NUOVO APPROCCIO - La seconda posizione alla Dakar 2016 ha messo fine ad una striscia di vittorie che durava per la Mini dall’edizione 2012, quando il costruttore inglese si è aggiudicato la prima delle quattro affermazioni consecutive nella gara rally più conosciuta al mondo, che da dieci anni non viene più organizzata in Africa ma nell’America del Sud. La Mini ha mancato il successo anche nel 2017, lasciandosi sfuggire il podio per la prima volta da quando corre la Dakar (dal 2012): il sesto posto è stato accolto come una sorta di fallimento. L’azienda però guarda alla Dakar 2018 con grande ottimismo, complice la presenza di una seconda vettura oltre a quella vista finora, progettata interpretando diversamente il regolamento tecnico e dotata di caratteristiche tecniche differenti: la John Cooper Works Buggy (foto qui sopra) ha infatti la trazione sulle ruote dietro, mentre la John Cooper Works Rally (foto qui sotto) ha le quattro ruote motrici. La novità non è inedita, perché recentemente anche la Peugeot ha partecipato alla Dakar con un’auto a trazione posteriore.
PIÙ LIBERTÀ TECNICHE - La scelta della trazione posteriore può sembrare all’apparenza controproducente, a maggior ragione per una gara in fuoristrada su terreni impervi, dove ai piloti fa sempre comodo avere tutte le gomme che “mordono” il fondo stradale. Il regolamento della Dakar però concede maggiori libertà alle vetture a due ruote motrici, che possono adottare pneumatici maggiorati e avere un’altezza da terra più sostenuta. A ciò si aggiunge il risparmio in termini di peso: la Mini John Cooper Works Buggy è più leggera di 150 kg (1.700 contro 1.850 kg) rispetto a quella con la trazione integrale, stando a quanto annunciato durante la presentazione dell’auto, grazie alla meccanica semplificata e al motore alleggerito. L’altezza da terra maggiorata ha portato gli stilisti di ridisegnare la carrozzeria, che è in materiali compositi (plastica rinforzata con fibra di carbonio) e ha gli archi passaruota rialzati tipici delle dune buggy, le auto da spiaggia con sovrastrutture minimali e sospensioni dall’escursione molto ampia. Il telaio è in acciaio.
STESSO MOTORE, CAMBIO DIVERSO - Le due Mini condividono il motore diesel 3.0 a sei cilindri in linea, basato su quello utilizzato da alcune BMW: eroga 340 CV e 800 Nm di coppia. Il cambio è su entrambe un sequenziale a 6 rapporti, fornito dalla Xtrac per la Buggy e dalla Sadev per la Rally. La John Cooper Works Buggy raggiunge la velocità massima di 190 km/h (contro i 184 km/h della John Cooper Works Rally) e ha freni maggiorati, oltre ad un serbatoio più piccolo che dovrebbe renderla più svelta e agile nei cambi di direzione, compensando in questo modo la minor trazione delle due ruote motrici. La Buggy sarà portata in gara dai piloti Mikko Hirvonen, Bryce Menzies e Yazeed Al Rajhi. Al volante della Mini John Cooper Works Rally ci saranno invece Nani Roma, Orlando Terranova e Boris Garafulic, che avranno a disposizione un’auto evoluta rispetto a quella della scorsa edizione, più leggera e basata su un nuovo telaio, che secondo la Mini ha permesso di aumentare l’escursione delle sospensioni.