MENO DEL 10% - I cinesi potrebbero mangiarsi una fetta di General Motors (foto sopra, il quartier generale). La Shanghai automotive industry corporation sarebbe interessata ad acquistare delle azioni del colosso Detroit, che si prepara a tornare in Borsa dopo essere passato per il Purgatorio dell’amministrazione controllata nel 2009. Bocche cucite circa l’entità dell’investimento. Secondo indiscrezioni raccolte dall’agenzia di stampa inglese Reuters, la casa cinese parlerebbe di un quota “a una cifra”. Dunque, inferiore al 10%. Non è però scontato che il Tesoro degli Stati Uniti acconsenta a una manovra potenzialmente impopolare come l’ingresso degli stranieri nel capitale di una delle industrie-simbolo del paese. Tanto più che il 2 novembre gli americani torneranno alle urne per eleggere i membri del Congresso e gli ultimi sondaggi di popolarità non sono favorevoli ai democratici del presidente in carica Barack Obama. E pazienza se la Shanghai automotive e la General Motors sono partner da 13 anni in Cina.
DEBITI DA RIMBORSARE - L’opinione pubblica americana ha già mal digerito i 49,5 miliardi di dollari spesi dal governo per salvare la casa di Detroit dal fallimento. “Saranno rimborsati, ma ci vorranno alcuni anni”, assicura Daniel Akerson, neo-amministratore delegato di General Motors. Niente a che vedere con i francesi della Renault e della Psa Peugeot-Citroën, che hanno rimborsato in anticipo l’Eliseo, versando il primo dei tre miliardi di euro ricevuti da ciascuna casa per arginare la crisi del comparto automobilistico (il saldo avverrà entro il 2014). O con la stessa Ford, unica casa statunitense a non chiedere l’intervento del governo per fare fronte alla crisi finanziaria. Tempi lunghi, invece, per il rimborso degli aiuti da parte della Chrysler, ormai controllata dalla Fiat. Nei piani del Lingotto c’è l’acquisizione di un altro 16% del costruttore americano (dal 20% odierno), ma questa opzione potrà essere esercitata soltanto a partire dal gennaio 2013, e solo se il debito della Chrysler nei confronti delle autorità pubbliche verrà portato al di sotto dei 4 miliardi di dollari dagli attuali 6,6 milioni. In ogni caso, la Fiat non potrà superare quota 49,9% fino a quando il debito di Chrysler non sarà estinto.