STOP ANCHE DAI PIÙ CONVINTI - Il governatore dell’Arizona è sempre stato tra i più convinti sostenitori dell’auto a guida autonoma, tanto da permetterne la sperimentazione sulle strade del suo stato, praticamente senza alcuna limitazione. Ieri però, lo stesso governatore ha deciso di sospendere test che la società Uber aveva in corso anche sulle strade di Phoenix (oltre ad altre quattro località negli Usa e in Canada). Ciò in seguito al tragico incidente in cui una donna ha perso la vita dopo essere stata investita dalla vettura di Uber (qui la news).
SI POTEVA EVITARE? - In un primo momento era stato affermato che le riprese on-bord registrate dalla stessa vettura testimoniavano della impossibilità di evitare l’urto, dato che il pedone pareva comparso all’improvviso. Successivamente però ci sono state altre autorevoli prese di posizione di esperti che hanno indotto le autorità dello stato dell’Arizona (dove si trova Phoenix) a prendere la decisione citata. Inoltre la famiglia della vittima ha intentato una causa contro Uber e quindi ci sarà un processo nel quale saranno analizzati tutti i dettagli dell’incidente per capire cosa non ha funzionato in un’auto dotata di una tecnologia che, grazie ai molteplici sensori, dovrebbe essere in grado di “vedere al buio”.
DI CHI SARÀ LA COLPA? - E a proposito di visione notturna, sono da registrare le dichiarazioni di due esponenti di altrettante società che forniscono componenti per le Volvo XC90 utilizzate da Uber (come quella nella foto in alto): si tratta di Velodyne per il sistema lidar e Aptiv per radar e videocamere. Entrambe le aziende mettono le mani avanti affermando che i loro sistemi funzionano lasciando quindi intendere che potrebbe essere stato un difetto del software di Uber a provocare l’impatto. Ma questo sarà, appunto, il processo ad appurarlo.