi piloti caduti; si pensi a Giuseppe Campari o all’amato Gilles Villeneuve, per il quale ebbe a dire: “A quel ragazzo io ho voluto bene”. Fanno la gioia degli appassionati, comunque, le ottime riprese con scene di corsa della Mille Miglia del ’57, ambientate nelle magnifiche strade del Gran Sasso.