ORGOGLIO NAZIONALE - Si può dire che la decisione del ministero dell’Industria e delle tecnologie dell’informazione della Repubblica Popolare Cinese sia di quelle epocali: gli enti pubblici dovranno fare a meno delle auto estere e circolare soltanto con quelle di produzione nazionale. Secondo l’elenco preliminare in corso di elaborazione presso il ministero, sarebbero ben 412 le vetture ammesse ma, fra queste, dovrebbero essere escluse quelle con marchio europeo, ma costruite in Cina da aziende la cui proprietà è equamente divisa fra società cinesi e straniere. Per esempio, nell’elenco potrebbero rimanere fuori le Volkswagen prodotte nel paese asiatico e dove riscuotono un notevole successo (nella foto in alto la Phaeton).
La Byd S6DM, è una crossover ibrida di grandi dimensioni (è lunga 480 cm).
FORSE QUALCHE ECCEZIONE - Non è ancora chiaro se questo divieto valga anche per i più alti dirigenti dello stato, che potrebbero continuare a utilizzare lussuose auto estere (soprattutto Audi, BMW e Mercedes). Comunque, nell’elenco del ministero, a farla da padrona sono le più importanti case al 100% cinesi, come la Byd e la Geely, che in Cina hanno volumi di vendita più bassi rispetto ai costruttori connazionali alleati con marchi stranieri (leggi qui la news).
La berlina EC7 della Emgrand, marchio di lusso della Geely. Ha ottenuto le 4 stelle EuroNCAP e arriverà anche in Italia (leggi qui la news).
ECONOMICHE E POCO INQUINANTI - Degno di nota il fatto che, in un paese dove l’inquinamento è un problema molto serio, il ministero voglia inserire nell’elenco anche vetture elettriche e ibride. Inoltre, per contenere i costi, è obbligatorio l’acquisto di modelli con cilindrata massima di 1800 cm3 e che non costino più di 180.000 yuan (poco più di 20.000 euro) per i funzionari dello stato che si occupano della riscossione delle imposte e delle indagini penali.