QUAL BUON VENTO - Torino, novembre 1966, 48° Salone Internazionale dell’Automobile. Tra le numerose proposte di stile e i nuovi modelli presentati dalle case automobilistiche di mezzo mondo, brilla un prototipo dalle linee tese e filanti. Per ammirarlo, bisogna raggiungere lo stand della Maserati, dove la nuova berlinetta, disegnata da Giorgetto Giugiaro per la carrozzeria torinese Ghia, guida lo schieramento del Tridente, all’epoca formato dai modelli Sebring, Quattroporte, Mexico e Mistral. Il suo nome è Maserati Ghibli e rinnova, a tre anni di distanza, la tradizione, inaugurata con la Mistral e tuttora radicata nella nomenclatura della Maserati, di battezzare le auto con i nomi dei venti. Ghibli, che in arabo significa “meridionale”, altro non è che lo scirocco, il forte e caldo vento di sud-est che, specialmente in primavera e in autunno, spira dal Nord Africa verso il Mediterraneo sollevando turbini di sabbia.
DNA SPORTIVO, STILE MAGISTRALE - E turbini di emozioni genera la nuova Maserati Ghibli, che con le sue forme pure, magistralmente armonizzate in un corpo vettura che abbraccia l’abitacolo senza soluzione di continuità, calamita flash e sguardi, incontrando il favore del pubblico e dei facoltosi clienti della casa del Tridente che, tra il 1967 e il 1972, in 1.280 la sceglieranno in virtù del suo grande impatto estetico e dei suoi potenti motori. Il raffinato layout meccanico facilitò non poco il lavoro di Giugiaro, che ebbe la fortuna di poter spaziare con la fantasia intorno a un’ossatura del tutto simile a quella di un’auto da corsa. Il telaio, derivato dalla struttura tubolare della Mexico, avvolge il motore, identico al V8 di 4,7 litri della Quattroporte ma dotato di lubrificazione a carter secco, soluzione che consentì di ridurne l’altezza e, quindi, di disegnare un cofano basso e spiovente. A snellire il muso contribuiscono i fari a scomparsa, mentre sui fianchi la tensione è assicurata da un diedro che, percorrendola per intero, la divide in due superfici lisce, mosse dalle curvature dei passaruota e dalla spalla, curva e potente, con cui il padiglione si raccorda alla coda, snella e filante.
MENO CV MA PIÙ VELOCE - L’otto cilindri a V di 4709 cc della Quattroporte, a sua volta derivato dal motore della 5000 GT, sprigiona 50 CV in più rispetto alla “berlina di serie più veloce del mondo” (così, nel 1963, era stata legittimamente presentata l’ammiraglia del Tridente, ndr), raggiungendo quota 340 e consentendo alla Maserati Ghibli di toccare i 265 km/h. Entrata in produzione nel 1967, la Maserati Ghibli beneficia di un primo restyling degli interni già l’anno successivo, con la possibilità, inoltre, di essere equipaggiata con un cambio automatico in luogo del tradizionale manuale a cinque rapporti. Nel 1970 la Ghibli riceve una serie di aggiornamenti più profondi: i nuovi fari, più grandi, la plancia in parte ridisegnata, i poggiatesta di nuova foggia, ma soprattutto il motore di 4,9 litri (depotenziato a 330 CV eppure in grado si spingere l’auto alla soglia dei 280 km/h), danno vita a una nuova versione del modello, identificata dalla sigla SS.
LA SPIDER, RICERCATA SPECIALE - Alla bella versione coupé, che nel frattempo andava affermandosi in Italia e all’estero come una delle granturismo di maggior successo, nel 1969 la Maserati affianca un modello con carrozzeria spider, che porta di nuovo il timbro della carrozzeria torinese Ghia. L’eliminazione del profilo fast-back con cui terminava la coda della variante chiusa, pur comportando la totale ricostruzione del cofano bagagli, non altera l’armonia del disegno originale di Giugiaro, restituendo un risultato d’insieme di grande fascino, soprattutto con la capote ripiegata, nascosta a filo della carrozzeria. Lo stesso non si può dire della versione equipaggiata con l’hard-top, la cui linea, per via della necessaria presenza dei montanti di fissaggio del tettuccio rigido, risulta inevitabilmente appesantita. Nei cinque anni in cui è rimasta in produzione, la Maserati Ghibli Spider è stata costruita in 125 esemplari, di cui una ventina abbondante nell’allestimento SS, tuttora il più ricercato sul mercato delle auto storiche. Oggi, il valore di una Ghibli Spider SS in condizioni da vetrina, calcolato sulla base delle inserzioni dei principali commercianti di auto d’epoca e sugli esemplari battuti nelle aste del settore, supera di slancio i 300.000 euro, mentre per una SS con carrozzeria coupé si spendono, in media, fino 100.000 euro in meno. Può costare anche meno di 200.000 euro, invece, un bell’esemplare con il motore di 4,7 litri.