LA PRIMA VOLTA DELLA MAZDA - Christian Schultze, capo del centro ricerca e sviluppo europeo della Mazda (in Germania, vicino a Francoforte), è sicuro di avere intrapreso la strada giusta per realizzare la prima vettura elettrica della casa giapponese. Fresca di debutto lo scorso ottobre al Salone di Tokyo, la Mazda MX-30 è fatta di scelte per certi versi controcorrente e si basa su una particolare filosofia: mettere al centro le esigenze dell’uomo e dell’ambiente. In effetti, si tratta di un veicolo davvero originale sul fronte del design e delle scelte progettuali, che punta a rispettare l’ambiente al punto di utilizzare una batteria più piccola (35,5 kWh) rispetto alle concorrenti, meno inquinante da produrre e, soprattutto, da smaltire. Oltre che meno pesante. Il rovescio della medaglia è un’autonomia dichiarata di soli 200 km, in base al ciclo di omologazione WLTP. Sempre secondo la Mazda si tratta di un valore più che sufficiente per i tragitti casa-lavoro, che, in base a un’indagine commissionata a un istituto di ricerca (su un campione di oltre 12.000 utenti in 12 paesi), sarebbero inferiori a 48 km al giorno. Tuttavia, per chi volesse utilizzare la MX-30 su scala più ampia, è prevista una versione “range extender” (dovrebbe arrivare nel 2021) dotata di un piccolo monorotore Wankel abbinato a un generatore di corrente per ricaricare, nei viaggi, la batteria al litio. Che ha una tensione di 355 volt e che si può ricaricare da una colonnina in corrente alternata a 6,6 kW (servono 4 ore e mezza per un pieno) o da una colonnina rapida da 50 kW in corrente continua (si può rigenerare la batteria all’80% in 30-40 minuti).
MEGLIO DAL VIVO CHE IN FOTO - La Mazda MX-30 si distingue anche per le forme originali (ma senza eccessi), che giocano su linee morbide e superfici levigate, ben contrapposte a tratti più decisi. Ne risulta una carrozzeria slanciata (la vettura misura 440 cm di lunghezza, come la CX-30 con la quale condivide la piattaforma, ed è alta 157 cm), al quale le fotografie, però, non rendono piena giustizia: vista dal vero risulta molto più fascinosa e rivela scorci (specie nel cofano a “becco”, che collega idealmente la mascherina ai sottili fari adattativi a matrice di led, e nella coda affusolata, “mossa” dai fanali dalle forme complesse) davvero riusciti. Fra le soluzioni più personali spiccano le massicce e abbondanti protezioni in plastica nera nella parte inferiore della carrozzeria e lungo gli archi passaruota: più che per riparare dal pietrisco sollevato dalle ruote durante improbabili diversioni su sterrato (la trazione è solo anteriore e l’altezza da terra è da berlina più che da fuoristrada), possono essere utili per “assorbire” i piccoli urti da parcheggio.
UNA CITAZIONE DELLA RX-8 - Vista di fianco, la Mazda MX-30 sembra una suv-coupé, ma osservandola con attenzione si notano le piccole porte posteriori con apertura controvento: ricordano quelle della RX-8, l’ultima coupé con motore Wankel a pistoni rotanti della casa (una tipologia che, nel recente passato, è stata di fatto esclusiva del costruttore giapponese). Caratteristica l’apertura “ad armadio”, con angolo di 82° per le porte anteriori (che sono di tipo convenzionale) e di 80° per quelle posteriori, che però si sbloccano solo dopo aver dischiuso le prime. In compenso, l’assenza del montante centrale e il sistema che con tasto fa scorrere in avanti le poltrone inclinandone lo schienale crea un buon agio nell’accesso. Almeno sulla carta.
“ECOLOGICA” PURE DENTRO - Gli interni della Mazda MX-30 hanno finiture ampiamente soddisfacenti e impiegano materiali “eco” come i rivestimenti delle porte realizzati con tessuto ricavato dal riciclo delle bottiglie in plastica (Pet), mentre per poltrone e divano viene utilizzato fino al 20% di filato riciclato. La similpelle Premium Vintage, invece, è prodotta facendo ricorso all’acqua anziché a solventi organici. D’effetto pure il sughero Heritage Cork che riveste i vani ricavati sopra e sotto la consolle, e all’interno di alcune maniglie. Particolare anche lo stile, con soluzioni particolari, come la consolle rialzata e “sospesa” che offre supporto al selettore a leva per la marcia avanti, la folle, la “retro” e la posizione di parcheggio. Appena davanti, in basso c’è uno schermo di 7” con comandi a sfioramento dedicato alle funzioni del “clima” automatico. Nella parte alta della plancia il display del sistema multimediale, completo di navigatore, Apple CarPlay e Android Auto. Standard pure l’head-up display, il riscaldamento delle poltrone e la regolazione elettrica (anche del supporto lombare) con memoria di posizione per quella dal lato guida.
