NEWS

Greenpeace dà i voti alle case automobilistiche

Pubblicato 11 novembre 2021

L’associazione ambientalista stila una sua personale classifica dei costruttori che tiene conto, sia dei programmi di eliminazione dei motori a scoppio, sia della decarbonizzazione delle forniture.

Greenpeace dà i voti alle case automobilistiche

GIUDIZIO SEVERO - Greenpeace East Asia ha prodotto un ponderoso studio di 84 pagine, l’Auto Environmental Guide, che esamina la strategia di decarbonizzazione dei 10 principali gruppi automobilistici globali. L’analisi tiene conto di vari parametri e i giudizi sono severi, dato che boccia sonoramente Toyota e Stellantis (dando loro una F--), e dà un giudizio poco meno negativo a Ford e Daimler, che hanno F-. Un po’ meglio fanno Honda, Nissan e Hyundai-Kia, che guadagnano un F+, mentre Renault ha D-, Volkswagen D e General Motors è la migliore, meritandosi un C-. L’analisi è complessa e tiene conto sia dei programmi di eliminazione dei motori a scoppio sia della decarbonizzazione delle forniture usate per la costruzione. I termini dell'eliminazione graduale dei veicoli con motore a scoppio pesa per l'80% nella valutazione complessiva mentre la decarbonizzazione della catena dei fornitori pesa per il 20%. Ricordiamo infatti che la costruzione dei veicoli ha emissioni di CO2, dirette o equivalenti, e che le auto elettriche, ad oggi, sono svantaggiate in questo aspetto proprio per le loro batterie.

VOGLIAMO LE DATE - Greenpeace considera molto male il fatto che nessun gruppo preveda una data per eliminare i veicoli con motore a combustione interna (ICE) prima del 2035, il che rende molto difficile raggiungere l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5° C. Sette gruppi - Daimler, Ford, Nissan, Renault, Stellantis, Toyota e Volkswagen- non hanno poi alcuna data per l’eliminazione degli ICE in nessun mercato e per nessuno dei loro marchi principali. Diversi gruppi si muovono a “macchia di leopardo”, con Honda, per esempio, che dichiara che il 40% delle sue vendite globali sarà di veicoli a batteria e a fuel cell, una media che prevede però una quota di solo il 20% in Giappone. Greenpeace considera i due più grandi gruppi globali, Toyota e Volkswagen che, come sappiamo, hanno vendite paragonabili (8,85 milioni e 8,77 milioni di veicoli nel 2020). La quota di veicoli a batteria e a fuel cell (gli unici veramente a zero emissioni locali) è stata 2,43% per il gruppo tedesco e 0,12% per Toyota che, però, produce anche auto a idrogeno, le FCEV.

IBRIDE ALLA SBARRA - Ci si potrebbe stupire del pessimo giudizio dato a Toyota, la casa che ha reso fruibili ed efficaci le automobili ibride: dal 1997, anno della prima Prius, ad oggi ha venduto nel mondo ben 18,7 milioni di ibride full. Greenpeace valuta correttamente che le ibride full riducono le emissioni del 20% rispetto alle vetture ICE paragonabili, ma questo non basta ad evitare un giudizio molto negativo per Toyota. A penalizzarla nello studio di Grennpeace (con criteri poco oggettivi e quindi criticabili, le deductions che vedete nella classifica) è anche la sua azione di lobbyng contro l’auto elettrica, esercitata dal presidente Akio Toyoda anche nel suo ruolo di capo dell’associazione dei costruttori giapponesi (qui per saperne di più). Va detto inoltre che Toyota, “pigra” nel dichiarare un suo piano per uscire dal mercato degli ICE, fa meglio di Stellantis, Daimler, Honda, Hyundai-Kia e Volkswagen riguardo la decarbonizzazione della sua catena di fornitura. Greenpeace punta inoltre il dito contro le plug-in imputando loro emissioni reali di CO2 molto superiori a quelle omologate soprattutto nel modo ricarica molto pubblicizzato dalle Case. 

