IERI CATTEDRALE INDUSTRIALE, OGGI CENTRO POLIFUNZIONALE - Tra le sue mura oggi le persone fanno shopping, guardano un film al cinema, seguono una lezione di ingegneria dell’autoveicolo, mangiano un hamburger, una pizza o un sushi all’all you can eat. Eppure, fino a quarant’anni fa, dagli stessi cancelli da cui oggi transitano ogni giorno gli ospiti degli alberghi, i passanti e gli studenti del Politecnico, le automobili uscivano a migliaia. L’ultima, nel 1983, è stata la Lancia Delta, ma la storia dello stabilimento Fiat del Lingotto comincia sessant’anni prima. Più precisamente, nel maggio del 1923, con l’inaugurazione della fabbrica alla presenza del re Vittorio Emanuele III.
LA FIAT E LA SUA RIVOLUZIONE “VERDE” - Un tempo sul tetto dello stabilimento di via Nizza sorgeva la pista di collaudo della Fiat. Oggi, quel leggendario nastro d’asfalto in quota si è trasformato in un tappeto verde con più di 40.000 piante, un museo dedicato alla Fiat 500 e un circuito per le auto elettriche (qui la news). È la rivoluzione “verde” di un luogo che il celebre architetto Le Corbusier, pioniere del calcestruzzo per l’architettura, nonché tra i principali padri dell’urbanistica contemporanea, all’epoca non esitò a definire come “uno degli spettacoli più impressionanti che l’industria abbia mai offerto”. Sancendo in qualche modo il passaggio da città fabbrica a metropoli post-industriale, l’ex fabbrica Fiat del Lingotto, oggi centro polifunzionale che accoglie aule universitarie, negozi, ristoranti e hotel, continua a rappresentare un ponte tra il passato e il futuro non solo della Fiat, ma anche di Torino.
UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO - Il piccolo museo dedicato alla mitica 500, al quale si giunge dopo aver risalito a piedi la rampa elicoidale dell’ex fabbrica Fiat del Lingotto, suggerisce la potenza di quello che, al netto della sua profonda metamorfosi, rimane uno dei più importanti esempi italiani di modernità architettonica. Non solo: quella struttura, che alla sua nascita era il più grande stabilimento europeo destinato alla produzione in serie, racconta anche di una nuova organizzazione del lavoro, basata sull’esempio statunitense della Ford, dove la regola per raggiungere la massima efficienza in catena di montaggio era ridurre al minimo gli spostamenti degli operai dalla loro postazione.
VIETATO FERMARSI, IN NOME DEL PROGRESSO - Seguendo il modello fordista, nello stabilimento del Lingotto, progettato nel 1915 da Giacomo Matté Trucco, la Fiat ridisegnò l’intero processo di assemblaggio delle sue automobili. E ciò fu possibile grazie alla concentrazione in un’unica struttura di tutti i reparti in cui si svolgevano le diverse fasi del ciclo di lavorazione. Il flusso delle operazioni, suddiviso per piani, scorreva in senso verticale: l’operaio diventava per la prima volta parte di un ingranaggio che non doveva mai fermarsi. Al primo piano si stampavano le lamiere, al secondo si assemblavano i motori, al terzo gli ingranaggi, al quarto si verniciavano le scocche, mentre il quinto era destinato al montaggio finale e alle finiture.
CENT’ANNI DI STORIA A UN PASSO DALLE NUVOLE - Ecco che l’auto era finalmente pronta a muoversi sulle sue ruote, ma prima di approdare in concessionaria doveva ancora superare il collaudo sul tetto dell’edificio. Lungo un chilometro e mezzo, quel circuito a 28 metri d’altezza era formato da due rettilinei di 443 metri ciascuno raccordati da due curve sopraelevate e su di esso potevano sfrecciare contemporaneamente fino a cinquanta automobili. E oggi, cosa succede lassù, a un passo dalle nuvole? Tendendo bene l’orecchio, tutt’al più può capitare di sentire il ronzio di un’auto a corrente: un rumore quasi impercettibile, ma che scandisce bene il ritmo dei tempi che cambiano…