UN PIANO NAZIONALE - La mobilità a idrogeno è auspicabile per l'ambiente e per l'economia. È quanto emerso agli “Stati generali dell'idrogeno” di Napoli dello scorso 15-18 dicembre nell'ambito dell'European Fuel Cell Conference “Piero Lunghi”. Un evento internazionale organizzato dal Distretto alta tecnologia energia e ambiente Atena Scarl e promosso da Enea, Università Parthenope di Napoli e Università degli Studi di Perugia e conclusosi con la consegna al Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti della bozza del Piano nazionale per lo sviluppo della mobilità sostenibile ad impatto zero basata sull’idrogeno.
SFIDA ALLA GERMANIA - Il progetto si concentra soprattutto nello sviluppo delle infrastrutture, oggi quasi inesistenti in Italia se si escludono poche sperimentazioni tecnologiche e il distributore di Bolzano (
qui per saperne di più) che rifornisce una piccola flotta di
veicoli fuel cell (
nella foto la Toyota Mirai già in consegna in alcuni paesi). Una “rete” inconsistente per favorire la diffusione dei veicoli fuel cell e che rischia di penalizzare l'Italia nell'economia H2 nei confronti dei paesi più evoluti. In Germania, ad esempio, sono già presenti 50 stazioni, destinate a raddoppiare entro il 2017 e ad arrivare a 1.000 per il 2030. Anno, quest'ultimo, nel quale nel Regno Unito sono previste 1.010 erogatori rispetto agli attuali dieci.
95 STAZIONI NEL 2025 - La strategia prevista dal Piano italiano ha come primo obiettivo la creazione di una ridotta rete entro il 2020 destinata al rifornimento di autobus per il trasporto urbano e di piccole flotte di auto. Tra cinque anni ci dovrebbero essere 3 impianti per autobus con potenziale di erogazione di 500 kg, sufficienti per il “pieno” di 19 bus al giorno, e 7 distributori per auto capaci di erogare 100 kg al giorno di idrogeno per alimentare fino a 170 fuel cell. La rete per autobus andrebbe potenziata nei cinque anni successivi fino ad arrivare a 12 impianti affiancati da altri 13 con capacità di rifornimento triplicata e in grado di soddisfare la domanda di 58 bus. Per le auto la ramificazione di erogatori arriverebbe nel 2025 a 70 stazioni, della quali 36 da 100 kg e 34 da 500 kg capaci di rifornire fino 886 vetture al giorno. Nelle previsioni a lungo termine la rete crescerebbe rapidamente dopo il 2030 giungendo ad avere circa 3.000 punti di rifornimento nel 2040 e 8.000 nel 2050.
2020: PIÙ DI MILLE FUEL CELL - Con lo sviluppo della rete è previsto pure la crescita del parco circolante dei veicoli fuel cell. Le vendite di autobus H2 dovrebbero essere di 50 unità nel 2020 e salire a 385 nel 2025 formando una flotta totale di circa 1.050 unità a metà del prossimo decennio. Più ottimistiche appaiono le stime per le auto che dovrebbero partire da 1.150 consegne nel 2020 per giungere a 16.100 cinque anni più tardi. Una crescita che porterebbe a vedere circolare lungo la Penisola 37.600 modelli fuel cell nel 2025.
FINANZIATA DALL'EUROPA - Il Piano nazionale dell'idrogeno elaborato include pure progetti per l'ottimizzazione della produzione di idrogeno per ridurre le emissioni di CO2 generate per la creazione del vettore energetico. In particolare, si punta a impianti di tre tipi: reforming del gas naturale e del biogas, elettrolisi dell'acqua con energia proveniente da fonti rinnovabili e altre strutture innovative come la gassificazione di biomasse, alghe o batteri. Oltre al trasporto stradale, la produzione di idrogeno sarebbe destinata ad alimentare veicoli industriali (muletti, macchine spazzatrici, ecc.), navi, treni e tram. Quanto alle risorse per lo sviluppo dell'infrastruttura, l'imperativo è sfruttare i finanziamenti europei previsti dalla direttiva 2014/94/UE. Una norma che impone la consegna a Bruxelles entro il 18 novembre 2016 di un piano strategico sui carburanti alternativi. Un'occasione, secondo i relatori degli Stati generali dell'idrogeno, da non perdere per non rimanere al margine di un possibile futuro industriale benefico per l'economia e la salute dei cittadini.