LE PROMESSE NON BASTANO - Di tutta la presentazione di FCA, gli italiani (ma anche gli appassionati di tutto il mondo) attendevano con particolare interesse l’intervento di Harald Wester, l’uomo a capo del marchio
Alfa Romeo (oltre che di Maserati). Dopo le promesse, purtroppo quasi sempre vane, degli anni passati, c’era molta curiosità per scoprire la
strategia di rilancio (che, si spera, diventerà realtà) di un marchio così glorioso.
GLORIA ED ERRORI - Ai fasti del passato, Wester ha dedicato ampio spazio: dalla nascita del marchio nel lontano 1910, al legame con Enzo Ferrari (che iniziò la sua carriera di responsabile di scuderia facendo correre le Alfa negli anni 20 e 30), ai successi sportivi ottenuti in ogni categoria, F.1 inclusa. Ma, poi, il numero uno del marchio ha spiazzato tutti, dicendo che “tanta gloria sui campi di gara non si è mai tradotta in rilevanti successi finanziari”, e che “quando la Fiat acquisì il marchio milanese nel 1987, cercò di produrre delle Alfa partendo dai suoi prodotti, con risultati non proprio apprezzabili". (Wester ha portato l’esempio, secondo noi non del tutto calzante, della 164 derivata dalla Croma).
MENTI BRILLANTI PER LE NUOVE ALFA - Insomma, gli errori del passato vengono quanto meno riconosciuti dall’attuale management, che ha anche chiaro quali devono essere le caratteristiche delle “vere” Alfa Romeo: citando Wester, “motori innovativi, distribuzione dei pesi perfetta, soluzioni tecniche uniche, rapporto peso/potenza migliore della categoria e affascinante stile italiano”. Presa coscienza che, stile escluso, queste caratteristiche non sono state rispettate nella realizzazione delle Alfa degli ultimi anni e che i costruttori tedeschi hanno ormai un forte vantaggio tecnologico, “abbiamo deciso di recuperare - dice Wester - adottando un nuovo approccio. Abbiamo istituito un team di sviluppo guidato da due responsabili provenienti dalla Ferrari, e con 200 ingegneri dal curriculum particolarmente brillante (ma contiamo di arrivare a 600 entro il 2015)”. Inoltre, come precisa il numero uno dell’Alfa Romeo, si è fatto in modo che questo gruppo potesse operare in maniera relativamente autonoma, senza ingerenze da parte di FCA, così da potersi concentrare su obiettivi chiari e rispettare scadenze rigorose.
FINO A 500 CAVALLI - “Obiettivo di questo gruppo di lavoro - ha continuato Wester - è quello di sviluppare le migliori architetture (scocche e sospensioni) con trazione posteriore e integrale nelle singole categorie, e produrre le vetture interamente in Italia. È previsto lo sviluppo di cinque famiglie di motori: quattro cilindri a benzina “piccoli”, con potenze tra 120 e 180 cavalli; più grossi, tra 180 e 350 cavalli, e sei cilindri da 400 a 500 CV. I diesel saranno invece a quattro cilindri (tra 100 e 200 cavalli) e a sei (da 250 a 350 CV). Questi nuovi propulsori andranno a equipaggiare una gamma che “esploderà” dal 2016 in poi, e per la quale è previsto un investimento complessivo di 5 miliardi di euro. Per la fine del 2015, infatti, dovrebbe arrivare soltanto una berlina “mid size”, cioè di taglia media (460-470 cm) che quasi certamente è la tanto attesa Giulia, erede della 159. L'anno successivo sarà la volta della sua versione station wagon. Tra il 2016 e il 2018 è previsto il rimpiazzo della Giulietta che dovrebbe essere accompagnata dalla versione ad alte prestazioni Quadrifoglio, ma anche una berlina di lusso erede della 166 (sui 480 cm di lunghezza), due suv di taglia media e grande e una supersportiva, che diventerebbe la sorella maggiore delle 4C. La MiTo, a quanto pare, non verrà rimpiazzata quando arriverà al termine del suo ciclo di vita. Insomma, un fiorire di modelli che porta Wester a lanciarsi in una previsione ottimistica: “se nel 2013 si sono vendute 73.000 Alfa Romeo, per il 2018 contiamo di raggiungere le 400.000 unità”. Obiettivo realistico? Solo il futuro fornirà la risposta: quel che è certo, è che Wester è l’uomo del recentissimo rilancio di Maserati, e che la 4C ha riscosso un successo (soprattutto di immagine) notevole.