Mercedes SL: tutti i capitoli di una leggenda

Proprio a un pubblico meno “atletico”, ma non certo meno elegante, si rivolgeva la versione roadster con portiere normali, svelata nel 1955 ed equipaggiata con un più piccolo quattro cilindri in linea da 1,9 litri di cilindrata e 105 CV. Le prestazioni non erano certo esaltanti, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 14,5 secondi e una velocità massima di “soli” 170 km/h, ma in quanto a fascino ed eleganza il nuovo modello non aveva nulla da invidiare alla 300 SL con carrozzeria coupé.

La leggendaria “Ali di gabbiano” fu accompagnata alla pensione nel 1957 da un modello senza tetto con portiere convenzionali e telaio modificato per abbassare la soglia d’accesso all’abitacolo. La carrozzeria era pressoché identica a quella della 190 SL, a eccezione di alcuni particolari, come i nuovi fari anteriori a sviluppo verticale. A livello meccanico, il motore fu dotato di un asse a camme dal profilo più spinto (la potenza crebbe fino a 225 CV), mentre le sospensioni posteriori furono aggiornate con un mollone trasversale per compensare gli effetti delle spinte laterali, tallone d’Achille del modello con carrozzeria chiusa.

Dopo l’interruzione della produzione dei modelli 190 e 300, fu la volta delle 230, 250 e 280, che rimasero sulla breccia fino al 1971. Più snelle e spigolose delle antenate, per via della caratteristica forma concava del tettuccio rigido furono presto soprannominate “Pagoda”. Il nuovo modello non impressionò per le prestazioni, ma ebbe il merito di introdurre alcune importanti novità, come la scocca parzialmente deformabile in caso d’urto e l’hard top.

Straordinariamente longevo fu il modello identificato dalla sigla di progetto R107, rimasto in produzione dal 1971 al 1989 e declinato in numerose versioni e motorizzazioni, dalla 350 degli esordi (la prima sportiva della famiglia SL dotata di un motore a 8 cilindri) alla 560 prodotta per gli Stati Uniti. Molto più squadrata delle progenitrici, fu equipaggiata con propulsori più potenti rispetto al passato per bilanciare sia l’aumento di massa che le restrizioni antinquinamento previste dal mercato americano. 

I primi elementi di modernità introdotti dalla R107, che sotto il profilo della sicurezza in caso d’incidente vantava accorgimenti in anticipo sui tempi, con il boom dell’elettronica trovarono un’applicazione assai più estesa sul modello di successiva generazione nato nel 1989 dalla matita di Bruno Sacco e oggi - complice anche il momento favorevole del mercato - diventato un vero cult. ASR, ammortizzatori e differenziale elettronici, nonché un innovativo roll-bar retrattile automatico, erano le caratteristiche principali del nuovo modello, spinto da motorizzazioni che, partite con le tradizionali 300 e 500 a sei e otto cilindri, si spinsero fino ai 7,3 litri del V12 montato sulla SL 73 in versione AMG.

Esteticamente, l’eccezionale passo avanti fatto segnare dalla R129 trovò una conferma nel nuovo modello svelato nel 2001 e rimasto in produzione fino al 2011. Molti erano i richiami ai modelli classici, con forme morbide e muscolose abbinate a motori che, sulle versioni di punta 55, 600 e 65 griffate AMG, potevano contare su potenze di 476, 500 e 612 CV. Nel 2006 il cambio manuale fu definitivamente rimpiazzato dall’automatico a sette velocità 7G-Tronic.