EREDITÀ PESANTE - Con l’annunciato scorporo della Ferrari, previsto quest’anno, il gruppo FCA è destinato a conseguire una bella iniezione di liquidità, necessaria per realizzare i piani di produzione previsti entro il 2018, ma anche a perdere il marchio di punta del Gruppo in termini di utili e redditività prodotti (pur mantenendone il controllo). Secondo un’analisi di
Bloomberg, il posto in seno al alla FCA potrebbe essere raccolto dalla
Maserati: un marchio su cui, d’altronde, l’amministratore delegato Sergio Marchionne pare voglia puntare forte, tanto in termini di gamma (a partire dalla suv Levante) fino alla realizzazione di una rete di concessionarie per gli Stati Uniti, destinati a diventare il mercato di riferimento.
NUMERI IN ASCESA - La Maserati ha oltrepassato quota 36.000 consegne nel 2014, risultando in grande ascesa, ma poi ha rallentato il passo: -9% ad aprile di quest’anno, e profitti del primo trimestre 2015 in calo del 39% (pur se in attivo, con 40 milioni di dollari). Negli Stati Uniti la Ghibli, introdotta nel 2013, ha venduto molto bene all’inizio, ma adesso si trova a concedere sconti fino a quasi 10.000 dollari, triplicando il valore dello scorso febbraio: segnale evidente che si vuole spingere il mercato della berlina. Servono nuovi modelli per spingere la domanda, come la tanto attesa suv Levante prevista a inizio 2016. E poi, a seguire, la rinnovata GranTurismo.
PARTITA AMBIZIOSA - Va anche ricordato, comunque, che i volumi della Casa del Tridente erano inferiori a 10.000 non più tardi del 2013, e che quindi una fisiologica flessione nel breve periodo potrebbe essere in preventivo. A oggi, secondo Bloomberg, i margini di profitto della Maserati sono del 10% circa, a fronte del 13 della Ferrari: quasi il triplo, in ogni caso, di quelli del gruppo Fiat Chrysler. Nel piano di Marchionne è previsto un aumento del margine fino al 15% entro il 2018, parallelamente a un incremento di vendite fino a 75.000: gli analisti di IHS Automotive ritengono che una quota più plausibile sia nell’intorno di 54.000, anche se l’aumento della rete di vendita (da 104 a 125 concessionarie negli Stati Uniti) può aiutare alquanto. Su una cosa gli analisti sono concordi: per raggiungere l’obiettivo, Sergio Marchionne dovrà investire molto denaro (il mercato cui punta la Maserati è lo stesso dei costruttori tedeschi) e contro le varie Audi, BMW e Mercedes tanto il rischio quanto il possibile rendimento appare giocoforza elevato.