ELETTRICO SALVAVITA - In pieno clima di transizione ecologica, con il cappio delle norme anti-smog che di questo passo finirà per strangolare con sempre più veemenza le auto con il motore a scoppio più datate, un modo per tenerle in vita ancora a lungo potrebbe essere convertirle in elettrico. Al gruppo BMW è parsa questa la soluzione più logica, nonché politically correct, per accompagnare nell’era della mobilità green la Mini classica, quella progettata negli Anni 50 da Sir Alec Issigonis e divenuta un vero mito, non solo automobilistico, grazie a un mix più unico che raro tra stile elegante, dimensioni ultracompatte e prestazioni brillanti.
UN MITO IMMORTALE - La Mini - lanciata nel 1959 dalla British Motor Corporation con i marchi Austin e Morris e uscita di produzione nel 2000, dopo essere stata a lungo venduta anche dalla Innocenti e dalla Rover, prima di passare sotto l’ala della BMW nel 1994 - aveva un ulteriore pregio: s’accontentava di pochissima benzina per sgattaiolare nel traffico delle grandi città. Lo stesso promette di fare la sua versione elettrificata, frutto del progetto Mini Recharged con cui il colosso bavarese intende tenere acceso il mito dell’iconica city-car britannica in modo sostenibile. In realtà, l’idea di una Mini d’epoca a pile, ai piani alti di Monaco, circolava addirittura prima del 2020, anno di lancio della prima elettrica pura del brand, la Mini Cooper SE. Un primo prototipo di Mini classica a batteria, infatti, fu svelato nel 2018 al New York Auto Show. Ai puristi sembrò un’eresia inenarrabile, ma nel grande pubblico l’auto suscitò reazioni più che positive, al punto che la fabbrica di Oxford decise di destinare un intero team di tecnici al progetto di un kit di conversione da proporre ai proprietari delle vecchie Mini.
TRASFORMAZIONE REVERSIBILE - Ma come avviene, in sostanza, la trasformazione? Si tratta a tutti gli effetti di un trapianto di motore, e la buona notizia per i fautori dell’originalità è che i vecchi propulsori a benzina non vengono smaltiti, ma numerati e conservati qualora il cliente desiderasse un giorno far tornare la macchina così com’era uscita dalla fabbrica. Il motore elettrico eroga una potenza massima di 122 CV, assicurando un’accelerazione brillante, con uno scatto da 0 a 100 km/h che, almeno sul piano delle prestazioni pure, non dovrebbe far rimpiangere i piccoli e grintosi quattro cilindri dei modelli storici. La batteria ad alto voltaggio, che può essere caricata con una potenza fino a 6,6 kW, consente un’autonomia di circa 160 km.
CUCITA SU MISURA - Un vantaggio non trascurabile, per coloro che sceglieranno di far elettrificare la loro Mini classica, è che potranno guidarla - peraltro senza doverla reimmatricolare - anche nelle aree a traffico limitato delle metropoli europee, dove normalmente la circolazione dei veicoli più inquinanti è vietata. Ciò significa, prendendo Londra per esempio, poter transitare in Oxford Street o Piccadilly Circus, zone della città oggi proibite alle auto d’epoca. Ogni conversione in elettrico della Mini classica è un’operazione a sé: i lavori, effettuati in esclusiva dalla fabbrica Mini di Oxford, nel Regno Unito, vengono concordati con il cliente, con il veicolo “marchiato” con un numero di serie, a conferma della sua unicità.