BARUFFE SENZA COSTRUTTO - La crisi economica si fa sempre più pesante, il mercato dell’automobile è sceso a livelli che non si ricordavano neanche più, le agenzie di rating abbassano il giudizio sulla Fiat, le preoccupazioni sono grandi quanto l’incertezza sul futuro. E di che cosa ci si ritrova a leggere e a parlare? Dei giudizi attribuiti a Sergio Marchionne a proposito della città di Firenze e del suo sindaco-candidato premier Matteo Renzi. Cioè cose che nel merito dell’economia e delle vicende Fiat non c’entrano assolutamente nulla. Parole al vento, tempo perso.
AUTO E ARTE - La questione non può non essere nota, ma val la pena riepilogarla, così come è stata riportata: il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha criticato Marchionne per la sua decisione di accantonare il progetto di Fabbrica Italia e gli investimenti che questo comportava. Marchionne ha replicato dicendo che Renzi si crede di essere Obama ma non è Obama, è solo il sindaco di una città piccola e povera. Queste ultime parole hanno trovato una vasta enfatizzazione mediatica, che le ha fatte apparire come un giudizio sprezzante su Firenze e con lei su Donatello, Michelangelo, il Brunelleschi e tutto il Rinascimento. Una cosa fuori da ogni logica.
POLEMICHE SCONTATE - Fatto sta che ne è nato un vespaio di polemiche in cui sono intervenuti tutti, ovviamente per sottolineare la grandezza immensa di Firenze come luogo di storia, cultura e arte di importanza mondiale. Insomma, cose ovvie che non si può pensare siano novità per Marchionne.
QUESTIONE DI ESPERIENZA - Così a notte inoltrata (le agenzie riportano l’ora delle 23,26) è stato diffuso un comunicato Fiat con il quale l’amministratore delegato della Fiat chiarisce che le parole a lui attribuite sono state riportate fuori dal contesto del ragionamento in cui erano calate. Un discorso che era esclusivamente di carattere economico e voleva tracciare un confronto tra la realtà americana e quella della città di Firenze. Detto questo Marchionne ha anche ribadito, con chiarezza inequivocabile, la propria opinione su Matteo Renzi: «Penso che per la sua età e per l’esperienza limitata sia, almeno per il momento, non adeguato ad assumere una posizione di leader in un contesto economico e sociale complesso come è oggi quello italiano. A mio parere, una maggiore esperienza, che può solo accumularsi nel tempo, lo renderà più maturo e di conseguenza gli eviterà di esprimere opinioni senza logica contro la Fiat e la sua posizione industriale nel Paese, soprattutto in questo periodo di grave crisi economica a livello europeo».
L’EUROPA ARGINI GLI ASIATICI - Intanto, mentre si litiga sul valore di Firenze e di Matteo Renzi, la situazione dell’industria automobilistica assomiglia sempre più a una guerra, con vari fronti. L’ultimo in ordine di tempo pare sia quello dei rapporti dell’Unione europea con i Paesi terzi, con i quali si firmano trattati di libero scambio. In qualità di presidente della Acea, l’organizzazione dei costruttori europei, Marchionne ha sollecitato l’Europa a prendere misure che aiutino il settore auto a ristrutturarsi, precisando che chiede finanziamenti, ma valide politiche commerciali. Il riferimento è ai rapporti con i Paesi asiatici che esportano in Europa in maniera molto aggressiva, contribuendo sensibilmente alla crisi delle Case europee. L’accusa è contro il trattato siglato dall’Europa con la Corea e quello in via di definizione con il Giappone.