PUNTO A CAPO - Pareva conclusa, invece la vicenda dei Tutor (gli apparati che misurano la velocità dei veicoli) è tornata sulle cronache legali. La stessa azienda che negli anni passati si era lanciata contro la società Autostrade, rea di avere copiato il brevetto dei Tutor, è già andata all’attacco dei nuovi dispositivi, chiamati Sicve-PM (acronimo di Sistema Informativo per il Controllo della Velocità con PlateMatching) attivi da pochi giorni (scopri QUI dove).
UNO SOLO CONTRO TUTTI - Le querele presentate sono due, una a Roma e l’altra a Milano. A presentarle è stato l'imprenditore di Latina Alessandro Patanè, attuale proprietario del brevetto originario del Tutor propriamente detto, nonché titolare del software che consente al sistema di funzionare). Le querele sono contro gli amministratori delegati delle società Autostrade per l'Italia e Autostrade Tech, oltre che contro il coordinatore del comitato etico di Atlantia, società a cui fanno capo le due società Autostrade. Nella querela si chiede anche l’immediato sequestro dei sistemi Sicve-PM, cosa che se decisa dal magistrato bloccherebbe nuovamente l’uso dei grandi pannelli rilevatori.
VERAMENTE DIVERSO? - Nei documenti dell’iniziativa legale del querelante si avanza il dubbio che il dispositivo Sicve-PM in realtà non presenti elementi che lo differenzino rispetto al Tutor originale. Il nuovo Sicve-PM non utilizza un sistema di riconoscimento della sola targa, come il primo Tutor, ma aggiunge ad essa un algoritmo che individua l’intera vettura e ne riconosce il passaggio nella porta successiva, per poi far scattare la contravvenzione se la sua velocità media supera quella consentita. Si tratta quindi di un sistema molto più oneroso in termini di capacità computazionali ma, secondo la Polizia stradale, molto più preciso del precedente.