PER UN PUGNO DI… STELLE - Qualcuno pensa che le moderne suv si prestino solo ad andare prendere l'aperitivo? Per provare il contrario, la Mercedes ci ha portati a guidare la gamma delle sue suv su piste polverose e passaggi in fuoristrada in Spagna, nel deserto di Tabernas famoso anche per essere stato il set di molti film western di Sergio Leone. Le vetture schierate per il test si presentavano in una scenosa livrea “in tema” firmata da Garage Italia Customs, l'azienda di personalizzazioni di Lapo Elkann: una "tenuta" che ricordava la terra spaccata dalla siccità (non a caso, definita Terra Arsa) realizzata con pellicola adesiva (richiede un intero giorno di lavoro, è disponibile per 4.000 euro).
SI COMINCIA DALLA “MEDIA” - La prima ad accoglierci è la
Mercedes GLC (
foto qui sopra), la "media" della famiglia, derivata dalla Classe C: la freschezza del progetto si fa subito notare, a partire dagli interni più moderni (e curati) di tutti. Dopo un breve trasferimento su asfalto, in cui le sospensioni pneumatiche (optional da 2.318 euro, ma di serie sulle Premium) ci cullano, è il momento di affrontare il greto di un fiume in secca: con un pulsante alziamo al massimo le sospensioni, cancellando così la paura di "toccare" col fondo della vettura. Come le altre suv che guideremo, questa GLC 250 d non monta il pacchetto Offroad (che porta in dote 2 cm in più di distanza da terra e cinque programmi di guida pensati per la marcia su altrettanti fondi di fuori strada), ma la mancanza non si fa notare. Avvolti in una nube di fine polvere sollevata dalle ruote e aiutati nella marcia a bassa velocità dalla dolcezza del recente cambio automatico a nove rapporti, affrontiamo la nostra "pista" con facilità: non si tratta certo di un percorso estremo, ma qui non molte berline oserebbero avventurarsi. Confortati anche dal fatto che la pellicola adesiva che ricopre la vettura, oltre a conferirle un aspetto unico, la protegge dai graffi (in molti passaggi ci "tuffiamo" nella vegetazione), scivoliamo lungo paesaggi lunari, costeggiando piccoli canyon che poco hanno da invidiare a quelli statunitensi. Nei passaggi più ripidi e lenti, però, meglio a staccare il controllo di trazione: nelle salite su fondi con poca trazione l'elettronica "taglierebbe" con molta decisione la potenza del quattro cilindri a gasolio, quasi impedendoci di avanzare.
“LISCIA” O COUPÉ? - Iniziamo a prendere confidenza con la GLC quando è già il momento di passare alla "sorella maggiore"
Mercedes GLE (
foto qui sopra): grande, comoda e costosa (la 350 d che abbiamo guidato parte da 66.720 euro). Anche a bassissima velocità, la polvere sollevata dalle vetture che ci precedono si deposita copiosa sulla carrozzeria di questa grande suv, tanto che alcuni sensori ne restano "accecati": le spie negli specchietti continuano a segnalare un'inesistente veicolo nell'angolo cieco. Serveranno gli spruzzi d'acqua di un piccolo guado per pulirli e far tornare tutto alla normalità. Complice anche il peso generoso che grava sulle sospensioni, la GLE sembra avere una risposta un po' più "secca" sulle asperità che, mentre ci arrampichiamo su una stradina scoscesa nelle colline spagnole, non fatichiamo a incontrare. Dopo una breve sosta per ammirare dall'alto la "Texas Hollywood" (il complesso “villaggio” cinematografico all'aperto in cui si girano i film western), ci mettiamo subito alla guida della "sorella" Coupé, giusto per vedere come se la cava in fuori strada. Meccanicamente differisce ben poco dalla GLE "normale": la ripartizione della coppia è leggermente più sbilanciata verso le ruote posteriori (alle quali, in condizioni normali di marcia su strada, arriva il 65%) e manca il programma per la marcia in fuori strada (l'elettronica ottimizza la taratura del motore e le cambiate per la marcia sui terreni impervi). Ma la cavalleria del 6 cilindri, le quattro ruote sempre in presa e la generosa altezza da terra (ulteriormente incrementabile con le sospensioni pneumatiche, optional a 2.086 euro ma di serie per le più ricche) non ci fanno sentire la mancanza di questa funzione: la GLE Coupé, a dispetto dei pneumatici con mescola e disegno stradale, avanza sicura su piste polverose, fango e buche. Le sollecitazioni, però, ci sono: dall'ampio tetto in vetro provengono scricchiolii e altri rumori che ben fanno capire quando la scocca stia "lavorando".
