BUROCRAZIA ASFISSIANTE - È finito con un nulla di fatto il primo bando per assegnare i fondi del PNRR destinato all’installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche lungo le grandi strade extraurbane: 150 milioni sui 270 complessivi rimangono quindi inutilizzati e non è detto che possano trovare un nuovo impiego. Sono state numerose le aziende che hanno partecipato ma in Veneto, Campania, Trentino e Friuli Venezia Giulia non sono state ammesse alle gare. Sul banco degli imputati una serie di paletti non facilmente superabili quali la necessità di avere moltissimi permessi da vari enti e l’assicurare un numero minimo di punti di ricarica nelle varie aree.
SI È PERSO TEMPO - Il recente malumore dei partecipanti - l’esito è stato comunicato il 30 giugno - deriva anche dal fatto che il tempo a disposizione per produrre la documentazione necessaria è stato poco. L’Unione Europea ha infatti stanziato, per l’Italia, 713 milioni di euro da spendere entro il 2026, per installare, sia nelle aree urbane sia nelle strade extraurbane, più di 21.000 colonnine. Dal sito di Italia Domani leggiamo che la prima scadenza era al 30 giugno 2023 e prevedeva la definizione dei contratti per 2.500 stazioni fast ad almeno 175 kW lungo le superstrade e almeno 4.000 (a 90 kW) nelle città, infrastrutture da installare entro giugno 2024. La scadenza del 30 giugno scorso era praticamente impossibile da rispettare perché i relativi bandi (32 pagine più 11 allegati), complice la discontinuità del passaggio dal Governo Draghi a quello Meloni, che ha sostituito molte persone al Ministero dei Trasporti, sono stati pubblicati all’inizio di maggio. Il poco tempo a disposizione ha quindi creato difficoltà a volte insormontabili.
ALLARME PRECOCE - In effetti Motus-E, che già nel 2022 aveva attirato l’attenzione sul fatto che sulle colonnine di ricarica in autostrada la situazione era tutt’altro che rosea (qui la notizia), a metà maggio aveva dichiarato che “con l’attuale impianto normativo l’Italia non potrà sfruttare gli oltre 700 milioni di euro del piano. Bene l’impegno del Governo per uno sforzo comune, l’industria è a disposizione per trovare insieme una soluzione”. Si faceva presente che le criticità tecniche attuali rendevano impossibile la “messa a terra” dello stanziamento di 270 milioni per l’installazione di queste 6.500 infrastrutture di ricarica. L’associazione evidenzia che “questo problema, senza un intervento tempestivo, metterà a rischio non solo la prima tornata di gare, con soli 28 giorni a disposizione per presentare le proposte, ma l’intero progetto del PNRR di installare 21.000 infrastrutture di ricarica in tutta la Penisola. In ballo ci sono 713 milioni di euro - in grado di mettere in moto investimenti indotti superiori ai 2 miliardi di euro - che l’Italia rischia di perdere per sempre”.
QUALCOSA SI È MOSSO - Il termine per l’installazione, grazie ai fondi del PNRR, delle oltre 21.000 nuove colonnine previste è il 30 giugno 2026: il Decreto Ministeriale 10/2023 promuove la realizzazione di almeno 13.755 infrastrutture di ricarica nei centri urbani attraverso un sostegno in conto capitale per un importo non superiore al 40% delle spese ammissibili mentre il N° 11/2023 riguarda le colonnine nelle superstrade: almeno 7.500 con la stessa copertura del 40%. I progetti approvati per la prima tranche degli impianti cittadini - gli esiti della quale sono stati pubblicati il 30 giugno - sono stati invece 4.700, un risultato che supera gli “almeno 4.000” previsti e per i quali sono a disposizione 120 milioni. È comunque da rilevare che qualche regione non ha visto approvato neanche un progetto in ambito urbano. Francesco Naso, segretario di Motus-E, ha commentato che “rimane il problema degli impianti sulle superstrade, il risultato dei quali era preventivabile. È chiaro che occorrerà rivedere, in vista dei prossimi bandi, i criteri per evitare che una parte delle risorse non venga assegnata”.
NORME DA RIVEDERE - Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con riguardo al bando per le strade extraurbane (ricordiamo che quest’ultimo prevedeva anche stazioni di ricarica pilota con natura sperimentale e stoccaggio di energia), ha fatto sapere che “non è stato possibile selezionare progetti, in quanto le poche proposte progettuali presentate non avevano i requisiti di ammissibilità alla misura. Il Ministero si è già attivato con gli operatori interessati per individuare le motivazioni che hanno portato alla scarsa adesione, al fine di adottare le misure più opportune per stimolare una più ampia partecipazione”. In effetti al MASE sono ottimisti sul riuscire a recuperare i fondi non impegnati con la gara appena chiusa e riproporli per le infrastrutture di ricarica per le superstrade e per le aree urbane attualmente non coperte dai progetti approvati.