NON C'È POSTO PER LORO - L'inaugurazione dello stabilimento in Cina per la produzione della berlina Viaggio (qui la news) non deve essere certo bastata a portare una boccata d'aria fresca dalle parti del Lingotto, il quartier generale della Fiat. Ai piani alti della storica palazzina di via Nizza a Torino, il clima deve essere di quelli infuocati. E non solo per l'ondata di caldo che ha investito l'Italia. Preso atto della sentenza del Tribunale di Roma che ha impone il reintegro di 145 persone nello stabilimento di Pomigliano d'Arco (foto sopra, leggi qui per saperne di più), con una nota ufficiale il gruppo torinese ha annunciato che farà ricorso perché l'ordinanza “arrecherebbe un danno irreparabile all'attuale contesto lavorativo in FIP (Fabbita Italia Pomigliano)”.
LE MOTIVAZIONI DELLA CASA - Secondo la Fiat, al momento il numero di dipendenti dello stabilimento campano, dove viene costruita la nuova Panda, sarebbe più che adeguato per far fronte alle attuali esigenze di mercato. Si legge nel comunicato: “qualsiasi ulteriore assunzione comporterebbe il contemporaneo ricorso alla cassa integrazione, se non a procedure di mobilità, nel caso in cui la cassa integrazione non fosse disponibile, per un numero di dipendenti corrispondente a quello dei nuovi assunti”. Insomma, il confronto con le parti sociali si annuncia ancora infuocato, considerato che ad oggi delle circa 5000 persone impiegate in precedenza, sono poco più di 2000 quelle che sono state riassunte sulla base dei nuovi accordi sindacali.
IVECO CHIUDE 5 FABBRICHE - Problemi anche alla Fiat Industrial. È di oggi la notizia che entro la fine dell'anno verranno chiusi 5 impianti della Iveco in Europa (1.075 lavoratori complessivamente): l'annuncio è stato dato da Alfredo Altavilla, amministratore delegato del marchio, in occasione della presentazione del nuovo camion Stralis. Si tratta delle fabbriche di Chambery, in Francia, quelle di Weiswll e Ulm (che diventerà però un centro di eccellenza per i mezzi antincendio) in Germania, e quelle di Gratz e Goerlitz, in Austria. La loro chiusura farebbe parte di un piano di razionalizzazione che ha già portato a cessare la produzione negli stabilimenti di autobus di Avellino e Barcellona.