RIALZATA, MA SPORTIVA - Quando mettiamo le mani sulla più piccola
Mercedes GLA (
foto qui sopra), quello che ci aspetta è un trasferimento su asfalto, lungo un percorso collinare che alterna lunghi e veloci curvoni a strette svolte in discesa. Siamo fortunati: anche se la nostra 200 d 4Matic è in versione Enduro (assetto rialzato di 43 mm e cinque programmi aggiuntivi per la marcia in fuori strada), questa rimane la suv della casa più agile e “stradale”. Il 2.1 a gasolio offre più del tiro necessario, lo sterzo è preciso e al cambio robotizzato a doppia frizione si può imputare solo un leggero ritardo quando lo si usa in modalità manuale, ricorrendo alle piccole palette dietro alle razze del volante. Attivato il programma di guida Sport (l'acceleratore è più reattivo e le cambiate in modalità automatica sono ritardate) non fatichiamo a tenere il passo della GLC che "apre" la strada: la GLE e, soprattutto, la Classe G rimangono indietro.
UN “CUBO” MOLTO VELOCE - Se, con la GLA, abbiamo la fortuna di guidarla al momento giusto sulla strada giusta, non possiamo dire lo stesso della Classe G: la sua linea, squadrata come un mobile dell'Ikea, è praticamente immutata dal 1979 e “tagliata” soprattutto per l’avventura. Purtroppo, la giornata volge al termine e possiamo guidarla solo su asfalto. Il che, paradossalmente, è quasi un bene: durante tutto il percorso in fuori strada non è stato mai necessario neppure bloccare uno dei suoi tre differenziali o inserire le marce ridotte: col suo robusto telaio separato e gli assali rigidi, la
Mercedes G 350 Bluetec (
foto qui sopra) è passata sopra gli ostacoli come un panzer, lasciando al guidatore ben poco da esprimere in fatto di tecnica di guida. Da un mezzo così, quindi, su asfalto ci si aspetterebbe prestazioni da incubo, invece... Certo, prima ci si deve letteralmente arrampicare a bordo e per farlo si devono aprire porte verticali pesanti come sportelli di una cassaforte, ma poi si è ripagati da finiture e materiali che poco hanno da invidiare alle Mercedes di rappresentanza (ci mancherebbe altro, visto che qui il listino parte da 93.449 euro). A dispetto dei 245 CV del 3.0 V6 a gasolio, le accelerazioni e la ripresa sono “tonici” ma non impressionano, e il cambio automatico ha una lentezza che pensavamo ormai consegnata alla storia dell'automobile. La G, però, è come un treno: non agile, ma inarrestabile. Prese le misure con il leggero rollio e il volante che richiede di essere azionato con un minimo di anticipo, con questa Mercedes si possono mantenere medie autostradali molto alte, e in tutta sicurezza. A ricordarci delle sue forme squadrate, poi, non sono i fruscii (al contrario, stranamente contenuti), quando l'aerodinamica: in velocità basta sollevare appena il piede dell'acceleratore perché l'aria ci faccia rallentare con una certa decisione. Ma anche questo è il suo fascino...