DUE POSTI - Basta una rapida occhiata per capire che la Mini John Cooper Works GP ha poco in comune con le altre Mini. Questa “pepata” serie speciale di 3.000 esemplari, in vendita da marzo 2020 dopo il debutto al Salone di Los Angeles 2019, è omologata per la strada ma ricorda le Mini per le gare in pista. Il look corsaiolo è dettato dall’enorme ala posteriore, dalle ruote di 18” e dai passaruota maggiorati, realizzati in plastica rinforzata con fibra di carbonio al fine di abbassare il peso. Allo stesso fine concorrono l’interno a due posti (non c’è il divano) e l’eliminazione dei materiali che filtrano il rumore proveniente dall’esterno. Rispetto alla Mini John Cooper Works, dalla quale deriva, la nuova GP ha l’assetto ribassato di 1 cm, le carreggiate più larghe e un nuovo sistema di scarico, messo in risalto dai due terminali di 9 cm diametro “incastonati” nell’estrattore posteriore.
NON MANCANO I COMFORT - L’abitacolo della Mini John Cooper Works GP non è estremo come l’esterno, perché i sedili sportivi e le cinture di sicurezza a tre punti danno l’impressione di trovarsi a bordo di una Mini quasi normale. Lo stesso vale per la plancia: ha il cruscotto digitale con schermo di 5,0” e un display di 6,5” nella consolle, dal quale gestire il sistema multimediale o l’interfaccia per le app dello smartphone. Non mancano poi alcune finezze, come i bilancieri al volante per cambiare marcia manualmente realizzati con la tecnica della stampa 3d. Questa impressione di “normalità” viene meno guardando dietro ai sedili, perché al posto del divano si trova una vistosa barra di irrigidimento fra i duomi delle sospensioni.
ASSETTO AD HOC - I progettisti della casa inglese hanno svolto un profondo lavoro di affinamento anche per la dinamica di guida, che non dovrebbe deludere nemmeno i guidatori più esperti. La Mini John Cooper Works GP ha una struttura di rinforzo per il fondo della scocca e modifiche per le sospensioni, dotate di specifiche molle e ammortizzatori; alcuni suoi elementi di supporto, come nelle auto da corsa, sono montati su giunti sferici (al posto delle boccole elastiche) per migliorare la direzionalità dell’auto. La Mini ha maggiorato inoltre il camber delle ruote posteriori, ovvero la loro inclinazione rispetto all’asse verticale, in modo da rendere il retrotreno più reattivo nella guida al limite. Non mancano i freni maggiorati, la disattivazione del controllo di stabilità e lo sterzo elettromeccanico a taratura variabile, che diventa più preciso e “corposo” con l’aumentare della velocità.
TRAZIONE ANTERIORE - La potenza inviata alle ruote anteriori viene generata dal motore turbo 4 cilindri di 2.0 litri, evoluto rispetto a quello della John Cooper Works: cambiano gli iniettori, i pistoni, le bielle, il turbo e il sistema di aspirazione, oltre al basamento (rinforzato). La Mini dichiara 306 CV di potenza massima, costanti fra 5000 e 6250 giri, e 450 Nm di coppia a partire da 1750 giri. Le prestazioni sono entusiasmanti, perché la Mini John Cooper Works GP completa lo ‘0-100’ in 5,2 secondi e raggiunge la velocità massima di 265 km/h. Abbinato al cambio, l’automatico Steptronic a 8 marce (il cui software di funzionamento è specifico per la GP), c’è il differenziale anteriore autobloccante, indispensabile per scaricare a terra la potenza fra le ruote motrici nelle curve più impegnative.