UNA LAUREA E UN ALLARME - Sergio Marchionne oggi è stato proclamato dottore in Ingegneria meccatronica dall’Università di Trento, Polo Meccatronica di Rovereto. La laurea gli è stata conferita "per l’eccezionale professionalità, impegno ed efficacia nella gestione di diverse realtà industriali ai massimi livelli internazionali". Un bel traguardo per chi la sua prima laurea, quella conseguita come studente, la ottenne in filosofia, per poi compiere altri studi in economia. Tenendo la rituale “lectio magistralis” dovuta da ogni laureato ad honorem, nelle parole di Marchionne ha fatto capolino anche una visione che potrebbe far pensare appunto alla sua formazione filosofica. Nel parlare dell’auto elettrica il ceo del gruppo FCA ha infatti usato parole gravi, invitando alla prudenza.
IL RAGIONAMENTO - Queste le parole di Marchionne: «Le auto elettriche possono sembrare una meraviglia tecnologica, soprattutto per abbattere i livelli di emissione nei centri urbani, ma si tratta di un'arma a doppio taglio. Forzare l'introduzione dell'elettrico su scala globale, senza prima risolvere il problema di come produrre l'energia da fonti pulite e rinnovabili, rappresenta una minaccia all'esistenza stessa del nostro pianeta». Il riferimento è stato chiaro anche se non esplicitato dal manager: le ormai numerose iniziative di diversi governi nel mondo che hanno deliberato programmi di massima per la fine “per legge” dei motori a combustibile fossile, cioè benzina e gasolio in pratica, per lasciare le strade solo alle auto elettriche. Iniziative del genere sono state prese in diversi paesi tra cui la Cina. Secondo Marchionne, la strada dell’auto elettrica va intrapresa «senza imposizioni di legge e continuando nel frattempo a sfruttare i benefici delle altre tecnologie disponibili, in modo combinato. È certamente più utile concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla diffusione di carburanti alternativi, soprattutto il metano, che per la sua origine e le sue qualità è oggi il più virtuoso e più pulito in termini di emissioni» ha sottolineato l'ad del gruppo Fiat Chrysler Automobiles.
I PIANI ELETTRICI DI MARCHIONNE - La presa di posizione di Marchionne può apparire una correzione rispetto a quanto il manager aveva affermato nel giugno del 2016 quando disse: «l’idea di realizzare un’auto elettrica c’è, ed è relativa ai segmenti premium e city-car”, aveva detto l’ad del gruppo FCA precisando: «penso a una Maserati e, fra le piccole, a una vettura dalle dimensioni ancora più contenute della 500: un modello specifico per la città, ma che sia anche utilizzabile nei tragitti a corto-medio raggio». In effetti non ci sono contraddizioni tra le due prese di posizione, perché quanto detto oggi da Marchionne è una risposta all'ondata da “tifo” per l’auto elettrica suscitata dallo stabilire da parte di autorità politiche di traguardi abbastanza ravvicinati per la realizzazione di una sorta di monopolio dei veicoli elettrici. La contrarietà di Marchionne è appunto su questa “grande marcia” forzata verso l’elettrico, senza sapere esattamente come e dove si otterrà l’energia necessaria per realizzare tale radicale cambiamento.
ANCHE TAVARES CRITICO - Marchionne ha paventato la messa in pericolo del pianeta, senza specificare come tale pericolo si creerebbe, ma forse una indicazione in tal senso l’ha data pochi giorni fa il suo collega Carlos Tavares, ceo del gruppo PSA che ha manifestato sostanzialmente le stesse perplessità-contrarietà sulla elettrificazione “forzata” auspicata da diversi governi statali. Tavares oltre a fare riferimento anche lui alle forme di produzione dell’energia ha introdotto il tema delle onde elettromagnetiche che si sprigionano durante la ricarica delle batterie, sottolineando come non ci siano ancora studi circa l’esposizione a tale fenomeno. Più in generale, Tavares ha usato parole forti nel respingere le imposizioni. «Stiamo andando verso una situazione in cui ci imporranno i veicoli elettrici. Bisogna che i politici e le istituzioni si assumano la responsabilità scientifica dell’obbligo del veicolo elettrico. Non vorrei che tra trent’anni ci accusino di non aver previsto i problemi inerenti il riciclaggio delle batterie, per esempio, o altri problemi legati all’elettrico».