DEVE RECUPERARE IL RITARDO - Sergio Marchionne sembra essersi finalmente accorto della Cina. Lo testimonia l’imminente lancio della Fiat Viaggio (nelle foto), presentata in questi giorni al Salone di Pechino. Alcuni osservatori, però, sono scettici. E si chiedono: non sarà troppo tardi? La domanda è legittima. In quello che è ormai il maggiore mercato dell’auto al mondo, l’anno scorso il Lingotto non ha venduto neanche mille veicoli, che diventano circa 35.000 sommando le immatricolazioni a marchio Chrysler. Bazzecole, a confronto dei 2,55 e 2,26 milioni di vetture vendute, rispettivamente, da General Motors e Volkswagen. E dire che la Cina potrebbe giocare un ruolo di primo piano per la tenuta dei conti del gruppo italo-americano, “sofferente” per la crisi del mercato europeo e fin troppo dipendente dalle vendite in Brasile e Stati Uniti. Eppure, l’intero mercato dell’Asia non pesa che per il 5% sui profitti del gruppo.
OBIETTIVI IRRAGGIUNGIBILI? - La Fiat Viaggio tenta di recuperare il tempo perduto. Costruita a partire da giugno in Cina, nella nuova fabbrica di Changsha (nella provincia di Hunan), e in consegna a partire dal terzo trimestre dell’anno, la nuova berlina è studiata ad hoc per il mercato cinese. Obiettivo: venderne almeno 170.000 l’anno. In tutto, il gruppo Fiat-Chrysler conta così di piazzare, all’ombra della Grande Muraglia, sulle 300.000 vetture l’anno nel 2014. Troppe, secondo gli analisti della IHS Automotive: per loro, sarà difficile che la casa italo-americana superi quota 200.000, visto il ritardo con cui s’è mossa e tenuto conto che il Dragone non cresce più ai ritmi mozzafiato degli anni passati. Una buona affermazione in Cina è comunque di vitale importanza per il Lingotto: senza, sarà difficile che possa tagliare il traguardo dei 100 miliardi di euro di fatturato nel 2014 (quest’anno, l’obiettivo è arrivare a 77 miliardi).