È RICCA, MA SI FARÀ ATTENDERE - La Mazda MX-30 è già prenotabile, anche attraverso il sito ufficiale della casa giapponese, in versione Launch Edition versando un deposito di 1.000 euro entro il 31 marzo 2020, che verrà rimborsato all’atto dell’acquisto (o dell’eventualea rinuncia). Il prezzo di listino è di 34.900 euro, con consegne a partire da settembre dell’anno prossimo; la cifra include una wallbox da 7,4 kW per la ricarica della batteria nel box di casa (o, nel caso non la si voglia o non si disponga di un box, di una somma equivalente in ricariche), “dettaglio” che rende l’offerta ancora più allettante, tenuto conto delle quotazioni dei modelli più o meno paragonabili. Dall’importo vanno ovviamente scalati i 4.000 euro di incentivo statale riservato a chi acquista una vettura elettrica (la cifra sale a 6.000 euro se si rottama un usato da Euro 1 a Euro 4). Generosa la dotazione: oltre ai cerchi in lega di 18” (con gomme 215/55) comprende, fra l’altro, l’utile retrocamera che si aggiunge ai sensori di distanza anche davanti, l’accesso senza chiave, i vetri posteriori scuri e i retrovisori esterni riscaldabili e ripiegabili elettricamente (leggi qui per maggiori dettagli).
SULLA SICUREZZA NON SCHERZA - Numerosi pure gli ausili alla guida del sistema i-Activesense (anch’esso incluso nel prezzo della Mazda MX-30 Launch Edition), quali la frenata automatica d’emergenza che individua anche i pedoni, il sistema che riconosce i segnali stradali, il monitoraggio degli angoli ciechi, gli abbaglianti automatici, e il cruise control adattativo che interagisce con il mantenimento di corsia rendendo disponibile la guida semiautonoma. Per quanto riguarda la tinta della carrozzeria, infine, di serie è prevista la Ceramic Metallic, proposta anche con tetto nero e montanti in grigio satinato (1.000 euro in più); gli elementi verniciati a contrasto sono inclusi se, invece, si opta per la Polymetal Grey (1.000 euro) o per la Soul Red Crystal (1.500 euro), ossia le altre due colorazioni al momento previste in listino.
PERSONALE ANCHE NELLA TECNICA - Come accennato, la Mazda MX-30 sfrutta un motore sincrono a corrente alternata (che la casa, ispirandosi alle proprie unità a combustione interna Skyactiv, ha battezzato e-Skyactiv) da 143 cavalli e 265 Nm di coppia. Collegato alle ruote davanti, vanta un raffinato sistema di raffreddamento a liquido ed è alimentato da una batteria agli ioni di litio, alloggiata nel pianale per non “rubare” spazio a passeggeri e bagagli. Fra l’altro, l’involucro in acciaio che la contiene contribuisce pure a irrigidire la struttura. L’accumulatore è costituito da celle prismatiche, che consentono di incrementare la densità energetica contenendo, di conseguenza, gli ingombri. Per migliorare non solo la guidabilità della nuova crossover – provvista di sospensioni con schema MacPherson all’avantreno e a ruote interconnesse al retrotreno – ma soprattutto, come anticipato, l’armonia nelle variazioni di direzione più fluida possibile, è stato implementato il sistema G-Vectoring Control declinato nella versione e-GVC Plus, ossia quella dedicata alla trazione elettrica: oltre a utilizzare i freni per migliorare la precisione in curva, al bisogno regola la spinta del motore elettrico per evitare un’eccessiva deriva delle ruote anteriori.
IN ATTESA DI QUELLA VERA… - Come anticipato, la Mazda MX-30 arriverà dopo l’estate, ma nel frattempo abbiamo potuto testare un prototipo che ne abbinava la meccanica elettrica al “vestito” della CX-30 (foto qui sopra, le due crossover condividono la stessa base). Buone le qualità dinamiche (che dovremo comunque verificare nella veste definitiva), con cambi di direzione rapidi, mentre l’impianto frenante aveva solo la taratura base del sistema di rigenerazione della batteria in frenata (sulle tre previste, in abbinamento ovviamente all’azione di pinze e dischi): non abbiamo quindi avuto la possibilità di valutarne appieno efficienza e comportamento. Promosso invece il sound generato dall’impianto audio (che ricorda quello di un motore di media cilindrata a benzina) in grado di far percepire bene l’andamento dell’erogazione. Che è un po’ troppo ammorbidita sia allo spunto, sia dalle andature medio basse. Ma la perplessità maggiore, riguarda l’autonomia: a fronte dei 200 km dichiarati, da un primo test stimiamo che il dato reale difficilmente sarà superiore ai 150 km effettivi senza neppure andare forte forte…