NON LONTANO DA NAPOLI - Dal 2011, secondo quanto risulta ad alVolante.it, la Fiat Panda non verrebbe più prodotta a Tichy, in Polonia, ma a Pomigliano d'Arco, a due passi da Napoli. Uno stabilimento sorto negli anni settanta per sfornare l'Alfasud e noto, in passato, per l'assenteismo record. Invece oggi Pomigliano è il fiore all'occhiello delle fabbriche Fiat, sia per la modernità degli impianti (rinnovati totalmente lo scorso anno) sia per la preparazione tecnica del personale, che ha seguito specifici corsi di formazione.
ALLA FIAT COSTERÀ DI PIÙ - Appena aggiornata (leggi qui la news), la Panda è ormai giunta alla maturità: la citycar più venduta in Europa (252.000 unità da gennaio a ottobre 2009, +31% sul 2008) dovrebbe essere completamente rinnovata solo nel 2013. Per quel che riguarda l'attuale, i processi di produzione (verniciatura, montaggi, messa a punto) sono talmente collaudati da garantire un livello elevato di cura costruttiva e di affidabilità. Infatti c'è chi considera la Panda la “migliore” delle Fiat di oggi. A Torino tengono molto a questa sua fama e, anche per questo, avrebbero deciso di proseguire la produzione proprio nel modernissimo stabilimento di Pomigliano d'Arco; anche se, a detta degli analisti, tra imposte e costi del personale, ogni Panda fatta in Italia costerebbe all'azienda circa 500 euro in più rispetto alla stessa auto costruita in Polonia.
Gli interni della nuova Fiat Panda.
LASCIA IL POSTO ALLA YPSILON - Il fatto è che le linee di produzione polacche dove attualmente nasce la Panda (e i cui impianti, secondo le nostre informazioni, sarebbero trasferiti a Pomigliano d'Arco), nel 2011 verranno impiegate per la produzione della futura Lancia Ypsilon, che infatti non sfrutterà più il pianale della Fiat Punto, ma proprio quello della Panda (stessa piattaforma utilizzata anche per la 500).
UNA SCELTA STRATEGICA - Tutto ciò significa anche che lo stabilimento siciliano di Termini Imprese (che attualmente sforna la Ipsilon) resterà senza modelli da produrre. È una scelta strategica, dettata soprattutto dal fatto che la fabbrica vicino a Palermo pone grossi problemi sotto il profilo della logistica, trovandosi ormai troppo fuori mano rispetto alle attuali “rotte industriali” dell'automobile. La Fiat ha già annunciato che per lo stabilimento vuole rinunciare alla produzione di auto complete, a favore, a quanto sembra, di componenti sempre legati all'automobile. Di qui, le proteste (anche negli ultimi giorni) dei lavoratori siciliani, che temono per il posto di lavoro, e varie prese di posizione a livello politico, dal ministro Scajola al governatore Lombardo.
NESSUNA SPERANZA PER TERMINI IMERESE - Ieri Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, è stato molto chiaro: “Tenere tutti gli stabilimenti aperti non è fattibile in un mondo che è cambiato drasticamente”. Il messaggio era al Governo e ai sindacati, a pochi giorni dalla presentazione del piano industriale Fiat. “In Italia”, ha aggiunto Marchionne, “abbiamo sei stabilimenti e produciamo l'equivalente di quello che si realizza in una sola fabbrica in Brasile. Questo non ha nessuna logica industriale”.