BERSAGLIO SBAGLIATO? - Discorso inverso per General Motors, ben valutata non solo perché ha forniture a basse emissioni, ma anche per le sue dichiarazioni di voler vendere solo veicoli leggeri a zero emissioni locali entro il 2035. Programma ambizioso perché ha un solo modello a batteria venduto negli USA mentre la cinese Hong Guang (prodotta con una joint venture) da sola è il 58% degli EV del marchio, ma la gestione dei suoi materiali non è così trasparente. Un altro dato interessante citato da Greenpeace è la ripartizione delle emissioni di gas serra a seconda dei settori. La parte del leone la fa l’aggregato “generazione di elettricità e calore”, che negli ultimi anni ha emesso stabilmente più del doppio rispetto al settore “trasporti”. Purtroppo i dati sono troppo aggregati, mischiando ad esempio le pestilenziali superpetroliere con i treni elettrici o le caldaie a carbone con gli impianti eolici e fotovoltaici. Un dato è certo: i trasporti emettono certamente molto ma sostituire negli affollati centri urbani tutti gli attuali veicoli con quelli a emissioni locali zero servirebbe a poco se non si mettesse mano anche agli impianti di riscaldamento, spesso obsoleti e privi di qualsiasi accorgimento per l’abbattimento delle emissioni.

> LEGGI ANCHE“Carbon footprint”, per capire davvero quanto inquinano le automobili



Aggiungi un commento
Ritratto di Volpe bianca
11 novembre 2021 - 18:35
Imparzialità a livelli mai visti. Basta promettere e il voto si alza. Articolo interessante, critico al punto giusto.
Ritratto di Giulio Menzo
12 novembre 2021 - 20:57
2
Ah beh, allora se basta promettere...
Ritratto di Giulio Menzo
12 novembre 2021 - 20:57
2
Siamo a puest
Ritratto di Volpe bianca
12 novembre 2021 - 20:59
:)))
Ritratto di Turbostar48
11 novembre 2021 - 19:05
Greenpeace dai i voti alti agli amici, non alle case automobilistiche, questo è il titolo giusto.
Ritratto di Meandro78
11 novembre 2021 - 20:18
E pure questa manica di pendagli da forca, le cui donazioni di milioni di gonzi spariscono in mille rivoli, si è espressa.
Ritratto di Spock66
11 novembre 2021 - 20:36
Prossima auto..Toyota!
Ritratto di RubenC
11 novembre 2021 - 20:40
2
Non che ci fossero dubbi. Per chi è contro l'elettrico è uno dei pochi costruttori che ha senso scegliere, in modo da finanziare col proprio acquisto non prodotti più sostenibili, ma politici pagati per bloccarli ad ogni costo... Perlomeno è una scelta coerente.
Ritratto di Roomy79
11 novembre 2021 - 21:58
1
Una rivista seria nn avrebbe neppure pubblicato un articolo in cui Greenpeace (classico buco nero mangia soldi) valuta le case automobilistiche
Ritratto di Dr.Torque
12 novembre 2021 - 09:39
L'unica affermazione sensata è che il trasporto su gomma è responsabile solo di una parte dell'inquinamento e delle emissioni di CO2. Per il resto si leggono considerazioni opinabili fino ad arrivate alla vetta della valutazione delle case sul piano delle promesse da qui al 2035, che è semplicemente imbarazzante.
Ritratto di Andre_a
12 novembre 2021 - 15:18
GM la meno peggio?? Grazie, Greenpeace, dico subito a mia moglie di annullare l'ordine della Honda e, prendiamo una Escalade per salvare il pianeta.
Ritratto di Miti
14 novembre 2021 - 13:51
1
Andre_a ... vai tranquillo perché oltre il mega suvone ti danno anche svariati migliaia di km di strada, due pompe di benzina , ovviamente tutto in comodato d'uso, benzinaio donna di età tra 25 e 35 anni selezionate dai concorsi di bellezza locali e lavaggio auto incluso per tutta la vita. E se vuoi anche pedrali ...solo con la variante più potente e accessoriata.
Ritratto di Giulio Menzo
14 novembre 2021 - 18:34
2
@Miti :))))))
Ritratto di Gabriele 1989
16 novembre 2021 - 12:59
E' provato da tempo che i maggiori responsabili dell'inquinamento atmosferico sono i riscaldamenti domestici e le attività industriali. E' importante che anche la motorizzazione sia convertita gradualmente in più ecologica ma questa frenesia è ingiustificata dato che ancora la maggior parte di energia elettrica è derivata da fonti fossili e che la produzione e lo smaltimento delle batterie in questo momento in commercio inquina più di un auto a motore termico. Reputo più urgente muoversi su altri settori più inquinanti, sullo sviluppo di batterie veramente green e sulla produzione energetica al 100% da fonti rinnovabili. Se vogliamo poi pensare al settore mobilità occupiamoci prima di efficientare i mezzi pubblici su rotaia, gomma, navali e soprattutto aerei.