120 ANNI DI ESPERIENZA - Fondata nel 1899, la tedesca Opel ha sempre cercato di “democratizzare” la tecnologia. Il prossimo passo sarà quella di portare i fari a matrice di led sulle utilitarie, dopo averle proposte sulla media Astra del 2015 e sulla berlina Insignia. Ciò avverrà sulla sesta generazione della piccola Opel Corsa, che dovrebbe debuttare al Salone di Francoforte il prossimo autunno. Come ci ha spiegato Philipp Röckl, responsabile dello sviluppo delle luci della casa, verranno usati in ciascun faro due moduli da sei diodi luminosi, per un totale di 12 (sono 16 sulla più costosa Insignia). Accendendoli o spegnendoli singolarmente, la centralina di controllo potrà creare un “cono d’ombra” attorno ai veicoli che incrociano, ottenendo la massima illuminazione possibile senza abbagliare gli altri. Questa tecnologia, che sfrutta una telecamera dietro il parabrezza per percepire la presenza degli altri utenti della strada, è stata sviluppata internamente dalla Opel già prima dell’acquisizione da parte di PSA e potrebbe in futuro trovare applicazione anche su altre auto del gruppo.
SONO RIPARABILI - Anche la riparabilità è stata tenuta in forte considerazione, tanto che sulla Opel Corsa 2019 si potranno sostituire i singoli elementi (vetro esterno, modulo di led e così via) anziché l’intero componente. Come su altri fari con questa tecnologia, inoltre, il calore prodotto dall’elettronica di controllo sul retro dei fari viene convogliato dentro allo stesso per evitare appannamenti del trasparente. La casa calcola che, nel passaggio dai fari con le classiche lampade alogene (offerti negli allestimenti meno ricchi delle prossime Corsa) a quelli a led il consumo di corrente si riduca del 76%: quanto basta per far scendere le emissioni di CO2 nel ciclo di omologazione WLTP di 0,7 grammi per ogni km. E sempre a proposito di Corsa, anche i fanali useranno la tecnologia dei diodi luminosi.
VANTAGGI TANGIBILI - Durante l’evento che si è tenuto nel circuito di prova della casa, alle porte di Francoforte, abbiamo “toccato con mano” il progresso dei fari avvenuto nel corso dei decenni: se all’inizio del ‘900 le luci servivano più per farsi vedere che per illuminare la strada, già nel secondo dopoguerra gli impianti a 12 volt (prima erano a sei) consentivano di spostarsi con discreta sicurezza al buio. Il passaggio dalle lampadine a incandescenza più tradizionali a quelle con bulbo riempito di gas alogeno, e la successiva introduzione dei fari allo xeno sono stati fondamentali per migliorare la sicurezza di marcia. Mentre l’arrivo dei trasparenti in plastica anziché vetro (la prima fu proprio la Opel Omega del 1994) e dei più piccoli proiettori poliellissoidali ha dato nuova libertà ai designer. Impressionante la differenza di prestazioni delle luci fra una Kadett Caravan del 1963 a una Kadett GSi del 1991, passando per l’iconica GT del 1968, che usava fioche lampadine per i suoi fari retrattili e ben più potenti abbaglianti alogeni esterni. Ma non c’è proprio confronto con i fari a matrice di led delle Astra e Insignia, capaci di illuminare molte decine di metri più avanti e con una tonalità di luce bianca, più simile a quella del sole (temperatura di colore di 6000 gradi Kelvin), che aiuta a distinguere i contorni degli oggetti.