SCELTA RADICALE - La domanda non è scontata: su un'icona a stelle e strisce a cavallo tra gli Anni 60 e 70 (una
Ford Mustang Fastback del 1968), meglio i 225 CV del V8 4.7 originale, con tanto di carburatore quadricorpo che richiedeva benzina a fiumi al solo sfiorare l'acceleratore, o una coppia di
motori elettrici in grado di sviluppare qualcosa come 800 CV e 2.440 mostruosi Nm di coppia? La scelta è tra bianco e nero, Coppi e Bartali, destra o sinistra, finanche tra giorno e notte: nel primo caso, a prescindere dall'identità storica, si è al cospetto di un'inquinatrice DOC in grado di fare accapponare la pelle a ogni sussulto del V8, nel secondo di passare da 0 a 60 miglia (96 km/h) in 2”4. In altri termini, di appaiare sulla stessa distanza le migliori supercar del momento senza emettere rumore alcuno.
PROFONDAMENTE RIVISTA - L'idea di “elettrizzare” la Mustang in questione è della texana Bloodshed Motors, che possono impiegare batterie agli ioni di litio di capacità variabile, alloggiate nel baule, che promettono un'autonomia compresa tra le 40 miglia (64 km) e le 120 (192 km) a seconda del taglio prescelto. Della Mustang originale, a dire il vero, resta la scocca o quasi: il ponte posteriore prevede ora un parallelogramma di Watt (si può quindi definire a ruote semindipendenti) e tre bracci, mentre l'impianto frenante prevede quattro dischi Brembo da 13” (330 mm). Battezzata Zombie 222, questa specialissima Mustang dimostra che - se a volte è piacevole esagerare - lo si può anche fare in silenzio. O, al massimo, con qualche striscia di pneumatici lasciati sull'asfalto.