L’OPINIONE DEL “MADE IN BRITAIN” - L’imminenza del voto sul referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea sta suscitando numerose notizie e indiscrezioni sulle diverse valutazioni a proposito delle due ipotesi, anche da parte delle case automobilistiche. Dopo le prese di posizione contrarie alla Brexit di Toyota, Nissan, Ford, oltre all’associazione dell’industria automobilistica britannica (qui per saperne di più), a quanto pare anche il gruppo Jaguar Land Rover ritiene sconveniente la rottura con l’Europa.
PERDITA SECCA - Indiscrezioni provenienti dall’interno della società (che fa parte del gruppo indiano Tata) sostengono che i vertici della casa avrebbero compiuto una simulazione economica dell’eventuale uscita, arrivando alla conclusione che il costo per la casa sarebbe molto elevato: alla fine del decennio i profitti annui anteimposte sarebbero ridotti di un miliardo di sterline (circa 1,2 miliardi di euro). La valutazione dei vertici del gruppo JLR comprenderebbero anche l’ipotesi di spostare la sede della società in un paese dell’Unione. Altre conseguenze dell’incertezza sull’esito del referendum è stata la decisione di mettere in stand by la trattativa di acquisto dello storico autodromo di Silverstone, a cui la Jaguar Land Rover sta lavorando da qualche tempo. Analogamente sono stati sospesi i lavori che, nei programmi originali, dovrebbero portare alla costruzione di una nuova fabbrica in Slovacchia, in attesa di un chiarimento della situazione.
QUESTIONE DI TASSE - Il calcolo dei minori profitti si baserebbe da un lato sulla prospettiva dei dazi doganali (10%) che i clienti europei delle vetture Jaguar e Land Rover dovrebbero pagare se la Gran Bretagna non facesse più parte dell’Unione, dall’altro sulle tasse che dovrebbero essere pagate per la componentistica d’importazione. Secondo le indiscrezioni sarebbero contenute in un documento interno di 89 pagine intitolato “Referendum: the View”. Per il bilancio 2015/2016 il gruppo Jaguar Land Rover ha registrato un profitto ante imposte di 1,6 miliardi di sterline. Il totale delle vendite per le due marche Jaguar e Land Rover nel 2015 è stato di circa 520 mila unità, di cui almeno un quarto relativo ai mercati europei.
BREXIT UGUALE NUOVI COSTI - Studi economici interni a parte, lunedì scorso l’amministratore delegato del gruppo Jaguar Land Rover, Ralph Speth, ha anche lui (come i vertici della Toyota e della Ford Europa) scritto una lettera ai dipendenti, sostenendo la convenienza della società alla permanenza del Regno Unito nell’UE “perché è evidente che noi dovremmo affrontare nuovi costi, - ha detto Speth - con conseguente aumento dei prezzi di vendita. Cosa che ci renderebbe meno competitivi sui mercati europei”.
I FAVOREVOLI ALLA BREXIT - A completamento del quadro, va anche detto che i sostenitori della Brexit difendono le loro posizioni affermando che non sarebbe difficile per la Gran Bretagna ottenere buone condizioni per le esportazioni, contando sul fatto che il mercato britannico è molto importante per l’industria automobilistica francese e tedesca.