INDAGINI SU DUE FRONTI - Il ministero di Giustizia degli Stati Uniti e l’autorità americana (equivalente della nostra autorità borsistica Consob) stanno investigando sui dati di vendita diffusi dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles. Le indagini sono ai primi passi. L’iniziativa si baserebbe sull’ipotesi che la FCA abbia messo in atto comportamenti illeciti per poter dichiarare vendite superiori alla realtà. Una ipotesi che sarebbe in contrasto con la normativa che regola le società quotate in borsa. Il condizionale è d’obbligo in quanto le autorità che conducono le indagini non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali. Da parte della casa automobilistica c’è stato invece un comunicato con cui informa di collaborare pienamente con gli investigatori. Dunque l’inchiesta c’è di sicuro ma a proposito di che cosa si tratti bisogna procedere per deduzioni, almeno per ora.
TUTTO È INIZIATO A GENNAIO - Tutto dovrebbe risalire all’inizio dell’anno, quando due concessionari FCA del gruppo Napleton, operanti nello stato dell’Illinois, hanno promosso una causa civile contro la casa automobilistica accusandola di aver preteso che facessero risultare come vendute delle auto che in realtà non lo erano, in pratica con l’intestazione alla stessa concessionaria. Gli organi di stampa americani riportano anche che nel mese di marzo successivo altri concessionari si sono aggiunti ai due che avevano aperto la causa e sono stati depositati documenti relativi alla vicenda. Da notare che nel dicembre del 2015 la FCA dichiarò di aver registrato il miglior mese di tutta la storia del gruppo, con il 69° mese consecutivo di crescita. Dopo la diffusione della notizia della causa civile avviata dai due dealer dell’Illinois, il 14 gennaio la FCA aveva emesso un comunicato con il quale definiva priva di fondamento l’accusa, che sarebbe stata frutto solo “dell’insoddisfazione di due concessionari che non sono riusciti a realizzare gli obiettivi di vendita previsti nel contratto di dealership”.
NON SOLO FCA - Va anche aggiunto che la FCA non è la sola casa alle prese con accuse del genere: anche la BMW è stata al centro di un caso simile, in particolare per il premio di 1.750 dollari concesso ai dealer per l’acquisto i proprio di un veicolo, da usare poi come mezzo di cortesia. Secondo l’accusa alla base della causa civile promossa dai concessionari dell’Illinois la FCA avrebbe pagato 20 mila dollari in cambio della immatricolazione di 40 veicoli alla stessa concessionaria. Il gruppo a cui fanno capo le concessionarie in questione avrebbe respinto l’offerta.
L’OPINIONE DELLA FCA - Sempre dopo la denuncia di gennaio, la FCA ha sostenuto che la causa è “priva di merito” e che proviene da dealer che oltre a non centrare dal 2012 i risultati di vendita prefissati hanno anche preteso di avere trattamenti di favore, come la concessione di nuovi punti vendita. Insomma una lite che va avanti da tempo e che testimonia un rapporto burrascoso tra le parti. La FCA ha poi chiesto che la causa fosse respinta ma a quanto apre i giudici sono stati di parere contrario alla richiesta FCA.
PERQUISIZIONI - Secondo informazioni di stampa, le indagini hanno già registrato perquisizioni di agenti dell’FBI e dell’organizzazione di controllo degli affari, sia nella sede centrale della Chrysler, a Auburn Hill (foto sopra), che in sedi diffuse negli Usa, in particolare a Dallas, Orlando e California.